Se aveste incontrato Craig Wiggins un anno fa, lo avreste trovato in un letto di ospedale con una sola certezza: mettere da parte la bicicletta. Lo stesso ragazzo ventitreenne con tanti sogni e con la prospettiva di non poter più correre in bici, è diventato invece il protagonista di una vittoria incredibile in un modo che forse non si sarebbe mai immaginato. Fino a due giorni fa solo in pochi conoscevano il ragazzo di Albany che fin da bambino sognava di correre in bicicletta, voleva competere tra i grandi e qui al Tour de Langkawi ci è riuscito sul serio.
L’obiettivo era quello di stare davanti e magari raggiungere qualche piazzamento, ma nella seconda tappa sulla via principale della piccola cittadina di Raub nella volata a ranghi compatti c’era anche lui a sbracciare per la vittoria. Al traguardo era arrivato secondo, ma era felice come se avesse appena vinto, davanti a lui c’era soltanto Juan Sebastian Molano del Team Uae, una di quelle squadre che di solito vedeva in televisione, così distanti e impossibili da non sembrare vere. Era lampante vedere l’emozione sul suo volto, un sorriso, ma soprattutto gli occhi lucidi, la consapevolezza di essere tornato, finalmente.
Poco più di un anno Craig è stato coinvolto in un terribile incidente, si stava allenando nel Queensland in Australia quando un’auto l’ha travolto, molto probabilmente volontariamente. Per lui il bollettino medico parlava di fratture multiple al volto e agli arti, ma il risultato avrebbe potuto essere molto peggiore. Il tempo di recupero è stato lungo tra i punti, i bendaggi e le lunghe settimane di fisioterapia, l’obiettivo era recuperare la funzione di alcune parti, ma il sogno di correre in bici in un attimo si era sfumato completamente. I dottori erano stati categorici: la bici doveva essere necessariamente messa da parte, in un attimo il suo sogno era sfumato.
«Mi ricordo ancora quel giorno - ci confida con un po’ di emozione - i medici mi avevano detto che era impossibile recuperare totalmente dall’incidente, ma io non ho voluto dare loro ascolto. Ho fatto un lungo periodo di riposo, ho seguito i loro consigli, ma poi mi sono rimesso in bici, all’inizio era dura perché non riuscivo a stare in sella, ma per nulla al mondo avrei rinunciato».
Craig ci racconta la sua storia e poco alla volta la voce tremante assume sicurezza, la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta. In questa stagione ha corso pochissimo, le corse in Australia ad inizio anno erano praticamente impossibili da affrontare a causa di un lancinante dolore alla spalla che proprio non lo voleva abbandonare, ma poi gara dopo gara è arrivata la consapevolezza che tornare alle grandi corse non era solo un sogno, ma una possibilità che giorno stava diventando sempre più concreta.
Al Tour de Langkawi c’era già stato, con un altro team, tre anni fa, prima del covid e prima che la sua vita cambiasse per sempre. Ora con un secondo posto tra le mani poteva dire di essere al settimo cielo, poi però nella serata della stessa tappa il colpo di scena inaspettato, dopo più di cinque ore dall’arrivo un documento della giuria riportava della squalifica di Juan Sebastian Molano e questo significava una sola cosa soltanto: Craig aveva vinto.
«Quando l’ho scoperto ero nella mia stanza d’albergo e stavo quasi per andare a letto, il mio compagno di squadra mi ha detto della vittoria e io sul momento non riuscivo a crederci, pensavo fosse uno scherzo, poi ho realizzato e sono stato travolto dall’emozione»: Craig ce lo dice scherzandoci un po’ su poco prima di realizzare che forse in una maniera un po’ inusuale è salito sul grande palcoscenico del mondo. Il suo grande sogno è quello di correre le grandi classiche, magari in Italia e in Francia una di quelle corse che ha sempre visto in televisione. In questi anni in seno alla Aca Proracing ha corso davvero pochissimo, tra la pandemia e l’incidente ha accumulato una manciata di presenze che non sono abbastanza. Per l’anno prossimo non ha ancora una squadra, l’Aca Proracing diventerà unicamente under 23 e per lui non ci sarà più spazio. «La vittoria nella seconda tappa mi fa sperare che per me forse ci sia ancora posto nel mondo del ciclismo, mi piacerebbe andare in Europa e chissà, tentare di fare il grande salto. È fin da bambino che sogno di fare questo nella vita, ho lottato tanto e ora non voglio fermarmi.»
Da quando ha iniziato a parlare con noi Craig non ha mai smesso di sorridere, ha scoperto che siamo italiani e immediatamente ci ha confidato che correre nella penisola è il suo sogno più grande perché è da lì che passano tutti i grandi. Oggi potrebbe essere una nuova giornata per lui, molto probabilmente si arriverà in volata e l’australiano non vuole perdere questa nuova occasione. Una grande cicatrice gli attraversa il viso, dalla fronte e per tutto il naso, è il segno di quell’incidente, il ricordo di un sogno infranto che è stato letteralmente ricomposto pezzo dopo pezzo con magistrale dedizione. Craig Wiggins ha solo iniziato il suo viaggio nel mondo del ciclismo, non sa ancora se correrà nei grandi ma continua a sognare; intanto una cosa ce l’ha insegnata: se ci si mette impegno e coraggio non esistono cose impossibili.
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