Fu presentato a Gino Bartali, che lo squadrò, lo interrogò, lo valutò, infine sentenziò sospirando e gracchiando: troppo bello per fare il corridore. Ginettaccio si sbagliava: perché quel ragazzo – forte, potente, vincente e, appunto, bello – non solo fu corridore, ma anche campione, campione veneto, emiliano e italiano nella velocità e nel km da fermo fra gli allievi, 84 volte primo in pista, 18 volte su strada. E se Bartali lo bocciò, invece Fausto Coppi lo promosse e lo ingaggiò, nella Bianchi, nel 1947. Fu così che Dario Mantovani riuscì a ribaltare un antico pregiudizio del ciclismo: per correre e anche per primeggiare, non era (non è) indispensabile essere brutti.
Sabato 4 settembre ad Agna, nel Padovano, si corre una gara per juniores battezzata Trofeo Biancoverde. Il bianco e il verde erano i colori della Società ciclistica velo club Mantovani, di Rovigo, una storia rotonda nata nel 1953 e conclusa nel 2012, ma ancora viva se la competizione è stata organizzata per ricordare la felicità di quelle maglie biancoverdi, per dedicarla alla memoria di quattro protagonisti della società (Orlando Dante, Orlando Patrese, Gastone Fabio Degan e Giacomo Bazzan), e soprattutto per rinnovare per 126 km in circuito il faticoso, simbolico, perfino letterario gesto del pedalare.
Organizzare una corsa, oggi, è un’impresa. Stavolta l’impresa è merito del Velo club Anguillara, che ha ereditato i colori della Mantovani (ma non il nome: era troppo, c’è un limite alla decenza, mi confida Simone Cadamuro, l’ex professionista che si è fatto in quattro per il Trofeo Biancoverde), raccolto una ventina di sponsor (tre bar, un parrucchiere, un’assicurazione, una ditta di onoranze funebri...), esaurito pazienza nel completare le formalità e precisione nel soddisfare i requisiti. Più facile organizzare una manifestazione per Nibali e Moscon che non per una banda di ragazzi. Ma qui si scrive il presente e si costruisce il futuro. Un’operazione non solo sportiva, ma anche culturale e sociale. E se i Nibali e i Moscon, e pure le Longo Borghini e le Paternoster esistono, è solo perché ogni settimana ci sono dieci cento mille di questi appuntamenti riservati ai più giovani e meno famosi.
La Mantovani aveva una storia prestigiosa: Ghirotto, Miozzo e Pigato, lo stesso Bazzan, solo per dirne quattro che correvano e vincevano, ma anche Angelo Magonara che ne fu a lungo presidente, e poi Maspes e Bianchetto che partecipavano alle feste. Non ce l’ha fatta a continuare a pedalare. Ma qualcosa rimane sempre. Nei ricordi, nei nomi, nei colori. Trofeo Biancoverde: che bello.