Mathieu Van der Poel e Wout Van Aert sono le star indiscusse della stagione del ciclocross e quasi certamente ai Campionati del Mondo del prossimo 5 febbraio sarà uno di loro a conquistare la maglia iridata.
Il belga e l’olandese gareggiano non tanto per i soldi, ma per quella reputazione che si sono costruiti in tanti anni di gare nel fango e che nessuno dei due vuole perdere. Van Aert e Van der Poel corrono inseguiti da Pidcock e da qualche altro corridore, ma a prescindere dalla fama e da quell’onore che non vogliono perdere, le loro vittorie stanno mettendo in crisi l’economia del ciclocross.
I due campioni scesi dalla bici da cross salgono su quella da strada con la quale continuano ad essere protagonisti e i loro contratti sono tra i più ricchi. Ma c’è un problema che inevitabilmente ha coinvolto tutti i crossisti, perché se Wout e Mathieu corrono per onore e prestigio, ci sono dei ragazzi che fanno solo ciclocross e che adesso stanno correndo senza guadagnare.
Gli organizzatori pagano bene, ma la fetta più grande della torta va a van Aert e van der Poel, che trasformano ogni gara in un discorso a due, solo qualche volta la parola viene lasciata all’iridato Pidcock.
I corridori iniziano a lamentarsi e tra loro c’è anche Zdenek Stybar, che alla stampa al termine di una gara ha raccontato di correre gratuitamente. «Sono venuto a correre gratis» ha detto il ceco prima della partenza a Loenhout.
Gestire una situazione così delicata non è facile, perché gli organizzatori sono tutti in affanno dopo i due anni di Covid e per far cassa hanno bisogno di invitare grandi nomi. A lamentarsi però c’è anche un altro uomo importante, Sven Nys: il due volte campione del mondo di specialità e oggi dirigente sportivo ha spiegato che quanto sta accadendo alla fine porterà ad indebolire tutto il movimento del ciclocross, perché le squadre non possono portare in gara corridori con ingaggi bassissimi, che non bastano neanche a coprire le spese.
La presenza di Van der Poel e van Aert nelle gare di ciclocross naturalmente termina con il Mondiale, ma per le gare successive, non ci sono più fondi a disposizione. I corridori sono stanchi e con questo sistema non arrivano più in Belgio atleti da altri Paesi, perché non riescono a sostenere le spese. Il problema è molto evidente in Belgio ma anche in Olanda inizia a farsi sentire e sono tanti i corridori che invocano una regolamentazione: perché alla fine, tolti i soliti tre corridori, per gli altri non rimane più nulla.