E’ un corridore d’altri tempi. Cappello con visiera, occhiali da motociclista, tubolare a tracolla, baffi a manubrio, braccia secche, cosce forti, occhi sbarrati forse per l’attenzione, bocca aperta forse per catturare più aria possibile, fili esterni, pedali a gabbietta. Sembrerebbe più eroico che tecnologico, più in discesa che in salita, più inseguitore che fuggiasco, più in lotta per la maglia nera che per quela rosa (ma la sua maglia è nera, dunque potrebbe essere il titolare della maglia nera che lotta contro il fuori tempo massimo). Sullo sfondo: il cielo azzurro e le Alpi innevate. E in primo piano, sull’etichetta, la scritta tutta in maiuscolo AMARO GREGARIO.
Amaro sostantivo, non aggettivo. Amaro in senso liquido, non umorale. Se i campioni brindano a champagne, se i vincitori festeggiano a spumante, i gregari si ricaricano - se è vero che più lo mandi giù e più ti tira su - con l’amaro. L’amara vita (ma neanche tanto, dai) del gregario. E allora un’antica ricetta delle Alpi Retiche, almeno una decina di erbe alpine, una denominazione balsamica mentolata (non sarà un caso che amaro è anagramma di aroma), una gradazione alcolica di 25 gradi, una distilleria artigianale locale.
L’idea è venuta a due Luca di Brescia, quasi quarantenni. Il primo Luca è ristoratore e oste, da una ventina di anni lavora in cantine ed enoteche, da 16 gestisce l’Osteria Croce Bianca; il secondo Luca è fotografo e grafico. Se il primo Luca ci mette conoscenze ed esperienze nella produzione, il secondo Luca si libera e si sbizzarrisce nella comunicazione. Ma la passione per la bici, più che per il ciclismo, per il mondo gravel e mountain bike, più che per quelli della strada e della pista, appartiene soltanto al primo Luca.
L’illuminazione nel 2020, il prototipo nel 2021, adesso l’Amaro Gregario pedala forte, tanto da prevedere un allargamento dell’offerta (non più solo bottiglie da 0,70 e mignon, ma anche formati speciali per speciali eventi) e il sostegno del merchandising (T-shirt, calze...). Intanto esplora il territorio a forza di sterrati (la Strade brute–Franciacorta gravel, la Gravel Road di Bormio, la Gravaltenesi), ciclostoriche (la Rigonissima a Brescia) e raduni (la Bam! a Mantova). E si affida più al passaparola spontaneo che alla pubblicità istituzionale. Una bottiglia recapitata a casa di Sonny Colbrelli dopo la vittoria della Parigi-Roubaix 2021, una foto postata da Marco Frapporti su Facebook, la leggenda di Adelmo Gregarius scritta sul sito internet... Fino al giorno in cui due corridori saranno immortalati mentre si passano, non una borraccia d’acqua, come Bartali e Coppi, ma l’Amaro Gregario, come Luca & Luca, o come chiunque altro.
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