Per salutare il 2021 e accogliere il 2022, abbiamo anche raccolto alcune impressioni e considerazioni di Matteo Tosatto, direttore sportivo della Ineos.
Di cosa siete più soddisfatti del 2021 e cosa volete migliorare per il 2022?
«Le soddisfazioni più grandi sono essenzialmente tre: la vittoria del Giro d'Italia con Egan Bernal, aver riportato sui suoi livelli Gianni Moscon e in generale la stagione di Filippo Ganna. Come squadra è stato un 2021 a due facce: una prima metà di stagione super e una seconda in cui sono emerse anche altri top team. Per l'annata che sta cominciando, certo continueremo con lo stile delle corse a tappe ma vogliamo conquistare un'importante corsa da un giorno: l'abbiamo sfiorata con Pidcock all'Amstel Gold Race e in un certo senso l'abbiamo avuta con Carapaz a Tokyo 2020, ma era di nazionale e non di club. I corridori da grandi classiche li abbiamo, quindi è un ottimo obiettivo da porci.»
A tal proposito, commentiamo il ciclomercato Ineos: oltre al ritiro di Golas, sono partiti Basso, Henao, Moscon, Dennis, Doull e Sosa
«Dopo tanti anni insieme, fin dai tempi della Sky, cambiare aria ci può stare. Penso allo stesso Gianni ad esempio: andare altrove può motivarlo ulteriormente e farlo sentire più maturo. Rohan è una perdita importante, nel 2020 fu pedina fondamentale per Geoghegan Hart al Giro. In ogni caso i corridori vanno e vengono... e tornano, anche.»
Ecco appunto, le operazioni in entrata: Viviani e Fraile, e poi tanti neoprofessionisti come Heiduk, Plapp, Sheffield, Tulett e Turner
«Sì, abbiamo impostato una politica improntata al futuro perché bisogna sempre voler migliorare e guardare avanti. Sapevamo di dover "rinfrescare" un po' l'organico, e questi ingaggi seguono tale direzione. Si tratta per lo più di ingressi non in chiave 2022, ma più in prospettiva: non dobbiamo mettere fretta dunque a questi ragazzi. Anche perché ricordiamo che tanti dei nostri corridori già affermati e confermati, come Bernal, Pidcock, Geoghegan Hart, Hayter, possiamo ancora definirli giovani e ogni anno che passa posso compiere un salto di qualità. E in tutto questo, Elia porterà la sua enorme esperienza e professionalità. Omar? Ottimo corridore che sa come vincere tappe nei grandi giri, atleta solido su ogni terreno, e soprattutto a Maiorca l'ho visto già determinato e convinto prima ancora di iniziare.»
Chi sorprenderà di più nella Ineos 2022?
«Mi aspetto cose particolari da Viviani: ha un'età perfetta ed è molto intelligente. E tantissimo da Ganna: sa di poter ancora migliorare parecchio e ci riserverà belle sorprese. Inoltre possiamo attenderci grandi cose da Hayter e Pidcock, corridori davvero molto forti e Tom abbiamo visto anche in MTB di che pasta è fatto.»
Che stimolo vi dà arrivare al Giro d'Italia avendo vinto le ultime due edizioni con corridori diversi? Con Bernal che rinuncia per fare il Tour de France, su chi puntate stavolta?
«E col successo di Froome nel 2018, sono 3 Giri vinti in 4 anni! La mentalità che cerco di imprimere come capo dei direttori Ineos alla Corsa Rosa è la stessa che mi caratterizzava quando correvo: migliorarsi sempre. Abbiamo una rosa adatta sia per il Giro che per il Tour, e al Giro tutti ci aspettano al varco e noi ci presentiamo per vincere il terzo consecutivo. I programmi non sono ancora delineati al 100%, di sicuro chi ci sarà avrà la stessa voglia del 2021. Richie Porte? Ho appreso dai media la sua scelta, sarà un grandissimo uomo squadra.»
Lei Tosatto era una ruota veloce in grado di vincere volate e di far vincere tante corse ai suoi capitani (Bettini, Contador e Sagan per dirne tre): chi è il Matteo Tosatto tra i corridori attuali della Ineos?
«Ognuno ha le sue caratteristiche: il mio pregio era di essere forte su tutti i percorsi, bene in salita e prezioso in volata. Oggi in Ineos abbiamo elementi validi in tal senso. Se devo fare un nome, dico Salvatore Puccio: è il nostro faro durante la corsa, a seconda di come si mettono le cose ci fornisce le giuste indicazioni, un capitano al servizio dei capitani che si fa sempre trovare pronto. Con lui vai sul sicuro, così come con Kwiatkowski e Rowe.»
Nell'ultima puntata dell'anno del podcast Bla Bla Bike, il nostro direttore Pier Augusto Stagi ha fatto una bella chiacchierata con Giancarlo Ferretti, suo diesse per oltre sei anni: un pensiero per un gran personaggio del ciclismo italiano come Ferretti?
«Lui mi ha fatto passare professionista nel 1997 in MG Maglificio, passando per la porta principale, facendomi correre al primo anno le classiche più importanti e il Tour. Ottima scuola, ho imparato subito a "prendere bastonate". Poi la sua squadra è chiusa ma lui mi ha preso con sé nel 2000 in Fassa Bortolo: non era un sergente di ferro come dicono. Era duro, certo, ma obiettivo: un assoluto punto di riferimento che non faceva disparità alcuna tra leader e neopro, ha fatto la storia di questo sport e posso solo ringraziarlo. Personaggi del genere oggi mancano!»
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