Cees Bol è tra quei corridori che questo inverno è rimasto incastrato nella vicenda B&B Hotels e fino a Natale non sapeva in quale parte dell’emisfero sarebbe andato a correre. Alla fine è arrivata una chiamata di prestigio, quella dell’Astana Qazaqstan, che ha garantito al velocista olandese lo stesso ruolo che avrebbe avuto in B&B, quello di apripista di Mark Cavendish.
«È stato un po' frustrante affrontare l'inverno in questa situazione, anche se sapevo che avrei comunque trovato una buona squadra pronta a scommettere su di me – racconta Bol, impegnato in questi giorni al Saudi Tour -. Quindi l'impegno in allenamento non è mai mancato, però non è piacevole sapere così tardi dove e con chi lavorerai tutto l'anno seguente. L'aspetto più brutto è stato proprio il doversi inserire in una squadra ad inverno inoltrato».
Il ruolo è di quelli delicati, perché Cavendish, si sa, è un velocista esigente e nel mirino ha il record assoluto di vittorie al Tour de France: «Per me è un grande cambiamento - ammette ancora l'ex Team DSM, che in gruppo spicca per i suoi 194 cm di altezza -. Non so se alla fine sia stato Cavendish a scegliermi, sicuramente la decisione definitiva è spettata a Vinokourov. Non sarà facile essere all'altezza dei grandi ultimi uomini del gruppo ma ci proverò, negli sprint di oggi conta tanto il posizionamento e avere un paio di uomini di cui ti fidi che ti portano avanti può essere sufficiente per poi andare a sprintare. La sfida è sicuramente interessante, anche perché Cavendish insegue un record incredibile. Ho avuto modo di conoscerlo in ritiro, dobbiamo sicuramente trovare un po' di affiatamento ancora, ma è stato bello vedere la sua motivazione e voglia. Con lui saremo assieme per la prima volta all'UAE Tour, dove proveremo a testare la nostra intesa».
Bol, che ha iniziato ad andare in bicicletta a 7 anni unendosi alla squadra della sorella, non nasce pesce pilota, dal momento che negli ultimi anni sono state più le volte in cui è stato lui a disputare la volata. Le vittorie di tappa in corse come Giro di California, Giro di Norvegia, Volta ao Algarve, Parigi-Nizza e Tour of Britain sono la conferma che lui stesso gode di una punta di velocità molto alta, tanto che nel 2019, al suo primo anno tra i professionisti, sembrava potesse diventare la nuova stella degli sprint. «Anche qui avrò le mie occasioni per provare a vincere, come in questo Saudi Tour, e cercherò di sfruttarle. Il ruolo di ultimo uomo, comunque, non è del tutto nuovo per me, l'ho fatto il primo anno da professionista per Max Walscheid e l'anno scorso, a seconda degli scenari, lo facevo per Sam Welsford e Alberto Dainese».
La prima volata del Saudi Tour, con arrivo a Khaybar, lo ha visto chiudere al 7° posto: «Non siamo i più forti qui in Arabia Saudita, ma posso contare sull'esperienza di Davide Martinelli che mi fa da ultimo uomo e su un pistard come Artyom Zakharov. Dobbiamo sfruttare anche il lavoro delle squadre avversarie, quindi vediamo cosa viene fuori nelle prossime tappe, ci sono ancora due occasioni per gli sprinter».
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