Nell’Africa che sembrava lontanissima dal mondo delle due ruote, il ciclismo sta aprendo nuove strade, abbattendo muri e grzie alla bicicletta adesso è possibile guardare ad un futuro tutto da costruire.
Il ciclismo sta crescendo velocemente e a dirlo sono i numeri e i fatti concreti, con l’aumento del numero degli atleti e dei progetti, che si stanno sviluppando in questo continente. Una storia di crescita difficile, costretta a misurarsi con guerre e povertà che hanno reso complicati molti programmi. Il ciclismo però, grazie anche alle ruote della solidarietà, non si è fermato e attualmente sono 19 i Paesi nei quali - dalla mountain-bike alla strada - viene ufficialmente praticato.
Naturalmente gli atleti maschi sono la maggioranza, ma le donne, anche se a fatica, si stanno facendo largo e proprio per loro negli ultimi anni sono arrivati dei progetti importanti.
L’Africa nel 2025 ospiterà i Mondiali di Ciclismo, un evento storico importante, perché sarà la prima volta che una rassegna iridata di ciclismo sbarcherà in questo continente: a tenere a battesimo il mondiale africano sarà il Ruanda, uno di quei Paesi nei quali alcuni anni fa le violenze erano ancora tante.
Dicevamo della solidarietà: molte bici sono state portate in questo continente, destinate a progetti educativi e lavorativi e affidate ad alcune scuole. Esemplare il progetto nato in Uganda, dove le bici permettono a tanti studenti e ai loro insegnanti di andare a scuola, perché in Paesi come questo la scuola può essere distante dai villaggi anche 20 chilometri.
Poi ci sono i progetti nati dalle squadre World Tour, ideati per offrire un’opportunità a nuovi atleti, perché lo sport può cambiare la vita di tante persone. C’è la Israel Start Up Nation e Sylvan Adams con il suo Racing for Change, che ha portato più di 60 bici in Ruanda, nel distretto di Bugesera, con un progetto per incentivare il ciclismo femminile e poi la c’è la Qhubeka, con una fondazione che in Sudafrica ha fatto tanto.
A richiamare l’attenzione su questo team, che il prossimo anno potrebbe non essere nel World Tour, è il corridore austriaco Michael Gogl che ne ha difeso i colori per due stagioni. «Se la Qhubeka dovesse smettere, il ciclismo perderebbe il suo volto africano – ha spiegato Gogl che il prossimo anno correrà con la Alpecin-Fenix -. La squadra ha dato la possibilità a molti talenti africani di emergere e di correre in Europa. Sarebbe certamente triste per l'intero continente se questa favola dovesse finire».
L’attuale Qhubeka NextHash ha fatto veramente tanto per sviluppare questo sport in Africa. Idee e sostegno per le popolazioni agricole, che grazie a questo team hanno iniziato ad andare in bici.
Tra i corridori che per merito di questa squadra sono arrivati nel World Tour ci sono il giovane Henok Mulubrhan, Tsgabu Grmay, Louis Meintjes, Natnael Berhane, Merhawi Kudus, Ryan Gibbons e Nicholas Dlamini, uno dei corridori sudafricani più seguiti.
In Africa almeno 19 Paesi oggi hanno squadre di ciclismo riconosciute e una nazionale e due i Paesi, Eritrea e Sudafrica, contano ben 100 atleti ciascuno tesserati dall’Uci. Ma se la maggior parte di questi Paesi è a maggioranza maschile, il Sudafrica con i suoi 100 ciclisti, conta ben 59 donne, mentre in Eritrea sono 27 quelle registrate presso la Federazione.
Andando in ordine numerico troviamo poi l’Etiopia con 47 corridori e il Ruanda con 33 ciclisti. Spostandoci a Nord di questo continente, ci sono il Marocco con 29 atleti e l’Egitto con 18 ciclisti.
Tra i Paesi che si stanno avvicinando al ciclismo ci sono poi il Burkina Faso, il Camerun, la Costa D’Avorio, con il Kenia e Congo. Sono questi luoghi dove il ciclismo potrebbe offrire tante opportunità come in Nigeria, dove ci sono due ragazze coraggiose che contro tutti i pregiudizi hanno deciso di correre in bici, due ragazze di 28 e 22 anni che a marzo hanno preso parte ai Campionati Africani.
L’Africa voleva scrivere una nuova pagina importante nella storia dello sport ed ha deciso di farlo con i Campionati Mondiali di ciclismo. l’evento sportivo più grande e importante. Sarà questa una scommessa per il Ruanda e tutto il continente, che insieme stanno lavorando duramente, con investitori importanti che hanno deciso di credere nel loro futuro. Il Ruanda fa da capofila e nei prossimi anni il movimento ciclistico africano continuerà a crescere e nelle gare importanti sempre di più si vedranno corridori provenire da questa grande terra.
Già in Belgio agli ultimi Mondiali, sul secondo gradino del podio nella prova in linea under23 è salito un ragazzo dell’Eritrea, si chiama Biniyam Ghirmay. E’ stato lui il primo africano a vincere una medaglia così importante nel ciclismo e in Africa ci sono già tanti giovani che sognano di diventare come lui.
Quella dell’Africa e del Ruanda è una scommessa importante e in molti sono convinti che il loro Mondiale sarà una grande vittoria per tutto il ciclismo.