D come Dante. Nel senso di Alighieri, padre della lingua italiana. E’ chiamato anche il Sommo Poeta: è indicativo della sua grandezza, non è l’indicativo presente del verbo sommare. Lo conoscono anche i ciclisti per averlo studiato a scuola, anche se c’è chi dopo una vacanza al Lido di Dante è convinto che quello sia il nome del bagnino. Ha scritto la Comedia, successivamente definita Divina: anche chi si rivela campione a volte diventa di vino. E’ stato inventore di parole nuove come molesto ed egregio e di espressioni come ‘galeotto fu’ o ‘non mi tange’: fra i suoi degni eredi c’è il Magrini, toscano come lui e voce di Eurosport, al quale si devono termini come ‘fagianata’ e motti tipo ‘cane vecchio sa’. E’ stato anche (Dante, non Magrini) l’inventore della figura del gregario: fra Inferno e Paradiso, ha voluto Virgilio a fargli l’andatura. E’ stato un precursore del ciclismo, anche se la bici è stata inventata dopo: come la sua opera, lo sport porta a una visione della Trinità, vale a dire i tre sul podio finale. Ha anticipato molti personaggi attuali: nelle sue cantiche l’ex maglia rosa Valter si rivede in Attila, il ds espulso dal Giro per aver investito un corridore in Cacciaguida. C’è pure chi l’ha accostato a Pantani, ma ormai è una moda: per evocare il Pirata basta averne avuto il poster in camera da piccoli o aver mangiato una piadina a Cesenatico. Bravi gli organizzatori a dedicare una tappa a Dante, ma non saranno mai al suo livello: loro hanno disegnato giri, lui gironi.
V come Vlasov. Nel senso di Aleksandr, ciclista dell’Astana. Russo di Vyborg, città che ha dato i natali a Ekimov e Berzin: lì, per diventare un campione della bici, il primo requisito è avere un cognome di sei lettere. Viene da una località famosa per la produzione della carta: la chiede anche alle corse, possibilmente bianca. Prima di salire in bici, si è dedicato a judo e calcio, imparando a far perdere il controllo all’avversario e ad andargli via in contropiede. Sceso in Italia, ha preso casa a Vigevano, dove ha imparato a fare le pulizie e a cucinare: fosse atterrato nella vicina Voghera, sarebbe diventato casalinga. Da lì si è trasferito sul Garda poi sull’Iseo, dove ha imparato un italiano perfetto: ammesso che lo possa essere quello dei bresciani. Al Giro è in pratica al debutto, perché lo scorso anno è tornato a casa il secondo giorno: problemi di stomaco, non ha digerito lo spostamento della corsa a ottobre. E’ qui per vincere, forte dei consigli di Beppe Martinelli che segue alla lettera: nel mangiare, nel riposare, nel farsi massaggiare, nello spegnere la luce in camera, nel modo di sistemare i vestiti e nei testi da inviare su whatsapp. Lo ascolta sempre, anche quando Martinelli tace. Da quando il ds gli ha detto che Pantani prima dei tapponi voleva spaghetti e marmellata, li chiede anche lui: chissà perché, appena l’hanno saputo, i suoi rivali si sono messi a raccontare che il Pirata, alla vigilia della tappa in cui avrebbe vinto il Giro, si fece portare pizzoccheri, zampone con le cotiche e un bel tiramisu.
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