Wout VAN AERT. 10 e lode. Il 26enne campione belga fa un capolavoro che vale doppio, quanto il suo doppio passaggio sul Monte Calvo. Con la sua maglia tricolore è “ventur”, visibile da lontano per gli occitani, ma lontano da tutti. Va come il vento - sul monte ventoso - e si eleva fin sull’osservatorio per poi planare verso Malaucene con la grazia del fuoriclasse assoluto e del predestinato. Per me, oggi, al pari di Pogacar, Wout è uno dei pochi corridori universali, che domani può anche ambire ad un Grande Giro. Ci si dovrà lavorare, perché non è calibrato come il bimbo sloveno, ma Wout ha qualcosa di speciale che merita di essere esplorato e scoperto.
Kenny ELISSONDE. 8. Il 29enne transalpino della Trek Segafredo fa una tappa tutta d’attacco con i suoi compagni di avventura Bauke Mollema e Julien Bernard. Tre uomini TreK, per una giornata che poteva essere perfetta, se non ci fosse stato quel fenomeno belga.
Bauke MOLLEMA. 8. Va alla ricerca di tutto: tappa, classifica, minuti. Alla fine si deve accontentare della terza moneta, ma c’è ancora tempo per passare all’incasso.
Tadej POGACAR. 7. È nei momenti difficili che si vedono i corridori, con gli attributi, con la testa, con il cuore, con quella fame che fa la differenza. Vingegaard lo manda fuori giri, lui accetta l’affronto e sceglie giustamente di andare su con il suo passo, ma poi medica, per chiudere quarto. Ma il Tour non è chiuso.
Rigoberto URAN. 7. Il 34enne colombiano resta nelle zone altissime di classifica, adesso è secondo a 5’18” da Pogacar. Regolarista fenomenale, che non ama fare il fenomeno: invisibile, come il vento...
Richard CARAPAZ. 5,5. La sua Ineos gli apparecchia la tavola come meglio non potrebbe, ma quando c’è da ordinare va in bagno. Fortunatamente torna in tempo per il dolce.
Jonas VINGEGAARD. 9. Il 24enne talento danese della Jumbo Visma ha il merito non solo di restare lì con il meglio del meglio, ma manda anche un messaggio chiaro: forse, se ci si prova, qualcosa si può fare. Forse anche il bimbo sloveno si può attaccare. Lui molla una picconata e apre una crepa.
Alexey LUTSENKO. 6. Non cede mai, ma cede, lascia qualcosa, ma resta lì nelle zone alte.
Wilko KELDERMAN. 6. Limita i danni, ma sembra avere sempre il limitatore di velocità.
Enric MAS. 6. Il 26enne spagnolo della Movistar fa una gara di sacrificio e ne vale la pena.
Pello BILBAO. 6. L’obiettivo è entrare nella top ten e lui ci entra.
Mattia CATTANEO. 6. È lì, nel vivo della corsa, ma poi va in ebollizione e limita i danni. Recupera una posizione in classifica generale: adesso è 11°.
Ben O’CONNOR. 6. Il 25enne australiano della Ag2r Citröen oggi paga pegno, ma ci sta. Eddy Merckx, nel ’70 disse: «Lassù ho visto l’inferno». Anche il povero Ben.
Rafal MAJKA. 6. Il 31enne corridore polacco resta al fianco del capitano fino a 5 km dalla vetta calva. Fa un buon lavoro di supporto del capitano, ma si stacca troppo presto, senza aver mai tirato un metro.
Michal KWIATKOWSKI. 7,5. Il 31enne polacco si spolmona per Carapaz, che alla fine è spolmonato.
Julian ALAPHILIPPE. 5,5. Il campione del mondo incendia la corsa sin da subito. È indemoniato, non si risparmia e non risparmia nessuno. Lui va: chi c’è c’è. Poi, alla fine, non c’è più.
Daniel MARTIN. 5. L’esperto corridore della Israel StarUp Nation entra nella fuga di giornata e la sua azione fa pensare a una giornata di grazia, invece molto presto scompare dai radar.
Jakob FUGLSANG. 4. Il danese dell’Astana riesce a prendere le ruote giuste, poi le perde, quasi subito. Arriva ad un quarto d’ora.
Pierre ROLLAND. 5,5. Il 34enne transalpino che in carriera ha vinto due tappe al Tour (e una al Giro) sembra essere in palla, poi va in palla.
Nairo QUINTANA. 4. Va via fin da subito con uno scatenato Alaphilippe, ma molla subito il colpo e torna nei ranghi. Poi però scivola indietro, e poco prima della scalata del primo Ventoux, quello dal versante di Sault, finisce nel gruppetto di Greipel.
Tony MARTIN. 17. Dopo la “cartellata” della signora in giallo per via dei suoi “opi – omi”, il tedesco finisce rovinosamente ancora a terra nelle prime battute di tappa. Per lui è ritiro: terzo forfait in casa Jumbo dopo Roglic e Gesink.