L’Italia ritorna sul podio del Giro Donne: dopo che nel 2020 ci era riuscita Elisa Longo Borghini con un bellissimo terzo posto, ecco che ritorniamo a metterci la firma urlando a gran voce che il nostro movimento sta crescendo a vista d’occhio. Marta Cavalli aveva un sorriso gigantesco sul palco delle premiazioni di Padova, la fine di più di dieci giorni di pressione in cui ha combattuto con le unghie e con i denti contro la regina delle corse a tappe. Il suo secondo posto è un risultato storico che la conferma ai vertici del ciclismo mondiale, un modo per ricordare e sottolineare che il suo exploit nella scorsa primavera non è stato un caso, ma risultato di un lavoro lunghissimo di preparazione e di sacrifici. Per dieci tappe Marta ha corso con il cuore, a Cesena ha sofferto un po’ il caldo ma nelle due tappe finali in trentino ha attaccato senza sosta ed è stata l’unica a mettere in difficoltà la fuoriclasse Annemiek Van Vleuten.
«Sono molto soddisfatta di questo Giro, mi do un bel 9 in pagella ma solo perché le mie aspettative e quelle del team erano molto alte - spiega Marta Cavalli a tuttobiciweb -: l’obiettivo era vincere una tappa e devo dire che nella penultima giornata di gara ci sono andata anche vicinissima, peccato non esserci riuscita. Sia io che la mia squadra non abbiamo rammarichi perché sappiamo di aver dato veramente tutto sia come gruppo sia a livello mentale e fisico. Questi dieci giorni di gara mi hanno insegnato davvero tanto, sia a gestire la mia preparazione, ma soprattutto di testa, avere un obiettivo e riuscire a combattere fino alla fine per provare a raggiungerlo. Sicuramente farò tesoro di tutto questo, l’anno prossimo voglio tornare e lanciare ancora la sfida, chissà, forse un giorno riuscirò a conquistare una tappa e potrò sognare veramente la rosa».
Marta ama parlare in modo schietto, ma mai fuori posto, dice il giusto meditando le risposte senza paura di rivelare quello che pensa: la conoscevamo già molto bene, ma in questi dieci giorni abbiamo vissuto accanto a lei la tensione, la pressione, poi la soddisfazione. Al Giro era venuta per provare a vincere una tappa, ma le vittorie all’Amstel, alla Freccia e più recentemente alla corsa del Mont Ventoux avevano creato intorno a lei da parte di stampa e pubblico una pressione tremenda, un’aspettativa assoluta, per certi versi fuori luogo che ha rischiato seriamente di schiacciare la persona e l’atleta. Marta però con la sua sagacia e spessore fin dal primo giorno è riuscita a bilanciare la pressione fino a farla andare via. «Ammetto che la pressione era tantissima, sia da parte della stampa che dell’opinione pubblica. Molte persone erano convinte che per me sarebbe stato semplicissimo vincere il Giro, ma in realtà dentro di me avevo la consapevolezza che al via c’erano atlete veramente fortissime. Sapevo sin dall’inizio che non sarebbe stato facile, ma la pressione era davvero troppa. Finalmente sono riuscita ad essere più libera durante la tappa di Aldeno, a Cesena ho sofferto mentalmente, addirittura arrivando a dubitare circa la mia preparazione, non avevo buone sensazioni e avevo paura di aver sbagliato tutto. Poi, una volta arrivata in Trentino, con salite più lunghe e regolari che tra l’altro avevo provato in allenamento, è uscita la vera Marta. Da quel momento ho avuto la consapevolezza che potevo giocarmi le mie carte» racconta Marta Cavalli che effettivamente dalla tappa di Aldeno ha come ritrovato se stessa, ha corso come fa sempre, con la testa e il cuore, ma senza più paura di sbagliare. In zona mista si era presentata sorridente, la sua soddisfazione era palpabile, finalmente aveva dimostrato a tutti i suoi mesi di lavoro.
Per tutti questi giorni Marta non è mai stata sola, aveva una grande squadra a supportarla, ma soprattutto il pubblico che l’applaudiva ad ogni metro. Il suo nome, insieme a quello delle due Elise, Longo Borghini e Balsamo, era il più urlato tra la folla, bambine e bambini la salutavano con le mani indicandola, era lei la ragazza che avevano visto in televisione. «Fin dalla Sardegna è stato bellissimo. Già dall’anno scorso molte persone in strada urlavano il mio nome, ma non mi sarei mai immaginata un affetto di tale portata. Alla partenza della penultima tappa ero emozionatissima, non toglievo gli occhiali da sole un po’ per la concentrazione ma anche perché rischiavo di lasciarmi andare all’emozione. Sapevo di avere una buona gamba, ma vedere così tante persone venute a sostenermi, dai miei famigliari ai miei amici, al pubblico, mi ha dato una spinta in più per non mollare, ma dare tutta me stessa» spiega Marta rivelando come abbia sentito tutto l’affetto del pubblico e come si sia trasformato per lei in un vero e proprio motore. Nelle ultime tappe sono arrivati a sostenerla anche i genitori e la sorella Irene. Papà Alberto, come un autentico angelo custode, l’ha seguita in tutte le operazioni del mattino, il buona fortuna alla partenza e poi all’arrivo pronto a riprenderla con il telefonino. La famiglia Cavalli è diventata la famiglia stessa del ciclismo, una nazione intera che incollata alla televisione ha spinto la ventiquattrenne della Fdj Nouvelle Aquitaine a un grande risultato che però sembra solo essere il primo passo verso un successo ancora più grande.
Terminate le fatiche del Giro, tra un paio di settimane Marta sarà impegnata nel Tour de France femminile; se lei è stata capitana in Italia ecco che in Francia il ruolo passerà sulle spalle di Cecilie Utrupp Ludwig. Sarà una gregaria di lusso, pronta a spendersi per una vittoria di tappa della danese o ad una buona posizione in generale, ma conoscendo Marta e il suo incredibile stato di forma sappiamo bene che potrà stupirci ancora.