Vincenzo Albanese si presenta al via del Giro d’Italia con una forma più che ottima. I duri allenamenti e i grandi sacrifici stanno dando i loro frutti, negli scorsi mesi ha raccolto tanti piazzamenti dimostrando che in gruppo può essere veramente temuto. Il corridore della Eolo Kometa ha avuto un aprile intenso con davvero pochi giorni di riposo, prima di partire per la corsa rosa ha ottenuto due ottimi secondi posti alla Vuelta Asturias alle spalle di Simon Yates, un grande trampolino di lancio in vista della corsa tappe italiana. Per lui è la terza partecipazione al Giro, in questi anni è cresciuto molto, è migliorato in salita ed ora è uno degli italiani più attesi sin dalla prima frazione.
Nelle ultime corse hai raccolto ottimi risultati, possiamo dire che ti presenti al Giro con una forma super?
«Sono veramente soddisfatto della mia preparazione. Con la squadra abbiamo cercato di creare un programma che mi permettesse di arrivare a Budapest in un’ottima forma e devo dire di esserci riuscito. Già dalle prime corse in Spagna ad inizio stagione ho avuto delle buone sensazioni e sono felice di essermi riconfermato nelle successive gare in Italia. Ho fatto tanti piazzamenti, anche di prestigio, ora manca solo la vittoria».
Al Tour of the Alps ti sei ritirato per dei piccoli problemi di salute, ma poi in Spagna hai dimostrato che era solo una cosa passeggera…
«Alla mattina prima del via della terza tappa avevo un po’ di raffreddore, mi sentivo un po’ strano e così sotto consiglio del dottore abbiamo deciso di non partire, è stata più che altro una precauzione per evitare ulteriori conseguenze. Sono stato a casa un paio di giorni e mi sono ripreso subito. In Spagna ho ritrovato subito il giusto colpo di pedale conquistando due buoni secondi posti. Yates era veramente imbattibile, ma sono soddisfatto della mia prestazione: sono riuscito a tenere bene in salita, non ho perso contatto dal gruppetto e così sono a bruciarli in volata».
Hai corso fino a qualche giorno fa, con la squadra avete deciso praticamente di non staccare prima del Giro…
«E’ stata proprio una scelta decisa con la squadra. Molti prima del Giro preferiscono andare in altura o riposarsi un attimo, noi abbiamo preferito fare l’esatto opposto. La terza settimana non fa proprio per me, mi serve invece avere la gamba buona e il picco di forma fin da subito e così è necessario aver di fatto mai staccato. Sono a Budapest con ancora la spinta della Vuelta Asturias e spero di avere ancora quel colpo di pedale di pochi giorni fa».
Quali saranno le gerarchie in squadra?
«Sulla carta Lorenzo Fortunato ed io siamo i due capitani, ma tutto si vedrà in corso d’opera. Lui è sicuramente l’uomo di classifica, punterà alle tappe di salita, ma anche alla generale, io invece mi concentrerò sulle singole frazioni. Nel team abbiamo ragazzi in ottima forma, sicuro metteremo un po’ di scompiglio in gruppo cercando di attaccare da lontano, studieremo la nostra strategia giorno dopo giorno».
Ti vedremo già combattere nella prima tappa?
«E’ una tappa adattissima alle mie caratteristiche, ma non sono di certo l’unico ad averla cerchiata. Penso che sarà uno sprint parecchio strano, alcuni velocisti faranno di tutto per tenere, altri invece decideranno di mollare fin da subito. In teoria gli uomini di classifica dovrebbero lasciarci spazio, ma sicuramente non vorranno rischiare di perdere secondi e così ci sarà una grande lotta per prendere le posizioni. Sarà una tappa spettacolare sia da correre che da vedere in televisione».
Poi si arriva anche nella tua Campania…
«La tappa di Napoli è quella più vicina a casa, io sono originario della provincia di Salerno, ma sono comunque strade che conosco abbastanza bene. E’ una frazione intrigante e che mi si addice, sicuramente spettacolare a livello paesaggistico, molto interessante è anche la tappa precedente, quella di Potenza, conosco poco la zona ma la sto già studiando».
Negli ultimi anni in Eolo Kometa sei migliorato tantissimo, merito anche del bel clima in squadra?
«Assolutamente sì, in questa squadra sto davvero bene, c’è un ambiente sereno e familiare dove siamo seguiti al 110% per ogni singolo dettaglio. Io sono sempre stato un atleta veloce, ma arrivato in questo team ho iniziato a lavorare molto anche sulla tenuta in salita. Forse ho perso un decimo di esplosività, ma di certo ho guadagnato in resistenza e penso sia fondamentale. Ormai a decidere ogni corsa sono sempre gli strappi o le grandi salite».
Hai la fortuna di avere in squadra due campioni come Basso e Contador, un privilegio non da tutti…
«Avere due ex atleti come loro in squadra è qualcosa di pazzesco. Entrambi hanno vinto due giri, sanno cosa significa affrontare una corsa a tappe e sanno dare i consigli giusti, sono due caratteri diversi ma che ben si combinano. Da bambino sono sempre stato un fan di Basso, ho ancora in giro una cartolina di quando correva in Liquigas, averlo in squadra mi fa un certo effetto. Ero abituato a vedere le imprese di entrambi in televisione, sembravano praticamente inavvicinabili e invece ora me li trovo alla mattina sul bus prima della partenza per darmi dei consigli».
Era il 2017 quando hai corso il tuo primo Giro. Quanto sei cambiato?
«Sono cresciuto davvero tanto, grazie alla squadra sono migliorato, ho più consapevolezza e sicurezza, so fare chiarezza nella mia mente e prendere le decisioni giuste. Al mio primo Giro tutto era un sogno grande, ora posso dire di essere qui per cercare di vincere una tappa e ce la metterò tutta per riuscirci».