Campionessa italiana. Ancora. Sempre. Campionessa italiana - ancora, sempre - nella mountain bike categoria W3 e nell’arte della gelateria. Una forza della natura. E la bontà della natura.
Giovanna Bonazzi, 55 anni, da Verona. Terza (“Dei tre figli”) in ordine di partenza, ultima (“Inevitabilmente”) nell’uso della bici, scatenata (“Con una Graziella, freni a contropedale”) finalmente senza rotelle, micidiale (“Sgommando le ruote sull’asfalto e corrodendole sul ghiaino”) nelle sue acrobazie. Racconta: “Frenando in derapata, consumavo il copertone fino alla tela e facevo esplodere la camera d’aria. Mio padre, stufo di acquistare nuovi copertoni, prese un pezzo di gomma e rinforzò quello che c’era. E così il copertone, a ogni giro di ruota, saltellava e sobbalzava, magicamente e quasi musicalmente. Finché, in terza media, mi impuntai: vero che il ciclismo era uno sport quasi esclusivamente maschile, vero che le gare riservate alle donne erano una rarità, ma mettendo insieme tutte le paghette, passate presenti e future, comprai una bici da corsa solo per me, una Ghisallo blu. E su quella, con due amiche e una tenda, facemmo il giro del Lago di Garda. Pura avventura. E pura incoscienza. Senza neanche le luci nelle gallerie”.
Diploma Isef, 110 e lode. Poi lo sci, poi il ciclismo. “Sci: discesa. Ciclismo: cross country. Ma perché c’era solo quello. La prima gara a 22 anni. Il primo campionato italiano nel 1988, c’era anche Paola Pezzo, ma a vincere fui io. Quando si cominciò a gareggiare nella downhill, mi dedicai a quella disciplina apparentemente così indisciplinata. Ruote invece che sci. Ma la stessa ebbrezza della velocità, dell’abilità, dell’adrenalina. Una specie di febbre”. E molte specie di rischi e pericoli. “Come quella volta che si spaccò il reggisella, ma alla fine arrivai comunque ottava”. Per farla breve: due ori (1991 e 1993) e due bronzi (1994 e 1995) mondiali, una Coppa del mondo, tre titoli europei e diciannove italiani, anche due titoli italiani nello ski cross e vincitrice del primo circuito e-bike (2017). E l’ingresso (2017) nella Hall of Fame of Mountain Bike, privilegio riservato soltanto a due italiane, lei e Paola Pezzo. “Ero fatta così: se in allenamento rendevo ottanta, in gara cento. In Italia mi confrontavo con gli uomini. Nel 1999 smisi di gareggiare. Pensavo di essermi divertita abbastanza”. Maestra di sci, in Trentino: un ritorno al passato. E poi ancora ciclismo: un ritorno al futuro, compreso l’ennesimo titolo italiano di qualche giorno fa. “Un giorno pensai di combinare le due passioni, le due velocità, le due ebbrezze. E a Vars, in Francia, su una bici speciale, stabilii il record di velocità sulla neve: 158 all’ora. Altri tempi. E altre velocità. Adesso il record è stato portato a 225”.
Intanto, fra neve e sentieri, fra discese e downhill, fra chilometri lanciati e volati, c’era la vita. “La cosa che mi piaceva di più? Il gelato. Ne andavo pazza. Tanto valeva farne un lavoro. Era quello che avrei voluto fare fin da piccola. Che cosa farai da grande?, mi domandavano, la maestra di sci d’inverno e la gelataia d’estate, rispondevo. La ricerca del locale, l’acquisto dei macchinari, lo studio delle ricette, la fantasia delle interpretazioni... L’inizio non fu incoraggiante: alla Camera di commercio, nel momento di chiedere la licenza, continuavano a domandarmi se ne fossi veramente convinta, anche perché stavo investendo tutto quello che avevo. Ma ormai avevo deciso, e io sono il tipo che se c’è da buttarsi, mi butto. Quando mi suggerirono di partecipare a un concorso, proposi qualcosa di veronese: la Sbrisolona, che pure ha origini mantovane, ma secondo una ricetta del ristorante stellato veronese 12 Apostoli, che aveva, fra gli ingredienti, il veronesissimo Recioto bianco. Vinsi la tappa di Verona, poi vinsi anche la finale europea a Firenze”.
Adesso Giovanna Bonazzi è “la Parona del gelato”. Il nome: “Parona è il nome del quartiere di Verona in cui si trova la gelateria – spiega – ma Parona significa anche padrona. Il gioco di parole era divertente, piaceva a me, è piaciuto a tutti”. La filosofia: “Il migliore gelato è quello che piace di più”. Le specialità: “Il bacio di Romeo e Giulietta: pasticcini veronesi alle mandorle e cacao con nocciole e una spruzzata di liquore all’amaretto. E Cappuccetto Rosso: a base di prodotti locali, con pasta frolla e rosolio di lamponi”. Giovanna, com’è dolce la vita.
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