Tadej POGACAR. 10 e lode. Sereno, tranquillo come pochi. All’apparenza pedala come se stesse facendo una passeggiata in centro a 51 km/h: un missile. È nato per andare in bicicletta, per essere atleta di alto livello: non si abbatte nella cattiva sorte, non si esalta nella bella. Molti al posto suo nemmeno ti guarderebbero in faccia, lui ti guarda sempre negli occhi, con un sorriso pieno e ti spiega che sulla sua Colnago è sempre felice, perché fa il mestiere più bello del mondo. È un ragazzo semplice: semplicemente unico.
Stefan KÜNG. 9. Lo svizzero campione d’Europa della Groupama-FDJ è superlativo. Una prova maiuscola, senza sbavature, ma non fa i conti con l’oste, che in questo caso è il vero padrone del Tour, Taddeo, al quale non rivolge nemmeno un applauso. In materia di sportività lo svizzero ha ancora tanto da imparare.
Jonas VINGEGAARD. 9. Il 24enne danese della Jumbo-Visma (vincitore quest’anno della Coppi&Bartali) mette in mostra una crono di altissimo livello. Che fosse un gran bel passista lo sapevamo, ma che potesse anche spaventare king Küng (32'27" a 8 secondi), no. Magnifique!
Wout VAN AERT. 5. Appesantito, poco fluido nella sua pedalata: dei Jumbo è chiaramente quello che va meno bene. Aveva la grande occasione della vita e la getta alle ortiche.
Mathieu VAN DER POELidor. 10. Perde ma vince, e si tiene stretta per 8 secondi la maglia gialla e prosegue il sogno. Nonno Raymond non riuscì mai a vestire quella magica maglia, il nipotino volante se la tiene per il quarto giorno consecutivo.
Kasper ASGREEN. 8. Il 26enne danese della Deceuninck Quick-Step si piazza 6°, ma non è un risultato banale: è tanta roba.
Primoz ROGLIC. 7. Perde il confronto diretto con Pogacar, ma la mummia della Jumbo Visma fa quello che può, e per quanto mi riguarda, fa tanto. Non cola a picco, resta lì in attesa di giorni migliori. Contro questo Pocagar forse c’è poco da fare, ma qualcosa farà.
Mattia CATTANEO. 8. Terzo all’italiano – e arrivare di questi tempi sul podio tricolore, visto il livello, significa essere forti forti – si conferma anche sulle strade del Tour tra i più forti specialisti del tempo al mondo.
Richie PORTE. 6,5. Tra gli uomini di classifica, soprattutto tra le punte Ineos, è quello che va meglio. Alla fine è 9°, non male, peccato che abbia perso troppo tempo nelle tappe precedenti.
Geraint THOMAS. 6. Tempo alto, ma non altissimo, soprattutto se teniamo in considerazione il fatto che il britannico della Ineos a questa crono arriva livido e con una spalla lussata. Insomma, cerca di non perdere tempo, più che rosicchiarlo.
Alexey LUTSENKO. 8. Il 28enne corridore kazako si difende con grandissima classe e ora nella generale è 5° a 1’21” dalla maglia gialla: per gli Astana Premier Tech non è assolutamente male.
Pierre LATOUR. 7. Il 27enne della TotalEnergies mette in scena una buonissima prova contro il tempo. Tra giganti della specialità, lui non fa la figura del nanetto e intanto è lì, in sesta posizione, a 1’28” da MVDP.
Rigoberto URAN. 6,5. Fa quello che può il 34enne colombiano della EF-Nippo, per perdere il meno possibile e restare nella top ten. Operazione riuscita.
Julian ALAPHILIPPE. 5. Aveva la possibilità di difendersi molto bene su un tracciato che non lo penalizzava in partenza. Aveva sulla carta anche la possibilità di vestirsi di giallo, invece resta al verde.
Richard CARAPAZ. 4. Male, molto male: paga tantissimo, in una crono dove si pensava potesse difendersi meglio. Ora nella generale è il meglio piazzato degli Ineos, ma è 9° ad un minuto e mezzo da Pogacar.
Bauke MOLLEMA. 5,5. L’uomo che non si vede, non lo si vede neanche oggi: speriamo di cominciare a vederlo.
Jakob FUGLSANG. 5. Tra i danesi in campo va piano, anche nella generale al momento è piuttosto lontano.
Vincenzo NIBALI. 5,5. È qualche anno che nelle prove contro il tempo fatica e anche oggi va nel segno della continuità, ma in ogni caso è in scia di gente come Gaudu, Quintana, Mollema, Fuglsang e Thomas, che al Tour sono venuti con ben altri propositi.
Simon YATES. 5,5. Brent Copeland, il grande capo della BikeExchange, era stato chiaro fin da subito: «Andremo a caccia di tappe, con una squadra combattiva». Simon fa una crono lenta, prudente, di conserva: in questo Tour punterà alle tappe.
Mark CAVENDISH. 7. Si gode la cronometro come una passerella, facendo davvero una sfilata tra una moltitudine di spettatori. «Volevo godermi la giornata in verde, davvero bella tutta la folla, i sorrisi e i bambini. È ciò che mi è mancato di più, grazie al pubblico francese». Merci Cav.
Amund Grondhal JANSEN. 6. Il norvegese del team BikeExchange è il primo a scattare, visto che è ultimo. È il paradosso delle crono nei Grandi Giri: tagliare il traguardo per primo, non significa proprio nulla, se non ribadire che sei ultimo.
La SIGNORA IN GIALLO. 4. Lo dico senza problemi: pensavo che l’azione di Gendarmerie e Aso fosse solo di facciata. Figurarsi se la beccano… Sono stato sonoramente smentito: in Francia (voto 10) non scherzano affatto. Il 4 anche a me.