Gino MADER. 10 lode. Vince per sé, per Landa, per una squadra che in questi giorni - e soprattutto oggi - è stata spaziale. Vince perché forse una giustizia divina c’è e non può sempre girare storta. Non c’è sempre qualcuno che ti taglia la strada o ti porta via vittorie a dieci metri dal traguardo. Vince Gino, un nome italiano per un amico svizzero, per un ottimo corridore, che vince con un peso nel cuore e uno sulle spalle. Dopo quello che ha fatto la sua squadra e quel fenomenale passista di nome Matej Mohoric (voto 11), non può sbagliare. Non può sbagliare anche questa volta, perché è troppo importante: per sé, per Landa, per una squadra che in questi giorni è stata spaziale.
Attila VALTER. 10. In un Giro che presenta cinquanta (50) pretendenti alla maglia bianca, al momento ce ne sono tre che se la giocano. Uno, Attila, è il primo ungherese della storia a vestire il simbolo del Giro. Il ragazzo della Groupama ha talento e non è chiaramente lì per caso, e non è nemmeno un caso che anche lui venga dal fuoristrada (mtb), restando sempre in carreggiata.
Alessandro DE MARCHI. 8. Arriva al traguardo 136° ad oltre 24 minuti, ma questo ci interessa poco. A me rassicura il fatto che sia arrivato e uno come lui qualcosa da qui alla fine si inventerà ancora qualcosa. Intanto grazie per questi due giorni in rosa: lo siamo stati anche noi. Ed è stato bello.
Egan BERNAL. 7,5. Se si pensa la mole di lavoro che si è sobbarcata la sua insuperabile, monumentale squadra, forse il secondo posto odierno è anche poca cosa, ma se si considera che questo Giro è solo all’inizio, per il colombiano è solo una fase di riscaldamento e rifinitura.
Dan MARTIN. 7,5. Non è un ragazzino, visto che l’accademico della Israel ha 34 anni, ma oggi è lì, nel vivo della corsa, alle spalle di Bernal.
Remco EVENEPOEL. 8. Signori, sarà anche solo la sesta tappa, ma è anche vero che questo mostruoso talento arriva al Giro senza aver corso una sola gara. Lui è già lì in pole-position e dà l’idea di non voler cedere il passo.
Giulio CICCONE. 7,5. È qui per le tappe, per provare a fare un po’ di casino ed esperienza, ma già che c’è prova a restare con la nobiltà di questo Giro fatto di ragazzi di alto lignaggio. Dicono che il ragazzo impari presto, mi sembra sia davvero così.
Damiano CARUSO. 7,5. Regista in corsa, uomo d’esperienza, diciamo anche all’occorrenza tappabuchi: fuori Landa, non si fa pregare e resta là davanti. Io mi inchino.
Marc SOLER. 6,5. Sarà l’uomo classifica della Movistar e comincia a farla.
Hugh CARTHY. 6. Perde qualcosa, non molto, ma perde da Bernal e Evenepoel. Diciassette secondi sono poca cosa, ma possono già dire qualcosa.
Aleksandr VLASOV. 5,5. Patisce probabilmente la giornata di pioggia e di gelo. Arriva con Carthy, ma uno come lui poteva fare qualcosa di più e di meglio. Lo farà.
Simon YATES. 5,5. Si nasconde e soffre. Si nasconde e lascia andare. Ma se nel 2018 il suo essere baldanzoso poteva indurci a pensare che era eccessivo, oggi guai a darlo per morto. Non è così.
Emanuel BUCHMANN. 5. È venuto qui per fare classifica, al momento la vede da dietro.
Romain BARDET. 6. Il transalpino mi sembra più brillante e convinto di altre volte.
Davide FORMOLO. 6. Fa classifica per la sua Uae e la fa con sacrificio e puntiglio. Non è brillantissimo, ma per il momento non c’è nemmeno un’ombra.
Vincenzo NIBALI. 6. Perde da Bernal 45”, ma non è la morte di nessuno. L’importante è opporre resistenza, provare a restare lì con perseveranza e pazienza. Poi si vedrà.
