C’è la maglia iridata di Mario Cipollini. C’è la maglia di lana della Filotex di Franco Bitossi e quella elasticizzata della Movistar di Daniele Bennati. C’è la maglia Mercatone Uno di Marco Pantani e quella UAE di Tadej Pogacar. C’è la maglia di un gregario di lusso come Roberto Poggiali e quella di un campione quasi eterno come Vincenzo Nibali. E c’è una passione, ma una passione, che di più non si può.
E’ il nuovo Museo del ciclismo di Monte Secchieta, lungo la strada che collega Pratomagno a Vallombrosa/Montemignaio, nella foresta casentinese, nel cuore della Toscana ciclistica. Lo hanno immaginato, voluto e creato i fratelli Mugnaini, Marcello che da corridore vinse tappe al Giro d’Italia e al Tour de France, Gabriele che da massaggiatore ha avuto fra le mani fior di velocisti e scalatori, e Stefano che è il più giovane dei tre. Inaugurato sabato scorso con sindaci e istituzioni, il nuovo tempio della bicicletta sarà meta di visite – appena possibile – anche di autorità a pedali, come lo stesso Bennati, c.t. della Nazionale italiana. Intanto al battesimo c’erano, fra gli altri, Bruno e Moreno Mealli, di quella dinastia aretina che negli anni Sessanta rivaleggiava con quella trentina dei Moser e quella fiamminga dei Planckaert.
I cimeli hanno trovato ospitalità in un rifugio, che già accoglie un monumento alla Resistenza. E allo sport che rappresenta il massimo della resistenza fisica e morale sono state riservate le pareti con le maglie incorniciate. Il museo è stato intitolato ad Alfredo Martini non solo per memoria e gratitudine, ma anche perché qui l’onnipresente Martini era venuto a vedere l’arrivo di una cronoscalata riservata agli juniores. Marco Mordini, uno dei suoi “angeli custodi”, autore della galleria fotografica per Tuttobiciweb, ha portato una maglia della corsa “Per Sempre Alfredo”, sistemata proprio sopra una foto in cui Alfredo – corridore - precede addirittura Fausto Coppi.
E ad Alfredo sarebbe piaciuto scoprire, tra una maglia di Francesco Casagrande e una di Michele Bartoli, una di Michele Scarponi e una di Franco Chioccioli, anche quelle delle ciclostoriche, dall’Ardita alla Chianina, dall’Intrepida all’Eroica e all’Enoica. Perché il ciclismo è un mondo rotondo, che accoglie tutti e tutti collega e tutti unisce.
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