Kiell Carlstrom è Un finlandese con la passione, poi diventata professione, per il ciclismo, scoperta nel suo paese di origine e sviluppata a livello agonistico in Italia con 11 anni di professionismo, prima di diventare l'attuale general manager della Israel S tart-Up Nation, la squadra dove corre il fuoriclasse britannico e suo ex compagno di squadra Chris Froome.
«Andavo forte in tutti i percorsi senza però essere il numero uno in nessun tracciato -dice l'attuale dirigente ciclistico - e le tante vittorie conseguite in Finlandia mi fecero capire che se fossi voluto veramente competere con i migliori lo avrei dovuto fare in Italia dove c'erano le più forti squadre del mondo in una terra di grandi tradizioni in questo sport. A consentirmi questo trasferimento fu quello che poi diventò un mio compagno di squadra, Cristian Fanini. Vedendomi correre al Giro della Bulgaria e della Jugoslavia, rimase colpito dalle mie prestazioni indicandomi ad Amore e Vita Beretta, la squadra gestita da suo padre Ivano.Così nel 2002 arrivai in Italia. Superai le difficoltà che comporta un clima completamente diverso e conobbi un modo di vita che ignoravo».
L'AMBIENTAMENTO IN L'ITALIA. «Intrapresi un viaggio verso una nuova vita accanto a gente nuova, con abitudini e lingua diverse dalla mia ma ebbi la fortuna di correre in una squadra che seppe mettermi a mio agio, arricchendomi dal punto di vista umano e soprattutto ciclistico».
Più ascoltiamo le esperienze con la squadra di Fanini da parte di grandi campioni e più ci accorgiamo che questa società ciclistica ha sempre progettato, in 37 anni di storia, la valorizzazione di giovani promesse come ad esempio lo stesso Carlstrom che ebbe l'opportunità, grazie ad Amore e Vita-Beretta di proseguire la sua carriera prima alla Liquigas e poi alla Sky, due fra le più forti squadre del mondo
LE PRIME VITTORIE CON AMORE & VITA-BERETTA. Un triennio con Fanini, diretto da due imolesi: prima Roberto Pelliconi, poi Giuseppe Lanzoni. Le luci della ribalta per Carlstrolm si accesero dopo l'adattamento del primo anno. Nel 2003 le sue prime vittorie internazionali: si impose in Austria nella 2a tappa della Uniqa Classic e nella classifica generale Saaremaa Velo Tour nell'Estonia Occidentale, mentre nel 2004 vinse la prova unica del campionato nazionale finlandese, tappa e classifica generale dell'Unika Classic in Austria, facendosi conoscere dalle grandi squadre del ciclismo internazionale.
«Questi successi con Amore & Vita mi diedero una spinta in più per continuare, perchè non c'è niente di meglio che vincere per trarre dallo sport stimoli per migliorare. Fanini mi dette in locazione alcune stanze della sua villa di Gragnano per essere sempre vicino alla squadra. Il secondo anno mi permise di fare arrivare anche mia moglie ed allora raggiunsi l'apice della felicità: correvo in Italia, vincevo le prime corse e ripensavo quando da bambino sognavo tutto questo. Amore & Vita e Liquigas sono state per me due famiglie»
A chi dire grazie?
«Ole Wackstrom, il mio primo allenatore. Colui che mi capiva studiando allenamenti appropriati alle mie caratteristiche. Per me fu un forte dolore quando tre anni fa è venuto a mancare. In Italia penso ogni tanto al mio amico Cristian Fanini, attuale team manager di Amore & Vita, a suo padre Ivano e al mio ex diesse. Giuseppe Lanzoni. Tutti loro hanno contribuito alla mia formazione da ciclista, ad aprirmi la mente nel diventare verso un ciclismo pulito».
LA ISRAEL START-UP NATION. Le sue esperienze ciclistiche con Amore & Vita, Liquigas e Sky, hanno consentito a Carlstrom di maturare anche una volta attaccata la bicicletta al chiodo e di formarsi come diesse e General Manager.
«Il lavoro da general manager è molto più impegnativo e stressante, ma nello stesso tempo anche gratificante. Da ciclista ti occupi soltanto di te stesso e del lavoro di squadra. Finita la corsa poi ci si rilassa in albergo. Invece da general manager non ci sono orari. Devi pensare a tutto: dai ciclisti, ai meccanici, alla logistica, a tutto il necessario che serve alla squadra e non hai mai un orario preciso».
Dopo essere stato diesse della Iam Cycling dal 2013 al 2016, per l'ex ciclista di Fanini si aprono le porte di una squadra con licenza World Team: la Israel Start-Up Nation del magnate Sylvan Adams, residente a Tel Aviv, la squadra dove corre il fuoriclasse britannico Chris Froome, uno dei soli sette corridori ad aver vinto almeno una volta le tre corse a tappe più importanti: Tour, Giro e Vuelta. Ma anche la squadra che ha visto nel Giro d'Italia in corso indossare la maglia rosa al trentacinquenne friulano Alessandro De Marchi. Carlstrom si è meritata questa fiducia dimostrando capacità di negoziazione dei contratti con i ciclisti ed una buona formazione nell'ambito del management sportivo.
Ci vuole parlare di questa squadra che si sta inserendo fra le grandi?
«Abbiamo un grande presidente come Sylvan Adams. A 40 anni scoprì la passione per il ciclismo diventando un bravo cicloamatore. Poi la Israel gli propose di diventare consigliere e lui accettò. Da consigliere a dirigente il passo fu breve fino a diventare l'attuale presidente e, grazie al suo interessamento e alla suo impegno economico il Giro d'Italia del 2018 è partito per la prima volta da Israele. La nostra squadra vuole costruire un futuro puntando sui giovani, anche se per il momento ci danno soddisfazioni atleti di esperienza. Lo scorso anno conquistammo la prima vittoria al Giro d'Italia con Alex Dowsett e quest'anno Alessandro De Marchi ha indossato la maglia rosa che è il sogno di tutti. E poi è arrivato l’acto di ieri di Daniel Martin in una tappa bellissima a Sega di Ala»
Che programmi avete nel breve per Froome?
«Crediamo molto in lui e pensiamo che possa ripetere alcune delle sue grandi vittorie conquistate con Sky e Ineos. Da quest'anno con noi, ma non gli mettiamo fretta. L'importante è che recuperi la condizione migliore dopo la rovinosa caduta del 2019 al Critérium du Dauphiné. Se sarà in condizione, sicuramente lo vedremo ancora una volta fra i grandi protagonisti del prossimo Tour. Noi crediamo molto sulle sue ancora enormi possibilità. Froome è uno di quei corridori che nell'ultima generazione hanno dato maggiori emozioni agli appassionati di ciclismo. Lo conosco da molti anni: alla Sky eravamo spesso compagni di camera. Fu lui a propormi di diventare direttore sportivo. Fra noi c'è sempre stata unità di intenti ed assieme al nostro presidente abbiamo progetti ambiziosi. Ma ora ripeto, l'importante è che lui recuperi la miglior condizione fisica».
da La Gazzetta di Lucca a firma di Valter Nieri