Milano-Sanremo, la statale che sale al Turchino, un paio di chilometri dopo Ovada, località Panicata. Sulla sinistra. Un boschetto. Un manufatto. Un rubinetto. E’ la fontana di Fausto Coppi.
Secondo le testimonianze di vecchi cittadini e paesani, il Campionissimo si fermava qui, riempiva e ripartiva. Ottenuti i permessi, un gruppo di appassionati ha ripulito la radura, sfrondato alberi, disposto vasi, inserito piante, costruito un muretto, segnato un sentiero e sabato, prima del passaggio dei corridori, ha inaugurato la fontana.
Autorità e curiosi, bambini in bicicletta e campioni a piedi, giornalisti commoventi e “suiveur” commossi, anche focaccia bianca e vino frizzante. C’era Faustino Coppi, sorpreso sempre di più da tanta partecipazione. C’era Marino Vigna, olimpionico a Roma 1960, ambasciatore di valori eterni. C’era Diego Sciutto, fra gli ideatori e i creatori di questo piccolo tempio idrico del ciclismo.
L’acqua è il simbolo della purezza: quando un corridore pedala secondo le regole, si dice che vada “a pane e acqua”. L’acqua è l’immagine della generosità: la fotografia più celebre non solo del ciclismo, ma di tutto lo sport, è quella del passaggio della borraccia fra Coppi e Bartali, e l’acqua di quella borraccia rappresentava la forza della vita, ma anche la nobiltà del gesto (non solo offrirla, ma anche riceverla, almeno per uomini così orgogliosi). L’acqua è anche una materia della letteratura: quegli assalti lanciati non solo alle fontane, ma anche ai bar e alle osterie, e quei gregari che promettevano a baristi e osti che il conto sarebbe stato saldato da Vincenzo Torriani, il patron del Giro d’Italia (e non risulta che sia mai avvenuto). L’acqua è così dentro i corridori da radicarsi perfino nei loro cognomi: da Bevilacqua ad Acquaroli, senza dimenticare – e chi lo dimentica? – Malabrocca.
La fontana di Coppi è un luogo incantato. La luce che filtra tra i rami, le foglie cadute e i fiori nascenti che illuminano il cammino, l’acqua che sgorga libera e felice. E nel momento del dissetarsi, la stessa azione e la stessa soddisfazione che accomuna i ciclisti di oggi al Campionissimo di ieri. Una ricreazione spirituale, una rigenerazione fisica, una ripartenza miracolosa.
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