Victor CAMPENAERTS. 10. È pazzesco, per agonismo e determinazione. Allocchio fischia e dà l’inizio alla tappa e lui parte come un razzo, come se dovesse stabilire il nuovo record dell’ora. Le sue accelerazioni sono letali, difficilmente non si trasformano in azioni, esattamente come è successo quest’oggi. Primo successo al Giro, il sesto in carriera. Pensato, voluto, costruito con una foga che colpisce. L’ultimo a resistergli è stato Oscar Riesebeek, ma l’Oscar questa volta è per Vittorio.
Oscar RIESEBEEK. 8. Il 28enne poteva gestire meglio nel finale le energie rimanenti? Forse, ma alla fine oggi è stata una tappa folle, corsa a ritmo esagerato fin dall’inizio. Arrivano un po’ tutti con le gambe in croce, e il più veloce dei lenti è Victor.
Simone CONSONNI. 8. Entra nella fuga di giornata e ha solo una speranza: restare lì, il più possibile, per giocarsi la tappa allo sprint. Non era facile, ma l’importante è averci provato.
Dario CATALDO. 7. La Movistar, perso il capitano Soler, s’inventa un nuovo Giro. Lui che è fantastico a proteggere, guidare e accudire, si carica la squadra sulle spalle e prova a gettare il cuore oltre l’ostacolo. Il cuore è grande, ma occorre anche un pizzico di fortuna. Arriverà.
Bauke MOLLEMA. 6. Fa il minimo in un Giro che al momento non esalta le sue doti di combattente resistente. Ci prova più di testa che di gambe.
Giacomo NIZZOLO. 7. Si ferma dopo lo Zoncolan, alla vigilia del tappone dolomitico di domani. L’ha pedalato il “Kaiser”, non è salito in ammiraglia prima di affrontare il mostro. Se mi piace il suo ritiro? Certo che no. Io vorrei vedere sempre i miei ragazzi lottare fino alla fine, ma è anche vero che per i velocisti di spazio ne era rimasto ormai davvero pochino. Stradella? Forse. Su una cosa non sono d’accordo con il mio compagno di viaggio Cristiano Gatti: paragonarlo a Caleb Ewan mi sembra eccessivo. L’australiano ha fatto un uno-due velocissimo e con la stessa velocità ha tolto il disturbo: inizio 8° tappa e a casa. Giacomo, perlomeno, si è fatto sei giorni in più. Dice: non si fa così. D’accordissimo, anche se da che mondo è mondo – al Giro – l’hanno sempre fatto, da Robbie Mc Ewan in giù. Evoca Erik Zabel? «… che alla sola idea di un ritiro anticipato, senza motivi seri, si sarebbe fatto martellare un alluce». Sì, certo, al Tour, dove vinse sei maglie verdi consecutive, non certo al Giro d’Italia, che corse solo a fine carriera, senza vincere una tappa che una. Forse, poi, non dovremmo neanche prendercela così tanto noi, perché i primi a dover avere perlomeno il broncio dovrebbero essere gli organizzatori, gli amici di Rcs Sport, che si dannano l’anima per mettere in piedi una corsa di livello mondiale e meriterebbero più rispetto e considerazione. Questo sì. Dimenticavo: volete i velocisti a Milano? Beh, se invece di una cronometro proponete un bel circuito finale modello Tour...
George BENNETT. 8. Non è scontato che il tuo principale, il tuo capo ufficio, in questo caso il tuo capitano ti dica grazie. Te lo dimostri con fatti concreti e gesti inequivocabili. Ieri, finita la corsa (7° a 2’10” da Lorenzo Fortunato), il neozelandese si è ripulito alla bell’e meglio, si è coperto ed è ripartito in discesa per raggiungere il motorhome, quando sulla sua strada ha incrociato Edoardo Affini che invece la tappa la doveva ancora concludere. Cosa fa Bennett? Gira la bici e risale nuovamente verso il traguardo con il suo fedele e prezioso compagno di squadra. Un gesto che vale. E anche tanto.
Emanuel BUCHMANN. 17. Il tedesco della Bora rimane coinvolto nella caduta di inizio tappa ed è costretto al pari di Natnael Berhane (Cofidis), Ruben Guerreiro (EF Nippo) e Jos van Emden (Jumbo-Visma) ad abbandonare la corsa. Il tedesco era 6° nella generale a 2’33” da Bernal. Peccato davvero per tutti. Lasciare la “corsa rosa” in questo modo non è mai bello.
Guy DOBBELAERE. 8. È il presidente di Giuria che, dopo la grave caduta di gruppo, decide con il direttore del Giro Mauro Vegni e il direttore di corsa Stefano Allocchio di fermare giustamente la corsa e neutralizzarla per più di mezz'ora. Il tempo necessario per consentire allo staff medico del Giro di soccorrere i tanti corridori feriti. In assenza delle cinque ambulanze e senza adeguata assistenza medica, non è chiaramente possibile proseguire la corsa in sicurezza. Alcuni di questi, che si trovavano al momento della caduta già in fuga, hanno anche mugugnato. Spero che qualcuno, questa sera, spieghi loro le ragioni di questa sacrosanta decisione. Si predica tanto sulla sicurezza nelle corse, eppure c’è ancora qualcuno che fatica a comprendere. Fate loro un corso. La corsa è corsa, ma un buon corso sulla sicurezza è quel che serve.
Bici MOTORINI. 71. Non è la prima volta, ma è anche giusto segnalarlo, per il grande lavoro che continua ad esserci da parte dei giudici Uci contro le frodi tecnologiche. Ieri, durante la tappa dello Zoncolan, sono state controllate 71 biciclette, e tutte sono risultate conformi alle norme Uci.