Michele Scartezzini arriva sempre, anche quando meno te lo aspetti. Anche quando altre Nazioni sono le favorite sull’Italia. Il primo luglio scriveva sui social che il suo #RoadtoTokyo è finito quel giorno. Riserva in patria del quartetto, quello dei sogni. A distanza di tre mesi e poco più, il 24 ottobre nel velodromo di Roubaix, si è fatto trovare pronto conquistando - dopo una gara impeccabile in coppia con Simone Consonni - la medaglia più bella, lmeno fino ad ora, della sua carriera: l’argento Mmondiale nella Madison. A soli quattro punti dai favoritissimi campioni olimpici di specialità, i maestri danesi Hansen e Morkov.
«A mente fredda abbiamo capito che potevamo giocarci l’oro. Sono stato concentrato tutta la gara nonostante la caduta dopo soli sette giri. A primo impatto la botta è stata forte e non riuscivo ad alzarmi. Appena si è alleviato il dolore sono nuovamente salito in bici e sembrava come se non fosse successo niente - racconta Michele a tuttobiciweb -. Al primo cambio Simone mi ha subito chiesto come stessi e l’ho rassicurato. Già dalla prima volata che abbiamo vinto mi sentivo bene e quindi penso che la caduta non abbia influito più di tanto, se non per le botte ed escoriazioni che mi stanno facendo male in questo giorni».
Il racconto continua: «Nel finale poi ero talmente concentrato a seguire la coppia danese che non sono riuscito a capire perfettamente la situazione soprattutto perché il tabellone - che controllo spesso - non si era ancora aggiornato. Non capivo quindi se fossimo riusciti o meno a prendere il giro. Così mi sono focalizzato sul cercare di difendere il podio. Quando a cinque giri dalla conclusione ho saltato l’ultimo cambio ero con la testa bassa e a tutta, e ho sentito solo Simone che mi urlava qualcosa, ma avevo un avversario vicino: in una situazione non comoda non sono riuscito a dargli il cambio. A quel punto ho cercato di perdere meno terreno possibile dalla coppia danese. Purtroppo anche nel finale Consonni aveva una gamba atomica e mi dispiace proprio per questo, per quel cambio non dato. Se avessi capito che bastava stare davanti ad Hansen e Morkov di una sola posizione per arrivare a pari punti con loro ed essere Campioni del Mondo, mi sarei mosso diversamente. Non era necessario vincere l'ultima volata, bastava stare davanti ai danesi e saremmo stati premiati per il miglior piazzamento. Peccato, è stata un'occasione persa ma è sicuramente un segnale incoraggiante in vista delle Olimpiadi di Parigi 2024».
Fai bene a crederci, caro Michele, perché i sogni non hanno scadenza e Parigi non è poi così lontana.
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