Daniel MARTIN. 10. Voleva vincere una tappa (ora è nel club di chi ha vinto una tappa in tutti i Grandi Giri) e ce l’ha fatta! Non era facile, anche se l’irlandese della Israel trova spazio fin dal mattino. Oggi la tappa era preziosa, molti ci puntavano, ma lui è riuscito ad ottenerla con sacrificio e determinazione. Quella di oggi era una salita vera, poco conosciuta, ma vera e Dan è stato all’altezza dei grandi. Non ha ricevuto regali, tuttalpiù ce l’ha fatto.
Joao ALMEIDA. 9. Un gladiatore, che non si arrende mai, che sta correndo un Giro di ricorsa e non si accontenta mai. Tipo tosto, il portoghese, e visto come sta, non starà certamente lì a guardare. Non l’ha mai fatto e non lo farà.
Simon YATES. 10. Con il sole brilla anche il fantasmino britannico. Forse arriva alla resa dei conti un po’ troppo indietro, forse nella tappa del Giau ha lasciato per strada troppo tempo, ma ormai non ha più niente da perdere: c’è un Giro che si può ancora vincere. Qui ha dato un bel colpo d’Ala.
Diego ULISSI. 10. Ha rischiato di non essere al Giro, oggi per me lì, a Sega di Ala, non ci doveva essere. Assieme ai vincitori di giornata, Daniel Martin, Simon Yates, Joao Almeida, c’è anche lui: Diego, che arriva insieme alla maglia rosa e Caruso. Un quarto posto pazzesco, ottenuto con classe e talento.
Damiano CARUSO. 7. Fa il suo, marcando Bernal. Poi resta con lui e per certi versi la maglia rosa dovrebbe anche ringraziarlo, perché nel finale gli dà anche una grande mano. Corre con intelligenza, cercando di non andare mai fuori giri ma con il suo passo.
Egan BERNAL. 5. Mi segnala sin dal mattino – un caro e vecchio amico mio e di tuttobiciweb – che il colombiano pare essere un po’ rigido di schiena. Mi chiama per dirmelo: non mi convince. Non l’ho visto benissimo in sella. Sulla Sega di Ala vive la sua giornata no. Potrebbe colare a picco ed è bravo a medicare una giornata che poteva essere molto più amara.
George BENNETT. 6. Non fa una gara “monstre”, ma visti i danni che fa questa tappa, lui si difende meglio di tanti altri.
Tobias FOSS. 5. Il 24enne norvegese della Jumbo-Visma doveva essere una delle grandi sorprese di questo Giro: non è così.
Lorenzo FORTUNATO. 6. L’uomo che ha domato il “Mostro”, viene respinto da un colpo di Ala. Questo passerotto non sarà un’aquila, ma sa volare.
Romain BARDET. 4. Ha dato segnali di vita e ripresa, oggi si è nuovamente spento. Fine delle trasmissioni.
Aleksandr VLASOV. 4. Il 25enne russo dell’Astana ci ha messo tutta la volontà di questo modo, ma poi le parole stanno a zero, servono le gambe.
Hugh CARTHY. 4. Si parla poco di questo corridore britannico, ma forse per parlarne di più qualcosa di più dovrebbe anche fare.
Giulio CICCONE. 17. Che dire? Travolto e tirato giù, al pari del suo capitano Vincenzo Nibali che finisce anche oggi nei premi. Non c’è altro da aggiungere, purtroppo. Gira male, per loro e per noi.
Gianni MOSCON. 8. Si fa tutta la tappa in avanscoperta, alla ricerca di gloria e applausi sulle strade di casa. Sogna il colpo, ma quando parte Daniel Martin si amministra in attesa di essere raggiunto dal gruppo maglia rosa e riprendere il lavoro in testa al plotone. Il “trattore” non si risparmia, non si nasconde. A viso aperto, come sempre.
Sega di ALA. 9. Salita, salita vera, di velocità e anche di pendenza. Resta nelle gambe e basta vedere la faccia dei corridori per comprendere che questo Giro accorciato e abbassato resta tosto, tostissimo. Non oso immaginare cosa sarebbe successo se ci fossero stati il Fedaia e il Pordoi. Se ci fosse anche il Mottarone. I corridori sono già stravolti adesso, sono già con le gambe in croce e non ho idea di quello che sarebbe successo con il menù al completo. Queste, in ogni caso, sono tappe belle: corte e veloci. A loro fanno male, a noi appassionati fanno bene.