Matej MOHORIC. 10 e lode. Con il cuore e con tanto altro ancora: è la Slovenia che sorride e risplende al Tour. Vince una tappa pazzesca, di bellezza assoluta, perché le corse le fanno i campioni e qui c’è l’imbarazzo della scelta e non è nemmeno un caso che chi vince pianga lacrime di gioia. Oggi tocca vincere e piangere a questo bellissimo atleta del Bahrain Victorious, un corridore di livello assoluto, che si esalta tra i giganti, con forza e intelligenza tattica non comune.
Jasper STUYVEN 8. Il 29enne belga della Trek Segafredo fa come tutti una corsa pazzesca. A differenza degli altri lui arriva davvero lì a giocarsi la tappa, ma sulla sua strada trova un Mohoric in formato mundial.
Mathieu VAN DER POEL. 10 e lode. Non ci sono parole per descrivere la sua grandezza, il suo tasso di classe, la sua volontà di divertirsi e stupire: lui fa tutto con grazia e tempismo. Se questa tappa è semplicemente sublime, gran parte del merito è dalla maglia gialla che la fa esplodere con il carburo fin da subito. Ingaggia un duello personale con Wout Van Aert, poi con tutto il gruppo, poi con sé stesso che sprinta come un ossesso anche per il terzo posto. È l’agonismo fatto persona. È il manifesto di un ciclismo antico che abbiamo la fortuna di vedere davanti ai nostri occhi oggi.
Kasper ASGREEN. 8. Il 26enne danese della Deceuninck Quick Step è semplicemente strepitoso. Lotta dall’inizio alla fine, e alla fine, questa sera, è 3° in classifica generale.
Franck BONNAMOUR. 8. Porta la Bretagna fuori dai confini regionali e resta in classifica al termine di una tappa da applausi.
Wout VAN AERT. 9. Adesso è lui l’uomo della Jumbo Visma (Roglic anche oggi ha perso terreno, ma è ingiudicabile, visto le botte e le ferite che ha riportato). Adesso non ci sono più dubbi, anche se quache dubbio lo nutro sulla sua tenuta in salita, sin da domani. Mi sembra, come ho scritto dopo la crono dell’altro giorno, che il belga abbia qualche chilo di troppo. Mi sembra un pochino meno performante di un anno fa, meno fluido e dinamico: ma forse mi sbaglio, e in ogni caso ha tutto il tempo per trovare il colpo di pedale ideale per provare a lottare fino alla fine.
Vincenzo NIBALI. 8. Cosa gli si può dire: vai più piano? Lui si butta dentro alla fuga di giornata con lucidità e tempismo e fa un bel salto in classifica, di 13 posizioni. Finisce molto provato, come tutti. Da oggi inizia tutto un altro Tour: e lui è lì. Da applausi.
Julian ALAPHILIPPE. 5,5. Prova ad entrare nella fuga e ci riesce al primo tentativo, ma non al secondo: oggi era una tappa da LouLou e lui non c’era…
Richard CARAPAZ. 6. La sufficienza è più che meritata, perché almeno ci prova nel finale a spaventare il bimbo della Uae Emirates, ma francamente la giornata passiva trascorsa dalla sua Ineos mi ha convinto davvero poco.
Tadej POGACAR. 6. A vedere la sua faccia c’è da credere che il bello debba ancora venire. Calmo e serafico, al limite del distaccato. C’è chi gli dice: fatti tuoi, fai tu. Lui si fa i fatti suoi, lasciando però fare. Alla fine Van Aert gli porta via 3’35”. Ma lui non si scompone. Domani è un altro giorno, e i conti – quelli veri – si faranno domani sera.
David GOUDU. 5,5. La Groupama non muove dito, non dà una mano alla UAE Emirates nemmeno sotto tortura. Chi li capisce è bravo. Difende il 19° posto in classifica, e che diamine!
Rigoberto URAN. 7. Sornione e lesto, attento e scrupoloso, quando vede partire Carapaz e capisce che Pogacar fa l’indiano, non esita un secondo a mandare Higuita a fare una menata che annulla di fatto tutto il vantaggio accumulato (oltre 40”) dell’ecuadoriano. Opplà, les jeux sont faits.
Mark CAVENDISH. 8. Lo sprint di Saint-Benin D'Azy (km 133.8) se lo pappa lui, che veste la maglia verde è allunga in classifica: 168 punti per lui, 103 per Van de Poel.
La TAPPA. 11. La corsa la fanno i corridori, l’abbiamo visto anche noi quest’anno alla Tirreno-Adriatico. Quando il cast è eccellente e lo spartito degno degli interpreti, la sinfonia è quasi sempre all’altezza delle attese. Tirreno da sballo, Tour da goduria assoluta. Non è bello fare sempre i confronti e i raffronti, ma in certe situazioni non è possibile non farlo. Con tutto rispetto, chi ha occhi per vedere e non è obnubilato da ideologie e pregiudizi, vede che a queste latitudini si corre un’altra corsa. C’è un altro (alto) livello: grazie a loro, ai corridori. Oggi è Wout van Aert ad attaccare, e su di lui si porta come un falco la maglia gialla Mathieu van der Poel, ai quali si accoda anche il campione del mondo Julian Alaphilippe. Poi vengono ripresi, ma quei due là non si danno per vinti e ci riprovano Devo andare avanti? La fuga prosegue con 29 interpreti. Prendete nota e poi tirate le vostre conclusioni. Vincenzo Nibali, Toms Skujins e Jasper Stuyven (Trek-Segafredo), Philippe Gilbert, Harry Sweeny e Brent Van Moer (Lotto Soudal), Mathieu van der Poel e Xandro Muerisse (Alpecin-Fenix), Wout van Aert e Mike Teunissen (Jumbo-Visma), Kasper Asgreen e Mark Cavendish (Deceuninck-QuickStep), Imanol Erviti e Ivan Cortina (Movistar), Magnus Cort e Ruben Guerreiro (EF-Nippo), Jan Bakelants e Danny Van Poppel (Intermarché-Wanty-Gobert), Simon Yates (Team BikeExchange), Dylan van Baarle (Ineos Grenadiers), Patrick Konrad (Bora-Hansgrohe), Christophe Laporte (Cofidis), Victor Campenaerts (Qhubeka NextHash), Soren Kragh Andersen (Team DSM), Matej Mohoric (Bahrain Victorious), Hugo Houle (Astana-Premier Tech), Dorion Godon (AG2R Citroën) e Franck Bonnamour (B&B Hotels). Media della prima ora di corsa: 51.6km/h. Dopo due la media "scende" a 49,9km/h. Dopo tre ore: 48.8km/h. Per la cronaca, quella di oggi era la tappa più lunga del Tour, 250 km, con 3049 metri di dislivello. Media finale a 45,5 orari.