«Come la storia diventa gloria? La storia diventa gloria perché è scritta con l’umiltà e la sapienza, con il coraggio e la fatica. Con la collaborazione di molti e la fortezza di sostenere anche la solitudine e la sconfitta. Insomma è l’amore che avvolge di gloria la storia. È questo che ho imparato da Ernesto Colnago. È per questo che dico grazie!». Mario Delpini, Arcivescovo di Milano.
Questo è l’atto conclusivo di una visita privata nella “casa” del Maestro di Cambiago, Ernesto Colnago, che questa mattina ha avuto la sorpresa della visita dell’Arcivescovo di Milano, Mario Enrico Delpini, accompagnato per l’occasione da don Mario Antonelli, da qualche anno vicario episcopale, coordinatore del CSI, nonché grande appassionato di ciclismo.
«Sono affascinato da queste biciclette, che sono frutto di lavoro e di passione – ha detto monsignor Delpini -. Io la bicicletta l’ho sempre usata come mezzo di locomozione, lenta, molto lenta. Non sono un grande conoscitore di cose ciclistiche, ma amo gli eroi del ciclismo, quelli che ho imparato ad apprezzare sin da ragazzino nei racconti di Dino Buzzati, sul “Corriere della Sera”».
Guarda con attenzione e si fa raccontare da due eccellenze del nostro sport, Ernesto Colnago e Beppe Saronni. La bici del mondiale di Goodwood, quella del record dell’ora di Eddy Merckx, delle cinque Roubaix targate Mapei, quella d’oro regalata a Giovanni Paolo II e poi qualche anno fa riacquistata … qui c’è la storia. «Vengo da Jerago (è nato a Gallarate, nel 1951, ndr), terra di Alfredo Binda. Avevo un nonno, Enrico, che in bicicletta aveva corso e qualche medaglia l’ha anche vinta – racconta -, ma come ho detto io ho sempre usato la bicicletta per spostarmi, ma anche per contemplare le bellezze del nostro mondo. Ma del ciclismo apprezzo il sacrificio e la costanza, e che bello quel gesto che i corridori fanno quando alzano le braccia al cielo, come a ringraziare il nostro Signore».
Saronni sorride: «A Jerago vinsi da allievo una delle mie prime corse …». Ernesto Colnago accompagna paziente, mostrando le sue creature, «fatte da me e da tanti che mi hanno aiutato… perché da soli non si fa nulla. Da soli si pensa e si prega». L’Arcivescovo benedice tutti e saluta con un sorriso dolce e soddisfatto. Don Mario ancora di più, lui che pedala appena può, in Brianza o nella Bergamasca. «Nel 2003 feci una follia, come dice Monsignor Delpini al limite dell’idolatria: corsi la GF Campagnolo e la Marmotte, con il Galibier («quando passai nel punto in cui scattò Pantani mi emozionai…», racconta) e l’Alpe d’Huez. Oggi pedalo di meno, ma la passione resta tantissima».
Ernesto Colnago accompagna tutti nel suo ufficio. Apre il libro che conserva i pensieri di tanti viandanti illustri che sono transitati da qui. Monsignor Delpini suggella l’incontro con poche righe. «Come la storia diventa gloria? ... ». E anche questa visita fa già parte della storia.
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