C come Campenaerts. Nel senso di Victor, ciclista belga della Qhubeka Assos. A Gorizia ha finalmente conquistato una tappa al Giro dopo quattro piazzamenti alle spalle del vincitore: nel Paese della pasta, non capiva perché gli toccasse sempre il secondo e mai il primo. E’ la prima volta che vince una corsa in linea in un grande giro pur chiamandosi Victor: a chi glielo ha fatto notare, ha replicato di conoscere un Albino con i capelli rossi, un Fiorentino nato a Sassari e un Diamante che non vale nulla. Ha un cognome che inizia per Camp come campione e finisce per aert, come il suo amico Van Aert: ancora non è riuscito ad essere né l’uno né l’altro. Al Giro è andato in fuga spesso, confermando che la sua squadra ha sempre un Assos da giocarsi. Primatista dell’ora da due anni, prima del tappone ne aveva due (ore, non anni) di ritardo da Bernal: un primato anche quello. Racconta di aver smesso di pensare alle crono perché con quelli come Ganna c’è poco da fare: con questo criterio, c’è il caso che smetta anche di pensare alle tappe di montagna e a quelle per velocisti. E’ famoso per l’uso di una maschera che gli consente di respirare area rarefatta come fosse sull’Everest: siccome lassù una tappa non arriverà mai, gli hanno consigliato di allenarsi per una spedizione alpina. E’ un metodo che lo ha migliorato: pare non soffra più di sinusite. E’ famoso anche perché nel 2017, al termine della crono a Montefalco, si è aperto la maglia per mostrare la scritta ‘Carlien daten’, rivolta a una ragazza: ha specificato che era il modo per chiedere un appuntamento e non altro. Quando si sono incontrati, lei gli ha chiesto di rimanere amici, così come piazzamento gli è toccato un altro due: di picche.
G come Ghirotto. Nel senso di Massimo, ex corridore, ora voce di Radiorai. Per tutti Ghiro: quando è in servizio alla corsa rosa, Ghiro d’Italia. In bici non è stato uno qualsiasi, perché ha vinto tappe al Giro, al Tour e alla Vuelta: avrebbe voluto farlo anche in California e in Gran Bretagna, ma là non ha mai corso. E’ stato anche uno dei fedelissimi di Alfredo Martini: se il mitico ct vinceva i Mondiali con Ghirotto, figuriamoci cosa avrebbe fatto con otto Ghiri. Sceso dalla bici, è diventato tecnico della mountain bike: da persona perbene, è l’unico modo che ha per andare un po’ fuoristrada. Da anni segue il Giro per la radio: non gli era mai capitato di andar forte come una moto, né di trasformarsi in un Ghirovago. E’ diventato abile nel rimbalzarsi la linea con l’altro inviato in corsa e con la postazione centrale: in questa Ghirandola di collegamenti non gli viene mai il capoGhiro. Spesso e volentieri divide i suoi viaggi in gruppo con Cassani, anche lui al seguito della gara in moto: non la stessa, ciascuno sulla propria. Vecchi compagni di squadra e di Nazionale, passano le giornate raccontandosela: qualcuna la raccontano pure in diretta, ciascuno sul proprio canale. Qualche giorno fa, il Ghiro da perfetto gregario ha passato a Cassani una bottiglia d’acqua, che l’attuale ct ha bevuto tutta d’un fiato prima di restituirgliela: prima di andare a buttarla, Ghirotto ha elegantemente evitato di congratularsi con l’amico per essere migliorato negli anni, perché nemmeno da corridore era così veloce a fare il vuoto.