Nove. Fra maschi e femmine, grandi e piccoli, mori o biondi non si sa per via del casco, ma tutti spensierati, incuriositi, avventurosi, sorridenti, ubbidienti. Prima dietro a una guida, come se fosse un pifferaio magico. Poi da soli, in fila indiana, rispettosi della distanza e della sicurezza. Quindi a uno a uno, chissà se batteva più forte il loro cuore o quello di chi li stava a guardare. Prima passando all’interno di due coni, poi slalomeggiando fra un cono e l’altro. E alla fine, liberi tutti.
Nove minicorridori. Sono loro i veri vincitori della seconda tappa della Tirreno-Adriatico. A cinquanta metri dalla linea d’arrivo, sulla sinistra, la pieve romanica di San Giovanni Battista, in località Ponte allo Spino, alle porte di Sovicille, in quel giardino incantato che è la Val di Merse. Il Comitato toscano della Federciclo e il Pedale Senese 1952 hanno allestito questa piccola, affettuosa, campestre gimkana, un’opera di propaganda, un’attività di promozione, un invito a pedalare e – si fa per dire – gareggiare. Prima che arrivassero i professionisti. Ma che differenza.
I bambini hanno scorrazzato, prima, durante e dopo, per un paio d’ore, i professionisti sono sfrecciati per un attimo e poi dileguati, inghiottiti, svaniti nei pullman. I bambini erano rapiti, radiosi, raggianti, i professionisti tesi, pressati, adrenalinici. I bambini ricamavano una ragnatela, i professionisti componevano un torrente. I bambini inseguivano il sole, i professionisti scatenavano il vento.
Due anni di pandemia hanno decimato le vocazioni allo sport. Il traffico (e l’inciviltà) automobilistica sta soffocando l’istinto al ciclismo. Se per distruggere e cancellare basta un attimo, figurarsi due anni, per ricostruire e riaccendere chissà quanto ci vorrà. Il motto del Pedale Senese 1952 è “memento audere semper”, ricordati di osare sempre. Intanto, adesso, ci vuole volontà, e forse solo un po’ di fantasia. Bisogna ricominciare, riproporre, ritrovarsi, e dare nulla per scontato. Nove minicorridori sono nove speranze, nove luci, nove semi: se sono rose, e lo sono, fioriranno. La prossima volta, senza dover aspettare la Tirreno-Adriatico, magari coinvolgendo le scuole elementari e medie, i nove saranno novantanove. Scommettiamo?
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