Se non fosse una persona metodica, Elisa Balsamo avrebbe poturo essere stata travolta dai drastici cambiamenti che negli ultimi cinque mesi hanno caratterizzato la sua vita atletica.
«Mi piace pianificare le mie giornate e i miei impegni. Mi dà pace, mi fa sentire più serena nell'affrontare eventuali imprevisti. E se ripenso a tutto quello che è successo da quel giorno di settembre ad oggi, non so come sarebbe andata senza questo approccio».
Dopo un inverno intensissimo, arriva l’ora del debutto ufficiale (giovedì alla Setmana Valenciana) ed è tempo di concentrarsi esclusivamente sulle corse e sulla stagione che sta per iniziare.
«Nel momento in cui sono entrato a far parte del Team Trek Segafredo, ho subito sentito delle vibrazioni positive. Mi ha aiutato molto ad avvicinarmi a questo mondo, nuovo per me, nel modo giusto. Molti dicono che do l'impressione di essere una persona molto sicura di sé, e in parte è vero. Ma nei momenti cruciali, sento il bisogno del sostegno dei miei cari. È successo l'anno scorso durante la preparazione ai Mondiali, iniziata dopo la tremenda delusione delle Olimpiadi. Di ritorno da Tokyo, non volevo più sentire parlare di gare e biciclette. Poi i miei genitori, il mio compagno Davide e il mio allenatore Davide Arzeni mi hanno spinto a ricominciare ad allenarmi. Mi hanno dato la forza che mi ha permesso di essere a Leuven con la condizione fisica e mentale per vincere. Una sensazione simile l'ho provata qualche settimana fa, al mio primo incontro con Trek-Segafredo. Tutti mi hanno fatto sentire a mio agio».
E ancora: «Firmare con la Trek-Segafredo non è stata una decisione a scatola chiusa. Quando Luca Guercilena mi ha contattato in primavera, ho chiesto a Elisa [Longo Borghini], con la quale ho una profonda amicizia e un rapporto di stima, di raccontarmi i suoi sentimenti. Le sue parole rispecchiavano le mie aspettative, e lo stesso è accaduto parlando con Giorgia Bronzini, allora diesse del Team. È stata una scelta ponderata, perché avevo alcune proposte, ma anche la migliore scelta che potessi fare».
L'idea del Team è di far maturare il talento di Elisa al fianco di atlete affermate.
«È un desiderio reciproco e uno dei fattori che più ha pesato nella mia scelta. Ancora di più, ora che sono campione del mondo. L'esperienza è un punto di forza del nostro team. La vicinanza di compagne di squadra che da anni sono al centro della scena mi aiuterà molto. E poi, c'è il patrimonio di conoscenze di chi lavora nella struttura del Team. Siamo circondati da così tanti esperti che non dobbiamo pensare ad altro che a correre per vincere. Per me è un'esperienza assolutamente nuova ed eccitante»
E i pensieri corrono già alla vittoria. «Sento di essere nelle condizioni ideali per raggiungere i miei obiettivi. Nel breve, vorrei lasciare un segno con la maglia iridata e alzare presto le braccia al cielo. Ma non è così facile quando si hanno tanti occhi puntati addosso. Nel lungo periodo però voglio diventare sempre più una cacciatrice di Classiche e, in generale, di tappe. Punto a diventare un’atleta sempre più completa».
Non ci vorrà molto per vedere Elisa in azione sul suo terreno preferito: dopo il debutto alla Valenciana volerà in Belgio per la prima delle Classiche, Omloop het Nieuwsblad, poi in Italia per Strade Bianche e Trofeo Binda e prima di tornare alle Classiche del Nord: De Panne, Gent-Wevelgem, Ronde Van Vlaanderen, Amstel Gold Race e Parigi-Roubaix.
«È il calendario dei miei sogni. Tra me e le pietre c'è una specie di amore e odio. Non vedo l'ora di correre in Belgio ma poi, quando sento la durezza del selciato, nel mio cuore mi chiedo chi me lo abbia fatto fare... Quello che mi fanno provare queste Classiche è, comunque, impareggiabile: l'adrenalina che provo davanti a un settore di pavé, la tensione che sento nel gruppo nei momenti chiave. Questi sono i fattori che mi hanno conquistato. Poi i tifosi. A Leuven è stato uno spettacolo da pelle d'oca, spero davvero di provare lo stesso in primavera. Per le mie caratteristiche, considero le classiche delle Ardenne meno adatte a me, ad eccezione dell'Amstel Gold Race. La Roubaix, invece, è un'altra cosa: prima di tutto, penso che ci sia una grande differenza tra una Roubaix bagnata e una asciutta. Quest'anno potrebbe essere una gara molto diversa per me rispetto al debutto: faccio ancora fatica acapire se è una gara che fa per me. Se dovessi definirla come obiettivo nel 2022 direi di no, ma in futuro potrebbe diventarlo. Di sicuro, è una classica affascinante. L'arrivo al velodromo, per una pistard come me, è da sogno».
Quali allora i tuoi obiettivi?
«Una tappa al Giro d'Italia e una al Tour de France. Pi, calendario alla mano, a settembre c'è il Mondiale, ma non ci voglio proprio Per ora voglio godermi ogni gara con la maglia iridata, prima di pensare a difenderla».
Ultimo ma non meno importante, c'è un traguardo importante che Elisa vuole raggiungere nel 2022.
«La laurea in Lettere moderne e contemporanee. Mi mancano due esami, Storia del giornalismo e Filologia latina. Se tutto va bene, entro l'inizio dell'estate potrei laurearmi e poi potrei pensare di iscrivermi al master. Per molte persone che studiano, questo è percepito come un dovere; per me è una vera passione a cui non voglio rinunciare. Credo che nella vita di un atleta professionista ci sia tempo e modo per riuscire nello studio. Magari con tempistiche diverse rispetto a uno studente che deve fare solo quello, ma si può fare. Per me studiare è anche un buon modo per distogliere la mente dal ciclismo, una forma di scarico. In questa fase della mia vita, il ciclismo è la priorità, il mio più grande impegno, ma penso che sia importante anche avere una prospettiva a lungo termine. La carriera di un’atleta professionista non è infinita e creare le basi per un futuro che non è nel ciclismo è una scelta lungimirante».
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