Capita che si celebri l’arrivo del Giro d’Italia dimenticandosi di una figura importante, nella storia della città e del Giro stesso. Succede a Reggio Emilia, dove la tappa che il 18 maggio parte da Sant’Arcangelo di Romagna e si conclude sulla circonvallazione cittadina è stata presentata nella sala dove è nato il Tricolore, alla presenza di autorità e trofeo Senza Fine.
Dal primo organizzatore Armando Cougnet in giù, nei discorsi di rito sono stati ricordati tutti i reggiani legati alla corsa rosa, tranne Guglielmo Fanticini. Non uno qualsiasi: al Giro è stato informatore dalla gara, capo dell’ufficio stampa, tesoriere e, ovviamente, giornalista, per la Gazzetta dello Sport. A suo modo un’istituzione, trascurata proprio a livello istituzionale.
Eppure è successo, nonostante a Reggio il nome di Fanticini sia indissolubilmente legato allo sport: per ciò che ha rappresentato nel suo lavoro, per il modo gioviale e generoso che aveva di approcciarsi a qualsiasi tipo di atleta e di disciplina. Tanto che, poco dopo la sua scomparsa, gli è stato dedicato quello che per importanza è il secondo impianto coperto della città, il Palahockey. Ma a rendere più grottesca la dimenticanza è un’altra coincidenza: come è già accaduto cinque anni fa, il Giro a Reggio si concluderà davanti a quella che era la sua abitazione, proprio nel giorno in cui cade il quarantesimo anniversario della sua morte, avvenuta in corsa, al termine della tappa di Caserta. Ricorrenza che bastava da sola a evitare una spiacevole dimenticanza.
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