Caleb EWAN. 10 e lode. Il tasmaniano della Lotto Soudal sta crescendo, non di statura, ma di condizione. Quindi, avviso per i naviganti, che poi sono gli sprinter, i velocisti, gli uomini-jet: mettetevi il cuore in pace, con questo 26enne talento del velocismo mondiale penso che ci sia poco da fare. Uomo potente, uomo veloce e scaltro come pochi, occhi alle spalle, occhi davanti. Bravissimo Jasper De Buyst che lo guida e lo porta lì, ai 400 metri e poi è il tasmaniano a fare quello che vuole, come vuole e con chi vuole. Olé!
Attila VALTER. 12. Per la pazienza che dimostra in questi giorni. All’apparenza il suo nome è il più facile del mondo, quindi è bene storpiarlo. Per tutta la vita abbiamo detto Attila? Da oggi si dice Ottilla, Uottila, Otillà. Se volete saperne di più Paolo Broggi ha fatto un pezzetto dei suoi, e soprattutto c’è il vocale, dove Attila dice che il suo nome si dice Attila. Ma temiamo che la partita sia persa. Da domani il povero Attila lo chiameranno Ugo.
Davide CIMOLAI. 8. Il 31enne accademico della Israel fa una grandissima volata, ma davanti al proprio naso ha un grandissimo corridore e non può fare certamente di più.
Tim MELIER. 6. A 40 chilometri dal traguardo prende la via dei campi per questioni fisiologiche. Insomma, in questo Giro “green” andiamo anche a concimare. Alla fine, però, è un po’ vuoto.
Matteo MOSCHETTI. 6,5. Il milanese della Trek Segafredo si butta anche questa volta nella mischia e porta a casa un più che buon quarto posto.
Andrea PASQUALON. 6,5. Entra in collisione con Peter Sagan e qualcosa perde, ma centra un buon piazzamento nella top five.
Fernando GAVIRIA 5,5. Ha il merito di provare a cambiare schema, e tenta la carta a sorpresa, partendo lunghissimo. Forse più che alla vittoria, pensava a scappare da Molano.
Dylan GROENEWEGEN. 6. Prova a fare una volata che non è propriamente nelle sue corde, e porta a casa un settimo posto che vista la lunga inattività e la ruggine che ha accumulato non è poi da gettare via.
Filippo FIORELLI. 6. C’è sempre il ragazzo dalla Bardiani CSF Faizané. C’è sempre negli arrivi in volata, anche questa volta.
Giacomo NIZZOLO. 5. Lui ha la gamba per poter sprintare anche su arrivi non propriamente in piano, ma oggi va un po’ più piano.
Peter SAGAN. 5. Mi dà l’impressione di partire da dietro a tutta, ma va a cozzare con Pasqualon e non solo si disunisce, rischia pure di rovinare per terra. Resta miracolosamente in piedi, ma la volata è andata.
Elia VIVIANI. 5. Niente, oggi quasi neanche sprinta.
Umberto MARENGO. 8. Il ragazzo della Bardiani CSF Faizané si butta anche oggi, con Simon Pellaud (Androni Giocattoli Sidermec) e il britannico Mark Christian (Eolo Kometa). Il primo aveva già tentato nella seconda, (brevemente nella) quarta e nella quinta tappa, il secondo nella terza e nella quinta. Insomma, i due vanno di fretta. E l’interrogativo è sempre lo stesso: ma se non ci fossero questi tre squadre invitate, chi si prenderebbe la briga di fare qualcosa in tappe così noiose? Ah saperlo…
ANDRONI Giocattoli. 8. La formazione di Gianni Savio e Giovanni Ellena per il sesto giorno consecutivo entra nella fuga di giornata. Solo nella crono iniziale di Torino si sono dovuti adeguare ad una lista di partenza, e Gianni Savio non l’ha presa benissimo: «Vi volevo anche oggi all’attacco!». Noi scherziamo, i ragazzi dell’Androni no.
Domenico POZZOVIVO. 17. Tirato giù dopo soli 2 km dal colombiano Jonathan Caicedo, dopo poco rifinisce a terra e per uno che di incidenti ne ha avuti a frotte avrebbe tutto il diritto di tirare giù accidenti.
UCI. 4. È un ciclismo molto “green” ma anche un po’ folle, che chiede ai corridori del Giro e non solo a loro, di rispettare l’ambiente (e andrebbe anche bene), con regole perlomeno da rivedere. Occhio alla gabba, occhio alla borraccia, occhio alla stagnola, occhio alle green-zone, occhio a tutto, poi se un corridore si distrae: abbattiamolo, così impara! È un ciclismo estremo, fatto però di regole estremiste. Al limite della comprensione umana.