Qualche giorno di relax a Valencia e Roma e poi via, subito di nuovo in bici. Alessandro Fedeli aveva bisogno di staccare da un 2021 avaro di soddisfazioni, sia dal punto di vista personale che di squadra, dal momento che la Delko si è vista costretta a chiudere i battenti dopo più di un decennio in gruppo e con la quale avrebbe avuto un contratto anche per il 2022. Il veronese di Negrar, però, guarda già al futuro, vale a dire la Gazprom-Rusvelo, con la quale correrà l’anno prossimo, con l’obiettivo di riprendere quel percorso che gli aveva permesso di alzare tre volte le braccia al cielo nei primi due anni da professionista.
Alessandro, quanto è stato travagliato questo 2021?
«Un anno veramente disastroso. Avevo grandi aspettative su di me dopo le prime due buone stagioni da professionista e invece non ho azzeccato neanche mezza gara. Ho avuto qualche problema fisico a inizio stagione, prima un ascesso al sottosella che mi ha tenuto fermo un mesetto e poi una tallonite. A quel punto, però, credevo di potermi riprendere e invece ho inseguito una condizione che non è mai arrivata, complice un calendario che non mi ha aiutato, con poche gare e tante decise all'ultimo minuto a causa dei problemi della squadra. Purtroppo, non sono mai riuscito ad avere una gamba abbastanza buona per giocarmi qualcosa. Mentalmente è stato frustrante».
Le ambizioni erano diverse…
«Lo scorso inverno avevo lavorato veramente bene, sentivo di aver compiuto uno step in avanti, di essere diventato 'uomo' fisicamente e atleticamente parlando, e i dati mi dicevano che le prestazioni erano in netto miglioramento. Le aspettative, della squadra ma soprattutto mie, erano quindi veramente alte, anche perché nel 2020, nonostante il covid, ero riuscito a fare 4 mesi sulla cresta dell'onda con risultati importanti».
Con una squadra che sta fallendo, però, non dev’essere facile.
«C'è chi la vive come uno stimolo, riuscendo a dare il 110% per cercare di garantirsi un futuro, e chi invece vive questa incertezza come un fardello da portare. Io purtroppo ho fatto parte di questa seconda categoria, anche perché non sono mai riuscito a trovare la condizione ideale che mi permettesse di stare tranquillo, e come me altri atleti rappresentativi del team, come Grosu o Finetto. C'è però da dire che si impara di più quando le cose vanno male...».
Cosa hai imparato?
«Mai dare nulla per scontato e sfruttare le occasioni che si hanno, perché potrebbero non ricapitare. E anche dal punto di vista della preparazione ho capito cosa fare e cosa no».
Cosa ti ha lasciato questo triennio in Delko?
«Era una squadra solida, con uno staff valido e un gruppo di alto livello. Fino alla fine ci hanno garantito tutto quello che potevano, sia dal punto di vista economico che dei materiali. Mi dispiace veramente tanto, sarei dovuto restare un altro anno e ormai mi sentivo in famiglia. Ma soprattutto dispiace per i membri dello staff e i corridori che si ritrovano senza lavoro e dovranno fare salti mortali per trovare qualcosa. Era la squadra meno considerata in Francia, un po' la pecora nera del ciclismo, abbiamo ricevuto pochissimi inviti per le gare di maggior prestigio, nonostante nel 2020 fossimo stati la terza miglior Professional al mondo, ma, nonostante ciò, era una realtà migliore di tante altre e i risultati erano lì a dimostrarlo».
Quando hai capito che non avrebbero continuato?
«Ci hanno sempre detto che la loro intenzione era fare la squadra per il 2022, ma ci hanno dato il via libera per firmare con qualcun'altro nel momento in cui avremmo trovato qualcosa. E che anzi avremmo fatto loro un piacere se fossimo andati via, così avrebbero abbassato i costi, visto che i loro sponsor stavano firmando con altre squadre. Ho quindi rescisso il contratto appena prima di firmare con Gazprom».
Ecco, con la Gazprom-Rusvelo avrai sicuramente un calendario più importante.
«Sì, credo che non potesse andarmi meglio. La Gazprom ha un calendario di grande qualità e io sono un corridore che ha bisogno di correre tanto. L'approccio è stato ottimo, mi sembra un team serio e ambizioso, ed è anche vicino a casa visto che la base è a Desenzano del Garda».
Come è nata la trattativa?
«La trattativa è stata piuttosto lunga, la firma è avvenuta un po' di tempo fa, c'erano anche altre squadre interessate ma alla fine l'offerta della Gazprom era quella più concreta. Son contento di averla scelta. Dal 14 al 19 novembre faremo un primo incontro a Desenzano e poi a dicembre ci sarà il primo ritiro ufficiale a Calpe, per una ventina di giorni».
Cosa chiedi al 2022?
«Voglio tornare ad essere quello dell'inverno scorso e ritrovare quei valori. Ho 25 anni e credo di avere ancora margini di crescita, la mentalità di certo non mi manca. Ho solo bisogno di correre e tornare ad essere sereno. Poi con la squadra decideremo gli obiettivi specifici, magari le classiche delle Ardenne che non ho mai fatto e che credo siano particolarmente adatte alle mie caratteristiche».
Trovi un nutrito gruppo di italiani.
«Gli italiani in squadra li conosco quasi tutti, con alcuni ci ho anche corso insieme. Poi io son sempre andato d'accordo anche con gli stranieri, visto che parlo abbastanza bene spagnolo e francese. Vediamo se mi verrà voglia di imparare il russo, anche se lo staff della Gazprom parla molto bene l'italiano».
A questo punto si può anche sognare un invito al Giro d’Italia?
«Sì, ma non mi illudo. Con la Delko ho imparato che gli inviti alle grandi corse è meglio non darli per scontati. Certo, mi piacerebbe correre il mio primo Grande Giro».
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