Coppi e Bartali. A raccontarne le gesta era il padre. Giri e classiche, salite e cronometro, fughe e inseguimenti, primi e secondi posti. Una rivalità feroce e discriminante, ma anche onirica e letteraria.
Coppi e Bartali. Quell’antagonismo storico – ascoltato, immaginato, ricordato – l’ha scolpita nel carattere e indirizzata nei sentimenti: e quando ha cominciato a lavorare per il Museo del Ghisallo, Floriana Tentori ha ripensato a suo padre, a Coppi e Bartali, al ciclismo eroico e a quello romantico, alla bicicletta da città e a quella da corsa, e li ha interpretati come segni del destino.
Quando poi la vita l’ha portata dalla Lombardia all’Umbria, da Como (nascita) e Magreglio (museo) a Castel Ritaldi fra Trevi e Spoleto, Floriana non ha mai smesso di amare la bicicletta, seguire il ciclismo, venerare Coppi e Bartali. E nella Torre della Botonta, un borgo tra le mura, un albergo diffuso fra le abitazioni, una base ideale per vacanze e gite, ha portato qualcosa della sua passione a pedali. Non solo nell’accoglienza e nella ospitalità, ma anche negli oggetti, negli strumenti, nelle parole.
Prima con le carriole piene di libri, fra cui quelli su Alfonsina Strada, l’eroina preferita di Floriana. Poi con piccole installazioni murali, perché basta un cerchione o una sella per dare il senso di quella antica fatica. E adesso con i coppi. I coppi sono tegole di terracotta, concave e convesse, usate come coperture per i tetti. Invece Floriana usa i coppi come lavagne, targhe, quadri, e sui coppi lei stessa trascrive citazioni di autori: aforismi, regole, principi. Innanzitutto sull’arte.
“Io non penso all’arte quando lavoro. Io tento di pensare alla vita” (Jean-Michel Basquiat). “A quattro anni dipingevo come Raffaello. Poi ho impiegato una vita per imparare a dipingere come un bambino” (Pablo Picasso). “Si usano gli specchi per guardarsi il viso e si usa l’arte per guardarsi l’anima” (George Bernard Shaw). “Aprivo solamente le finestre della mia camera ed entravano l’aria color blu, l’amore e i fiori” (Marc Chagall). “L’arte vuol sempre irrealtà invisibili” (Jorge Luis Borges).
Pare che l’origine del cognome Coppi derivi proprio dai coppi, che un antenato del Campionissimo fabbricava a Quarna Sotto, vicino al Lago Maggiore. Così, più o meno consapevolmente, Floriana Tentori ha finalmente trovato un suo modo per richiamare la memoria dell’Airone. E c’è da giurarci che il secondo capitolo delle citazioni sui coppi sarà dedicato proprio alla bicicletta e al ciclismo.
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