Jens Voigt è pronto a commentare il Tour de France per Eurosport e svela a tuttobiciweb le sue previsioni per le tre settimane in giallo che ci aspettano. Professionista dal 1997 al 2014, l'ex pro' tedesco in carriera ha colto 66 vittorie e partecipato per diciassette volte alla Grande Boucle, che ora racconta da dietro il microfono. Sposato con Stephanie, è padre di sei figli, con i quali vive a Berlino.
Jens quanto ciclismo c'è nella tua vita oggi?
«Chiaramente non abbastanza. Se provo a dirigermi verso il garage mia moglie e i miei figli mi ricordano “Ti sei ritirato, perchè vuoi andare in bici? Per 20 anni abbiamo aspettato che tornassi dai ritiri, ora ti vogliamo a casa”. Così di tanto in tanto mi ritaglio un paio d'ore giusto per restare in forma, niente di più. Continuo ad amare la bicicletta e anche se ormai sono 6 anni che non gareggio più, la passione è intatta. Quando sono sulla sella mi sento completo, quando sono lontano dalla mia bici mi sembra di aver perso una parte del mio corpo. Dopo così tanti anni sono così legato al mezzo su cui ho trascorso una vita e girato il mondo, è il mio ambiente naturale, quello per cui sono nato. Detto questo, non ho abbastanza tempo. Ho sei figli, dei cani, un gatto e un coniglio, più tante faccende da sbrigare legate alla famiglia e alla casa. Ho una vita piena».
Anche lavorativamente parlando. Oltre a fare il commentatore per Eurosport, di cosa ti occupi?
«Sono ambasciatore mondiale delle biciclette Trek. Ho una piccola azienda che produce t-shirt e felpe con cappuccio fuori Denver, negli USA, che si chiama “Shut Up Legs” (gambe state zitte, ndr). Organizzo un piccolo evento in bicicletta nella California del Nord che purtroppo l'anno scorso è stato cancellato a causa della Covid-19... Allestisco eventi di beneficenza. Per esempio insieme ad un amico, la cui figlia soffre di epilessia, abbiamo messo in piedi una ride “Shut up legs” nel sud dell'Inghilterra, nella New Forest, con la quale abbiamo raccolto circa £15.000, una piccola somma ma importante. Lavoro per il Tour Down Under e per tante altre realtà differenti in giro per il mondo. Collaboro con alcune riviste e scrivo delle anteprime in vista del Tour de France. Il tutto mi tiene occupato e ha sempre a che fare con il ciclismo».
Chi è il tuo favorito per il Tour che scatta domani?
«I nomi più attesi sono gli stessi dell'anno scorso: mi aspetto una battaglia all'ultimo colpo tra Tadej Pogacar e Primoz Roglic. INEOS Grenadiers schiera un team davvero forte ma nessuno dei suoi elementi, a mio avviso, è all'altezza per la vittoria contro i due sloveni. Di sicuro la formazione inglese metterà un uomo sul terzo gradino del podio. Tra le sorprese una l'abbiamo scovata già nel leggere la lista dei partenti: sono felice di rivedere Mark Cavendish al Tour. È un combattente, ho il massimo del rispetto per lui. Ha ricevuto più colpi di qualsiasi pugile dei pesi massimi, è rientrato da incidenti, da virus ed è più affamato che mai. Speriamo riesca a vincere una tappa, sarebbe un gran colpo per uno che non aveva più un contratto e ha deciso da ex campione del mondo di rimettersi in gioco con il minimo salariale per tornare a disputare la corsa a tappe più importante al mondo, sarà grato alla squadra per l'opportunità e la sfrutterà al massimo. Tra i corridori che potrebbero stupire e mi piacciono molto nomino Guillaume Martin della Cofidis. Vale molto di più di quanto ha mostrato finora. Dopo essere stato 10° e 11° negli ultimi anni, credo che questa volta riuscirà a concludere la Grande Boucle tra i primi cinque».
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