Quando pedala dalla mattina alla sera. E quando pedala dalla sera alla mattina. Quando pedala dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina. Quando pedala dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina per una, o due, o tre settimane. Come nel 2014 alla Transam Bike Race, la traversata degli Stati Uniti dall’Oregon alla Virginia, 7mila chilometri e 70mila metri di dislivello, e dopo 21 giorni su una bici di 25 chili per una media di 350 chilometri al giorno, risultò primo degli over 50 e settimo assoluto.
Matto? Di più. Federico Zecchetto, il patron del gruppo Apg (Dmt, Alé e Mcipollini), il giorno in cui lo incontrò, lo squadrò e lo ascoltò, gli confidò: tu sei più matto di me. Che era un riconoscimento, cioè un complimento, infine un ingaggio come collaudatore e testimone. Giorgio Murari, 60 anni, veronese di Negrar, è un corridore insaziabile. Scoperta la bici a 29 anni (“Venivo dal calcio”), passò dalla mountain bike (“Affascinato dal Rampichino, mi servì per imprare prendere le misure e i gesti del ciclismo”) a quella da corsa (“Partecipai alla prima Eroica e alla prima Maratona dles Dolomites”), si dedicò alle granfondo (“Per cinque anni, da quelle italiane alle classiche del nord”), emigrò alle randonnée (“Per inseguire l’orizzonte, fra albe e tramonti”), infine approdò all’ultracycling (“E quello che perdo in esplosività, mantengo in resistenza e guadagno in esperienza”). Finché il piacere diventa esigenza, finché la passione si trasforma in organizzazione, finché il sogno si traduce in progetto.
A Murari – tre anni di scuola professionale, poi operaio e meccanico, oggi pensionato – l’aria non manca mai: “Prima che mi manchi, salto sulla bici e vado dOve mi portano le gambe, o forse gli occhi, o forse il cuore”. Non mancano mai le voglie: “Ogni strada ha la sua storia da scrivere e raccontare”. Non mancano le mete, i traguardi, gli obiettivi: “Si possono sempre scoprire, o trovare, o inventare”. E lo fa da corridore ma anche da organizzatore: “Come la Verona-Resia-Verona, 300 chilometri ad andare, ed eventualmente fermandosi, e 300 a tornare anche se per strade diverse e altri dislivelli”. Non mancano mai le avventure: “La strada è – sempre – avventura, anche l’avventura di viaggiare dentro di sé”. Disavventure comprese: “L’incontro con i cani randagi – per esempio - non è mai piacevole, spesso si limitano a osservare, ma quando decidono di attaccare, bisogna saper difendersi”. E’ successo quest’anno in Grecia: “Nel raid battezzato ‘Abbracciamo l’Europa’, con Loretta Pavan e il videomaker Valerio Nicodemo, 55 giorni e 55 notti, 10mila chilometri e 80mila metri di dislivello, una media di 180 chilometri al giorno, passando per 19 capitali. Ma quei cani randagi ci hanno terrorizzato per cinque giorni. Per sentirci sicuri pedalavamo con un bastone lungo un metro”. E non manca mai un obiettivo: “La beneficenza. Proprio per questo raid abbiamo raggiunto la quota di 10mila euro “per sostenere il progetto della Fondazione San Bortolo a favore della Divisione di Neurochirurgia dell’Ospedale di Vicenza per la prosecuzuone degli interventi attraverso l’utilizzo di una speciale apparecchiatura laser, unica al mondo”.
Murari che un giorno capì: “Vivere, ma non per lavorare”. Murari che è diventato un viaggiatore low cost: “Dormo in tenda, mangio quello che c’è, bevo acqua”. Murari che si orienta: “Ma con il Gps”. Murari che ha 12 bici: “A cominciare da una Grandis originale d’epoca per l’Eroica”. Murari che ha una confessione da fare: “Quando mi attaccano il numero, mi scatta sempre il gusto della competizione”. Murari che per il 2022 ha un’idea, un desiderio: “Il giro del mondo in solitaria, 40mila chilometri. Il tempo stringe”. Murari che sa che cos’è la paura: “Ma non ho paura di niente”. Murari che ama la libertà: “E la bici è libertà”.