Giulio CICCONE. 10 e lode. Erano due anni che non assaporava il gusto della vittoria (Trofeo Laigueglia), oggi non solo la assapora, ma se la gusta, con una tappa corsa a tutta birra. Se la beve a garganella, la tappa, non la birra. All’attacco senza tanti se o ma. La vuole questa frazione – la terza al Giro d’Italia, la settima vittoria in carriera -, vuole anche lui un po’ di zucchero filato e fila via veloce, lasciandosi tutti alle spalle, con la forza della volontà, come un Vittorio Alfieri in bicicletta. Volli sempre volli fortissimamente volli e lui oggi fortissimo lo è. Lo vuole il traguardo di CicCogne, lo vuole tutto per sé, con tutto il cuore, il cuore che ha messo sulla strada, sulla bicicletta, prima di salire sul palco, per gli applausi: per l’estasi. Il Paradiso. Il Gran Paradiso.
Santiago BUITRAGO. 9. Un piazzamento d’onore per questo 22enne scalatore colombiano che ingaggia un duello bello e franco con tutti. Gliene scappa solo uno. Per lui un secondo posto che vale una vittoria, ottenuto su una salita che è troppo veloce per uno scalatore puro come lui.
Antonio PEDRERO. 7. Il 30enne spagnolo della Movistar fa parte della truppa degli attaccanti fin dal mattino, lotta e spinge, fino sul podio.
Hugh CARTHY. 6,5. Il 27enne ragazzo britannico è brillante ma non brillantissimo. Oggi però prende le misure, prova a stare là, ed è probabile che su altre pendenze e altre latitudini si faccia rivedere.
Luca COVILI. 7,5. Il 25enne modenese di Pavullo nel Frignano sta salendo di condizione. Si fa veder poco, ma lo si vede. Oggi piuttosto bene, visto che chiude la tappa al sesto posto. Un piazzamento di prestigio, che fa morale.
Natnael TESFATSION. 7,5. Il ragazzo della Drone Hopper Androni Giocattoli è lì anche oggi, appena dietro a Covili. Il pupillo di Giovanni Ellena ha talento e stoffa: non è un caso che il prossimo anno sarà al fianco di Giulio Ciccone.
Guillaume MARTIN. 7. Fa lo scattino nel finale e guadagna una manciata di secondi, che gli consente di fare un salto doppio: dalla 12a posizione alla decima, sorpassando Valverde.
Fabio FELLINE. 7. Si mette al fianco di Nibali e non lo molla, lo scorta. Bravo.
Richard CARAPAZ. 6. Immediatamente una caduta nella seconda parte del gruppo: coinvolti anche Diego Ulissi, Giovanni Aleotti, Filippo Tagliani, Jaakko Hanninen, Guillaume Martin, Simon Yates e Lawson Craddock... Parte con la maglia rosa l’ecuadoriano e la battezza nel peggiore dei modi, finendo in un prato. Ma poi se ne va sul palco a prendersene un’altra: bella pulita.
Jai HINDLEY. 6. Lui e i suoi fanno una tappa di trasferimento, dopo le botte di ieri e prima del trasferimento. È 2° in classifica ad appena 7” dal primato. Nel buon risultato di tutta la Bora-Hansgrohe c’è la sapienza e l’esperienza di Enrico Gasparotto, che siede sull’ammiraglia dei tedeschi. Carapaz deve stare attento a questo squadrone, a questo piccolo grande talento. Il tecnico svizzero-italiano può anche confidare su qualche alleato, ma forse gli può bastare un Alleotti (cit, Jean François Quenet).
ACCPI. 8. Vi chiederete: why? Perché un voto così alto all’indirizzo del sindacato dei corridori professionistici italiani? Per il lodevole impegno e il garbo fin qui adottato. Il sindacato italiano dei corridori (presieduto da Cristian Salvato) farà una conferenza stampa sul tema, ma intanto ha distribuito questa mattina a corridori e team i braccialetti solidali in favore dei corridori di Gazprom rimasti senza lavoro, con la scritta “Why?”. Perché la conferenza stampa? Per sensibilizzare garbatamente l’Uci e invitarla a prendere una posizione, sarebbe sufficiente decidere una deroga per permettere ai ragazzi italiani, e non solo, della squadra russa di cambiare a questo punto della stagione squadra. Sarebbe un gesto di buonsenso e di grande sensibiltà, ma temo che l’effetto sarà quello di sempre: il silenzio. Intanto, però, il membro del comitato direttivo dell'UCI Igor Makarov è sempre lì, peccato che l’oligarca russo sia stato recentemente sanzionato dal governo canadese e australiano perché considerato tra gli stretti collaboratori del regime. Lappartient non fa un plissé. Makarov è stato inserito dai governi citati in una lista che includeva anche il governatore della banca centrale russa e due delle figlie di Vladimir Putin, tanto per intenderci, ma per l’Uci da fermare è solo la Gazprom e i corridori che militano nella formazione di Renat Khamidulin. La sua azienda Areti (già Itera) ha sponsorizzato in passato l'Unione Ciclistica Europea. Attualmente il potente oligarca è presidente onorario della Federazione ciclistica russa. L'UCI, nel frattempo, ha sospeso tutte le squadre - russe e bielorusse -, ma Makarov resta lì. In materia di why e because – per dirla alla Antonio Albanese – attendiamo risposte ai nostri perché anche per il russo della Bora-Hansgroge Aleksandr Vlasov, che continua imperturbabile a correre. Così come il bielorusso dell’Astana Alexandr Riabushenko. Sia ben chiaro, nulla di personale, ma come diceva in una sua felice rubrica il mai dimenticato Candido Cannavò, fatemi capire. Loro corrono: why e because?