Ha gli occhi buoni, quelli di sempre, che sbucano fuori dalla mascherina. Ha gli occhi svelti, quelli di sempre, che lo portano a vedere sempre e comunque il bicchiere mezzo pieno. Ha gli occhi che sorridono, anche quando il sorriso è nascosto.
È stato un regalo di Natale ritrovare qualche giorno fa al Mulino Rosso di Imola tanti amici, da Giancarlo Ferretti, il condottiero, l’hombre vertical, il più vincente tra i direttori sportivi, ma anche tanti ragazzi o ex tali, che hanno accompagnato tanti anni della nostra vita, ad incominciare da Fabiano Fontanelli, che da anni si porta sulle spalle il peso del morbo di Parkinson, ma dopo un delicato e riuscitissimo intervento nel 2018 (a Bologna dal team "Deep Brain Stimulation” (DBS) del “Programma Parkinson" del IRCCS, l’istituto di Scienze Neurologiche dell’Ospedale Bellaria coordinato dal professor Pietro Cortelli, ndr). L’ex gregario di Marco Pantani, oggi a 55 anni, 37 vittorie in quindici anni di carriera professionistica, comprese quattro tappe al Giro d’Italia, vive una vita normale.
«Sono autosufficiente – mi racconta l’ex ragazzo di Solarolo, che da anni vive a Imola con la moglie Laura e il figlio Marco -. Evito di guidare in autostrada, evito quindi i viaggi lunghi perché cinque anni fa ho rischiato grosso, ma in città mi muovo bene, così come in bicicletta. Quella, la bicicletta, è sempre nel mio cuore: è la mia forza!».
Fabiano si muove lentamente, con quegli occhi che scrutano tutto e tutti e le sue parole sono miele… «Sto bene, mi ritengo fortunato. Sai che sono andato anche a sciare la scorsa settimana? A San Vigilio di Marebbe, con Laura: è stato davvero bellissimo. Una gioia infinita».
Ma nel suo cuore c’è sempre posto per la bicicletta e il ciclismo… «Non mi perdo una gara: il ciclismo è la mia vita. Chi mi piace? Due corridori su tutti: Mathieu Van der Poel e Tadej Pogacar. Il primo mi entusiasma per lo spirito che ha, per il suo modo di affrontare le corse, per l’agonismo che mette in tutto quello che fa. Il secondo è classe allo stato puro: è un diamante ancora grezzo, ma di una purezza infinita. Pochi corridori ho visto con questo talento. Fa sembrare facile e banale anche quello che non è né semplice né tantomeno banale. Per questo Tadej è unico». Proprio come Fabiano.