Non ha ancora un contratto per il 2023, ma da più di un mese Edward Ravasi è tornato ad allenarsi a buona intensità in vista della nuova stagione. Il 2022 è stata una di quelle annate da lasciarsi rapidamente alle spalle, sia dal punto di vista agonistico, tra guai fisici, poche corse e il mancato rinnovo con la Eolo-Kometa, che umano, visto che a giugno ha dovuto piangere la scomparsa di papà Giuseppe.
«Non saprei nemmeno come valutarla la mia stagione, ma sicuramente voglio mandarla velocemente in archivio - racconta Edward -. Ho saltato tutta la preparazione per un problema al sottosella, ho cominciato ad allenarmi solo a gennaio e a correre a metà marzo. Poi ho avuto il covid, poi altri malanni, non ho fatto il Giro e ho chiuso la stagione con circa 30 giorni di corsa. Le gambe migliori le ho avute alla prima corsa dopo la perdita di mio papà, al Giro di Slovenia, dove ho chiuso con un buon piazzamento in classifica generale (12°, ndr) e avrei anche potuto centrare una Top 5, se non avessi voluto rispondere a tutti i costi alle sfuriate di Pogacar e Majka. Ma quando senti di avere una buona gamba, ogni tanto esageri».
A luglio la Eolo-Kometa gli ha fatto sapere che non gli avrebbero rinnovato il contratto, così Edward si è messo alla ricerca di una nuova sistemazione: «Io ero abbastanza tranquillo, perché avevo un pre-accordo con una squadra, ma col passare delle settimane le carte in tavola sono cambiate e non se n'è fatto più nulla – ammette ancora il 28enne di Besnate -. Di questi tempi non è piacevole essere senza squadra a dicembre, ma resto ottimista e conto di trovare un team entro fine anno. Qualche contatto ce l'ho. So di poter dare ancora molto, anche mettendomi a disposizione di un eventuale capitano. Sono disposto a scendere anche a livello Continental, magari in una squadra con un bel progetto, pur di rilanciarmi e fare una stagione regolare, senza intoppi».
Ravasi, che è passato professionista con un palmares da U23 di assoluto livello, tra cui un 2° posto finale al Tour de l’Avenir, ha dovuto fare i conti con vari ostacoli nella sua carriera tra i grandi, in particolare la frattura del femore nel 2019, motivo per cui sente di avere ancora diverse cartucce da sparare. «L'unica cosa buona che mi ha lasciato quest'anno è la consapevolezza di avere numeri importanti. È vero, non sono riuscito a dimostrarlo in gara, ma i valori dei miei allenamenti mi dicono che ho fatto un passo in avanti e sento di essere maturato dal punto di vista fisico. Anche in queste prime settimane di allenamento il corpo sta rispondendo molto bene. Proprio per le tante frenate che ho avuto in carriera, credo di essermi spremuto meno di altri corridori. Ho 28 anni, non sono vecchio, cerco solamente una stagione in cui tutto vada liscio».
Edward, però, ragiona anche oltre ciò che può offrirgli il professionismo: la sua ultima idea è quella di sviluppare un progetto bicigastronomico sul suo territorio. «È un'idea che mi gira in testa da quando è scoppiato il covid e che si è rafforzata quest'estate dopo la scomparsa di mio papà. La mia famiglia ha da sempre un'azienda agricola, quindi perché non unire la bicicletta, o la corsa, alla gastronomia, esaltando le peculiarità del territorio in cui vivo? Ne ho già parlato con diverse persone e so come poter avviare questo progetto. Avere una strada parallela, oltre all'attività agonistica, penso sia sempre una buona cosa».