Oggi Damiano Caruso ha vinto da eroe e da campione, questa volta non ci sono davvero mezzi termini per raccontare quello che ha fatto sul traguardo dell’Alpe Motta. Un successo in solitario al termine di un’azione spettacolare e che gli ha dato il giusto riconoscimento per un Giro corso veramente a tutta e un secondo posto nella classifica generale.
«quello che ho fatto oggi è veramente pazzesco, faccio fatica a trovare le parole per descriverlo perché sono ancora incredulo- spiega Damiano Caruso- niente di quello che è successo è stato pianificato. Sul Passo San Bernardino abbiamo visto che il team dsm accelerava e che aveva intenzione di fare la discesa veramente a tutta, ho scambiato due parole con Pello Bilbao e gli ho detto “mettiamoci nelle prime posizioni qui potrebbe succedere qualsiasi cosa”. In effetti così è stato, tante cose succedono così per caso. In quegli ultimi 200 metri ho pensato a tantissime cose, alla fatica che ho fatto per arrivare fin qui, oggi ho realizzato un sogno»
Sotto il traguardo tanta emozione e tante dediche speciali, a Mauro Battaglini il suo storico procuratore venuto a mancare qualche tempo fa, alla moglie, ai figli, alla squadra e anche un po’ a se stesso. «solo io so a quante cose ho rinunciato, i sacrifici, la dedizione che in questi anni ho messo per il bene della squadra, finalmente ho il giusto riconoscimento. Ho voluto correre senza paura, ad un certo punto mi sono anche chiesto se avessi fatto la scelta giusta, poi mi sono detto, “ma chissene frega, sono qui e voglio andare fino in fondo”»
Il Giro era iniziato per Caruso un tutt’altro modo, doveva essere il gregario fidato di Landa, il suo ultimo uomo per andare alla conquista del Giro. Poi però il destino si è messo in mezzo e dopo la terribile caduta del basco nella tappa di Cattolica costatagli il ritiro, Damiano si è ritrovato catapultato in una nuova dimensione, d’improvviso capitano del team Bahrain Merida pronto a battersi per il podio del Giro. Per lui che è sempre stato abituato a lavorare per gli altri è stata una possibilità immensa che ha saputo cogliere al volo gestendo la corsa veramente alla grande.
«quando passi una vita a fare il gregario non sei abituato a certi generi di pressioni, non dovevo fare il risultato a tutti i costi e in qualche modo posso dire di aver passato anche in modo tranquillo tutta la prima parte della mia carriera- prosegue Caruso- diventando capitano qualcosa è cambiato, ma in realtà sono il Caruso di sempre con i suoi pregi e i suoi difetti e con i valori saldi che vuole difendere ad ogni costo. La tappa di Montalcino era quella che temevo di più e dopo quello scoglio ho capito che potevo fare qualcosa di grande. Mi sono chiesto cosa avessi da perdere, mal che vada sarei ritornato ad essere il corridore di sempre. Ho voluto tentare un sogno impossibile, anche se ho sempre cercati di tenere i piedi per terra. La squadra è stata sempre fondamentale, oggi Pello Bilbao si è proprio superato, quando ha terminato il suo lavoro mi è venuto istintivo ringraziarlo, era il minimo. Se adesso sono qui a raccontare di questo mi sogno è merito soprattutto suo, appena ne avrà la possibilità cercherò di restituirgli il favore come ho sempre fatto, sulla strada.»
L’emozione per Caruso è davvero tanta, per lui il Giro potrebbe finire anche oggi, con quel traguardo meraviglioso che va ad impreziosire una carriera fatta di tanti sacrifici. Manca però una cronometro finale di circa 30 km da Senago a Milano che lo porterà a salire sul secondo gradino del podio dietro a Bernal, una giornata che si vuole godere al pieno. «domani darò tutto quello che mi è rimasto, penso che sia giusto così, non voglio fare calcoli, ma godermi tutto quanto, dalla mattina con il riscaldamento e per tutti i 30 km della cronometro. Qualsiasi cosa accadrà, per me sarà un trionfo »