Si può morire a caratteri cubitali nello sport, per merito o notorietà infinitamente diverse. E si può finire invece di lato, come è scomparso sabato scorso Lieuwe Westra, l’ex corridore olandese, cronoman e passista di qualità, professionista fino al 2017 con la Vacansoleil e l’ Astana fra l’altro, e nelle fila della Astana appunto prezioso coequipier di Vincenzo Nibali, nel Tour 2014 vinto dal campione siciliano.
Trovato morto, in solitudine, nel retrobottega della sua officina in Olanda, di Westra ricordiamo - in accordo alla intensa autobiografia, scritta con Thomas Stjisma - il tentativo coraggioso di uscire fuori dal mondo grigio degli stupefacenti, dopo una giovinezza difficile, proprio grazie alla passione per il ciclismo. E alla incapacità, sceso dalla bici, di trovare un esito ulteriore in una vita con i piedi per terra, che fosse diverso dalla depressione fatale. Aveva provato, in verità, Lieuwe Westra a bussare al futuro, aprendo con una compagna una house country in Spagna, ad Alicante, dove offrire location e training per un ciclismo di vacanza.
Ma su quel suo sito, ‘Casa Ciclismo’, si legge dall’ autunno scorso ‘chiuso definitivamente’. Con una struggente chiosa postuma, apposta di certa dall’infelice Wouter: “Gracia y adios”.
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