Mark CAVENDISH. 34. Fa i numeri e li produce per collocarli nella Storia. A 36 anni suonati le suona a tutti, per la quarta volta in questo Tour de France da leggenda, da ricordare e da mettere agli atti. Raggiunge a livello di contabilità il Cannibale, ma è bene dirlo senza timori reverenziali: le vittorie si contano, ma si devono anche pesare. E nei confronti di Eddy Merckx le vittorie del velocista dell’Isola di Man sono piuttosto leggerine. Mark è una palla di cannone, Eddy era una bomba atomica. Ciò non toglie che oggi a livello di aritmetica è al pari dell’immenso corridore belga. È una questione di mera contabilità, ma anche per Cannonball è la somma che fa il totale. E anche in questo non c’è confronto con il Cannibale: né se si pesano, né tantomeno se si contano.
Michael MORKOV. 11. Il 36enne danese è il vero vincitore di giornata. Fa quello che vuole con le gambe, con la tecnica, ma soprattutto con la testa. Parte presto, troppo, allora sfrutta a regola d’arte la trenata di Davide Ballerini (voto 8) e ad un certo punto fa il buco, costringendo Cortina a chiudere, a lanciarsi all’inseguimento dell’azzurro. Lui rifiata, riprende le misure, riprende in mano la situazione e alla sua ruota Mark ritrova equilibrio e sfrutta alla perfezione il cono d’aria. Lancia Cannonball, e lui già che c’è arriva secondo. Immenso.
Jasper PHILIPSEN. 8. Il bimbo della Alpecin-Fenix vince la volata dei comuni mortali, perché contro i “wolf-pack” c’è poco da fare, se non accodarsi.
Ivan CORTINA. 7. Ci prova, e lo fa con i tempi giusti: a livello di testa ci siamo eccome, a livello di gambe serve qualcosa di più.
Danny VAN POPPEL. 6. L’olandese della Intermarché si porta a casa un buon quinto posto, che gli vale la sufficienza.
Quentin PACHER. 6. Il 29enne transalpino nel finale ci prova: un attacco per intercettare le telecamere. Il suo quarto d’ora di celebrità lo vive anche lui, poi salta la linea.
Nacer BOUHANNI. 5. Questa volta, ed è la prima, ci capisce poco. Forse dopo due settimane di corsa comincia a sentire la stanchezza. O forse la caduta ha influito su di lui: se è così S.V.
Michael MATTHEWS. 5. L’australiano non carbura, e non si vede.
Sonny COLBRELLI. 5. Lotta come un leone, pure troppo. Nel finale va a prendersi anche parecchia aria in faccia, poi nello sprint finisce nella centrifuga della Deceunick Quick-Step e ne esce asciutto, prosciugato.
Omer GOLDSTEIN. 8. Il 24enne corridore israeliano della Israel Start-Up Nation, parte in fuga fin dal mattino con Sean Bennett (Qhubeka-NextHash) e Pierre Latour (TotalEnergies). Poi è sempre l’israeliano a forzare l’andatura e a pagare è Bennett che si stacca. Infine una stretta di mano, con il compagno Pierre Latour: un gesto di grande fair-play, dopo un buonissimo gesto tecnico.
Roger KLUGE. 17. Finisce nella scarpata con Tim Declercq, Rafal Majka e Simon Yates, solo che per il corridore della Lotto Soudal e il britannico 3° al Giro d’Italia finisce il Tour.
Sergio HENAO. 5. Nel finale cade con il compagno di squadra Carlos Barbero. Strada di campagna, senza dissuasori e occhi di gatto, senza pubblico e senza niente. Finiscono per terra, senza che neanche una nonna, un gatto o un furetto tagli loro la strada.