È un libro buono, ma non buonista. Un libro lieve e godibile adatto ai palati fini, a chi le storie le conosce ma le vuole ripassare, ideale per chi queste storie le ha sentite solo per sentito dire e ora se le trova pronte all’uso, scritte per bene, per chi si considera amico del ciclismo.
“Quasi nemici” è un condensato di storie dolci e antiche, alcune di più alcune di meno. La storia è fatta di tante storie, finite e infinite, quella di dieci campioni più dieci più uno. Dieci campioni e i loro proverbiali e riconosciuti antagonisti, più uno. Venti storie che si intrecciano senza attaccarsi, questa volta no. Dario Ceccarelli, l’autore di questo libro delizioso e godibile come pochi, che scorre via sulle ali della memoria, senza però il peso del tempo e della storia, ci regala davvero uno spaccato di storia, delle pennellate d’autore con considerazioni mai banali.
Come in una fiaba racconta le vicende di Giovanni Gerbi e Giovanni Cuniolo, “il diavolo rosso” e “manina”, per poi passare al “campionissimo” Costante Girardengo e il suo alter ego, l’imbattibile Alfredo Binda. E poi la rivalità per eccellenza, il mito e la leggenda, tra Coppi e Bartali, in un affresco dove c’è tutto, meno quello scambio di borraccia che ormai ci ha stritolato gli zebedei con lo stucchevole interrogativo di chi ha passato la bottiglia a chi?
Rivalità anche tra ultimi, non tra esclusi. Quella tra “il cinese” Luigi Malabrocca e Sante Carollo, rivali per la maglia nera. E tra i signori degli anelli, Antonio Maspes e Sante Gaiardoni e quella tra Jacques Anquetil e Raymond Poulidor, tra il normanno faccia d’angelo e “poupou”, il popolare che spopola, conquistando tutti, meno la maglia gialla.
C’è la rivalità elegante, tra “quasi nemici” per davvero, tra il Cannibale Eddy Merckx e “Nuvola rosa” o “Felix de Mondi” Felice Gimondi, per dirla con Brera. Ma c’è anche la storia di chi se l’è mandate a dire per davvero, e ancora oggi se le dicono con il sorriso sulle labbra, come Francesco Moser e Beppe Saronni, in un capitolo da “c’eravamo tanto odiati”, forse l’ultima vera rivalità del ciclismo. Perché quella tra Gianni Bugno e Claudio Chiappucci, come lo stesso Ceccarelli racconta e spiega, non è storia di “nemici”, per mancanza di dualismo, di dualità, di un attaccante (Chiappucci) e un controattaccante (Bugno), quest’ultimo troppo silenzioso e buono per accendere veramente la miccia, visto che il Gianni è sempre privo di accendino.
C’è anche una rivalità che fa ancora parte del presente ma ha già qualcosa di passato: Chris Froome e Bradley Wiggins, molto diversi tra loro, due filosofie a confronto, due modi di interpretare la professione del ciclista e la vita. “Quasi nemici” anche loro, a loro modo.
E poi c’è la storia di un uomo (è il più uno), che ha incantato e cantato come nessun altro, che è stato per davvero “quasi nemico” di sé stesso. Sbriciolato sotto il peso dei propri fantasmi. In verità di nemici, in gruppo, Marco Pantani ne aveva più d’uno. Lance Armstrong non gli stava certamente simpatico, ma ha fatto bene Dario a concentrarsi sul dramma umano, su quella sfida totale e finale che il Pirata ha voluto assolutamente condurre in porto a caro prezzo. Come a voler lasciare tutti con un immenso senso di vuoto e di colpa.
In questo “Quasi nemici” (pagine 173, 16,90 €, edizioni Minerva, ndr) c’è anche una prefazione di Romano Prodi che è degna di un libro che vale la pena di essere letto, così come la postfazione di Roberto Livraghi, direttore del Museo Alessandria Città delle Biciclette che è da applausi a scena aperta. “Quasi nemici” è davvero un bel libro, che solo apparentemente può dare l’idea di già letto, ma che merita di essere in ogni caso riletto e forsanche studiato.
Campioni contro, uomini a confronto, storie intrecciate che ne fanno un affresco di rivalità, carognate e colpi bassi. Storie di uomini con il loro dubbi e le loro debolezze, i loro fantasmi e quel bagaglio al seguito che altro non è che un avversario appresso, attaccato, staccato o da inseguire, senza i quali la loro storia non sarebbe stata la stessa. Neppure per Bartali, neppure per Coppi. No, neppure per loro.
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