Fabio Aru conclude oggi la sua ultima Vuelta, Fabio Aru chiude oggi la sua carriera d professionista. Lo fa in Spagna, appunto, in una terra che gli ha regalato alcune tra le più belle soddisfazioni.
«Nel 2014 ho vinto la mia prima gara da professionista al Giro d'Italia, è stato speciale, e non so se qualcosa possa essere paragonato a quel momento perché sono italiano e vincere al Giro è una cos specialea. Quella vittoria ha cambiato la mia vita, mi ha fatto conoscere, ma in quell'anno ho anche avuto modo di scoprire questo bellissimo paese, la Spagna. Ho sempre sentito molto amore e apprezzamento da parte degli appassionati di ciclismo spagnoli. Penso che a loro piaccia il mio modo di correre, dato che sono sempre stato un corridore che attacca ogni volta che ha le gambe per farlo. Ho sempre amato correre su queste strade e affrontare le grandi salite di Spagna, delle quali conservo tanti dei miei ricordi più belli».
Poche ore prima della presentazione della squadra a Burgos e del via di questa Vuelta, un emozionato Fabio Aru ha annunciato i suoi piani di ritiro ai suoi compagni di squadra e poi al mondo.
«Per ogni corridore arriva un momento in cui sa che è il momento di fermarsi. Io ora ho questa sensazione. Per 16 anni sono stato un ciclista, questa carriera mi ha richiesto di passare molto tempo lontano dalla mia famiglia. Ora è il mio momento di restituire a loro quello che ho tolto. Ora voglio solo godermi questa esperienza finale e fare del mio meglio» aveva detto Fabio quel giorno.
La Vuelta è iniziata positivamente con Aru che è stato ai primi posti della classifica generale fino alla fine della tappa 10. Poi un problema di stomaco persistente che è emerso per la prima volta poco prima del giorno di riposo ha complicato decisamente le cose.
A Jaen, la mattina della tappa 12, Fabio spiegava: «Mi sento davvero, davvero male, sono completamente vuoto al momento. Ieri sera e questa mattina sono stati terribili, con vomito e diarrea. In questo momento non sono nemmeno sicuro che sarò sulla linea di partenza tra poco».
Come Aru ha fatto molte volte nella sua carriera, però, ha combattuto con tutte le forze che aveva ed è salito in bicicletta. La tappa è iniziata in modo incredibilmente veloce, con una media di oltre 50 km/h per i primi 80 km della tappa in un caldo soffocante.Ma Fabio non si è arreso e ha completato la sua tappa.
Messo il peggio alle spalle, Aru ha ritrovato un po' di condizione nelle tappe successive e presto ha mostrato la forma: tra le tappe 15 e 19, gli appassionati di ciclismo hanno visto Aru all'attcaco per quattro giorni su cinque.
«Ho attraversato un periodo molto difficile in questa Vuelta. Un grande ringraziamento al team per avermi aiutato a superarlo, è stata una piccola vittoria in sé. In questi ultimi giorni mi è davvero piaciuto il solo poter dare il massimo. Essere davanti, lottare. Il supporto che ho avuto è stato speciale, ho ricevuto tante belle parole e vi ringrazio tutti. Certamente, avrò bisogno di alcuni giorni per capire completamente il cambiamento che sto vivendo, quindi è difficile dire in questo momento come mi sento in questo mio ultimo giorno da professionista, ma sono contento di essere qui ora, a correre per la Qhubeka, e sono felice».
illustrazione di Jessica Forgetta