Amo lo sport, tutto, senza distinzione di genere. Seguo il calcio, come tanti appassionati, anche se l’amore, quello vero, è inutile che ve lo dica è per il ciclismo. Una piccola premessa doverosa, solo per non passare per quello che fa l’isterico o il vittimista e guarda solo al proprio orticello, al proprio mondo: non è così. Quindi spero di non passare per quello del “gne gne”, che piagnucola e si lamenta perché il ciclismo è tanto buono ma maltrattato e quei viziati dei calciatori non solo sono ricoperti di soldi, ma soprattutto sono coperti.
La notizia appare oggi su il “Corriere della Sera”, a firma Marco Bonarrigo. Il titolo è franco e diretto: “Farmaci proibiti per 88 calciatori”. Di seguito il resoconto: «La lista è lunghissima: steroidi (nandrolone), ormoni, anfetamina, cannabis e cocaina, l’inquietante morfina, stimolanti e corticosteroidi – scrive Bonarrigo -. È l’elenco dei farmaci proibiti che il “Daily Mail” ha collegato a 88 calciatori del Regno Unito (15 della Premier League) trovati non negativi ai controlli antidoping negli ultimi sei anni e di cui non era mai stata data notizia dalla Ukad, l’agenzia pubblica antidoping. I cronisti hanno ottenuto i dati (ma non i nomi) con una semplice richiesta di accesso agli atti».
Positività silenziate, gestite, per certi versi nascoste, ma la stessa cosa potrebbe avvenire nel ciclismo? Certo che no. E i giornaloni di mezzo mondo hanno la forza di scriverlo? Certamente no, qualche pezzullo, qua e là, a margine, non molte righe, non con molta rilevanza: questo è pacifico. Però questo dovrebbe essere anche preso in considerazione dal mondo del calcio, magari dal nostro, che è fuori dai mondiali, che ha un campionato a detta degli esperti non all’altezza, dove si gioca un calcio prevedibile e, soprattutto, lento. Ma per andare veloci come in Premier, occorre gamba e, per avere gamba, forse c’è un modo, un segreto, che è stato appunto nascosto. Sono solo riflessioni.
Bonarrigo scrive: «Tra i calciatori della Premier ci sono positività alla gonadotropina corionica (ormone femminile) e al Ritalin, uno psicostimolante. Perché i casi sono stati sepolti? – si chiede giustamente Bonarrigo -. Nel caso delle droghe ricreative (proibite), l’Ukad ha affermato di aver comminato ma sanzioni ma senza pubblicarle per la natura “leggera” delle sostanze. Negli altri casi, l’agenzia ha spiegato (senza dettagli) che gli atleti hanno potuto giustificare un uso terapeutico e che il procedimento è ancora in corso, in alcuni casi da anni. In un caso (un giovanissimo talento del calcio già arruolato in Premier, trovato in possesso di sostanze proibite “pesanti”) la sanzione (9 mesi) sarebbe stata scontata nel più assoluto riserbo per via della minore età».
Nel ciclismo, della minore età ce ne se fa un baffo. Nel nostro mondo la gestione da parte delle istituzioni è ben diversa, molto diversa e di conseguenza anche da parte dei media. Insomma, cosa ci insegna questa vicenda doping nel mondo del calcio proveniente dalla Perfida Albione? Che oltre al Tiki-Taka c’è il taci taci.