In nome del padre - Pietro - ha ereditato un’azienda e la passione per il ciclismo. In nome del padre, che la Faizané fondò nel 1968, oggi Martino Dal Santo manda avanti assieme ai fratelli – Gabriella e Maurizio, rispettivamente Ad e consigliere della società vicentina – l’azienda di famiglia coniugando uno spirito di famiglia a quello di eccellenza industriale. Una piccola grande realtà fatta di ricerca e sviluppo, di controlli numerici e logistica di prim’ordine. In nome del padre, Martino Dal Santo, 54 anni presidente della Faizané (58 dipendenti e un fatturato superiore ai 12 milioni, ndr), ha scelto lo sport e in particolare il ciclismo come veicolo di promozione e comunicazione. «E dopo le esperienze nel mondo dell’hockey e nel Vicenza calcio (1997, l’anno della Coppa Italia, ndr), sono entrato nel ciclismo e ne sono ben felice di esserci restato», dice lui soddisfatto.
Papà Pietro nel ciclismo ci entrò quasi subito, appoggiando il VC Schio. Martino Dal Santo subì la fascinazione per lo sport della bicicletta con le biglie di Gimondi e le figurine del Club Bianchi. «Non ho mai corso, ma il ciclismo è uno sport che ho sempre amato, fin da piccino. Chi sono i miei punti di riferimento? Gimondi è stata la stella polare, poi potrei dire i corridori della zona, quelli del mio territorio: da Giovanni Battaglin a Moreno Argentin».
Un’azienda famiglia, nella quale si muove ancora con sicurezza e orgoglio per i suoi tre figlioli, mamma Franca, 79 anni portati con leggerezza. «Papà è mancato nel 2015 – racconta Dal Santo -: troppo presto. Troppo giovane. Però devo dire che con i miei fratelli non ci siamo persi d’animo e abbiamo portato avanti l’azienda come sarebbe piaciuto a lui, con una grande attenzione al personale, alla ricerca e allo sviluppo e anche allo sport, che papà ha sempre considerato uno degli strumenti ideali per la promozione. Se il ciclismo è un bel veicolo pubblicitario? Per me è buonissimo. Sono felice di essere entrato cinque anni fa con la Nippo Vini Fantini di Pelosi, ma ancor di più di essere oggi con la famiglia Reverberi e marchi di eccellenza come Csf e Bardiani. Chiaro, spero di crescere, ciclisticamente parlando. Ho letto e sentito che Davide Cassani potrebbe entrar a far parte di questo progetto per provare a farci fare il salto di qualità: la cosa mi farebbe solo piacere. Il sogno? Neanche a dirlo: il World Tour. Ma come è solito dire Bruno Reverberi, un passo per volta. Con calma si arriva al traguardo. Una cosa però la so: se entri nel mondo del ciclismo te ne innamori. Io vengo da altri sport, soprattutto dal calcio: non c’è paragone. Qui hai a che fare con atleti che sono però principalmente uomini».
Sogna per la sua Faizané, anche una notorietà internazionale, anche se il suo mercato, quello dei prodotti tecnoplastici, al momento è di carattere nazionale. Nati come rivendita di articoli industriali, con il tempo si è trasformata in azienda capace di soddisfare le richieste più disparate e particolari della propria clientela in materia di materie plastiche: dal PVC al Plexiglass. «Cosa facciamo? Di tutto e di più – ci spiega Martino Dal Santo -. In questo ultimo periodo, per esempio, non ha idea di quante barriere anti-Covid in materiale plastico abbiamo prodotto. Ma produciamo dai taglieri per i macellai, a pezzi per componenti per le funivie. Anche tubi per i cannoni spazzaneve. Ma la verità è che se qualcuno ha bisogno di produrre qualcosa di particolare e soprattutto di esclusivo, noi lo produciamo».
Il sogno nel cassetto è dato anche dalla Roubaix: «La corsa dei sogni». E poi dal Giro d’Italia… «Vincerlo è il sogno impossibile, ma sarei già contento di tornare a correrlo, con una wild-card che speriamo di meritare anche quest’anno».
Poi c’è questo nuovo progetto, quello della “cantera” targata Bardiani Csf Faizané. «Bruno e Roberto Reverberi sono stati bravi – dice -. Hanno avuto proprio una gran bella idea e puntare sui giovani per provare a salvaguardare qualche giovane e tirare fuori qualche eccellenza è una buonissima cosa: per noi e non solo per noi, ma per il ciclismo tutto. Non sarà facile, ma chi fa l’imprenditore sa che non c’è nulla di facile e chi vuole le cose semplici, non sceglie nemmeno il ciclismo».
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