Lorenzo FORTUNATO. 6,5. Paga il finale, ma fino all’ultimo nel gruppetto dei migliori c’è anche il 25enne ragazzo bolognese della Eolo.
George BENNETT. 4. Era venuto al Giro con ambizioni di Giro, ma anche oggi gira alla larga.
Jai HINDLEY.5. È tutto un altro Giro, è tutto un altro film. Meglio rigirarlo.
Domenico POZZOVIVO. 5. Quest’anno niente, non c’è. Dopo una cronometro pazzesca a Torino è come si fosse improvvisamente bloccato. Lui che del tempo sa tutto, ha bisogno di tempo: buono.
Alberto BETTIOL. 5. Gambe buone ed eloquio sciolto: il ragazzo ha tutto per essere domani un validissimo pierre o un opinionista tivù. Oggi si adopera pedalando a tutta e chiacchierando più di Davide Cassani e Riccardo Magrini messi assieme. Cerca di far capire a Bardet, ma soprattutto a Ciccone che gli uomini di testa (Gino Mader, Matej Mohorič, Dario Cataldo e Bauke Mollema) sono lì ad un passo, ma ognuno fa la sua corsa e il toscano della EF ne fa due: in bici e in telecronaca. Poi passa la linea, in ritardo.
Filippo GANNA. 9. Si torna in piano, è lui va come un treno. Pedala come un ossesso e mette in crisi tutti, anche i suoi compagni di squadra, come l’ecuadoriano Narvaez che salta e così il treno di Vignone tira dritto e fa doppio lavoro: che problema c’è…
Simone RAVANELLI. 7. Per il quinto giorno consecutivo un corridore dell’Androni Giocattoli Sidermec va all’attacco. Cinque su cinque, questa volta con il 25enne bergamasco che prende il largo con Jimmy Janssens (Alpecin-Fenix), Gino Mäder (Bahrain - Victorious), Matej Mohorič (Bahrain - Victorious), Simon Guglielmi (Groupama - FDJ) e Dario Cataldo (Movistar Team). Poi davanti restano in quattro: Gino Mader, Matej Mohoric, Dario Cataldo e Bauke Mollema. E Simone torna nei ranghi.
Pieter SERRY. 17. Viene letteralmente disarcionato (tamponato) dall’ammiraglia della BikeExchange impegnata in operazioni folli con la vettura dell’organizzazione. Ha ragione Matteo TRENTIN (voto 8) che da casa dice: «Queste regole imposte dall’Uci sono più pericolose dei pericoli che i corridori generalmente corrono».
Mikel LANDA. 118. Il basco della Bahrain non è ripartito, come del resto François Bidard e Pavel Sivakov, che hanno riportato fratture nelle diverse cadute di ieri. Stop anche per Dombrowski a causa della commozione cerebrale dovuta all'impatto con l'addetto alle segnalazioni. Un peccato per tutte queste defezioni, che hanno riportato al centro della discussione la sicurezza. Va bene parlarne, non è mai troppo, ma con la tappa di ieri secondo me c’entra ben poco. Purtroppo i disastri si sono generati da sfortunate o scellerate manovre dei corridori. Se poi il gruppo vuole protestare per le strade strette, i fondi stradali non ideali, le rotonde maligne e soprattutto fare in modo che l’Uci prenda atto che è molto più importante pensare alle corse in sicurezza anziché puntare tutto sulle cartacce e le borracce che inquinano, lo dicano. Ne parlino con chiarezza. Dalla tappa di ieri è venuto fuori un messaggio confuso e sconclusionato, nel quale si è parlato di sicurezza senza la sicurezza che gli interlocutori abbiano capito di cosa stavano parlando.
Giovanni CARBONI. 5,5. Il 25enne marchigiano della Bardiani CSF Faizanè oggi voleva lasciare il segno, dare un senso al suo Giro d’Italia. Si mette all’opera fin dal mattino, provando ad entrare in una fuga con Narvaez, Sanchez, Mader, Sagan, Lafay, Guerreiro e Bettiol, ma il gruppo non dà spazio.