Taco VAN DER HOORN. 10 e lode. Incredibile sul traguardo di Canale d’Alba. Taco non è “loco” e va via fin dal mattino, ma se l’appetito vien mangiando, sul mangiaebevi finale del Roero lui “taaac”, fa Taco e gol. L’olandese, al suo primo grande giro della vita, coglie l’attimo, mentre alle sue spalle dormono sonni d’oro. Piazza l'affondo decisivo sullo strappo di Guarene, liberandosi di Zoccarato e andando via insieme a Pellaud, a sua volta staccato a meno di 10 km dall'arrivo. Prima vittoria in un Grande Giro, anche perché ad oggi non ne aveva mai corsi. Se lo ricorderà. Ce lo ricorderemo. Taaaac.
Davide CIMOLAI. 5. Sarebbe da otto pieno, anche di più, perché ha la gamba buona, ma il suo team e lui stesso hanno anche il braccino. Ad inseguire è solo la Bora di Sagan (voto 8), gli altri a ruota, a calcolare il tempo, che sbagliano, nonostante le radioline, le tivù, i satelliti e tutto quello di cui oggi dispongono tutti.
Elia VIVIANI. 5. Vale lo stesso discorso fatto per gli accademici di Bacco: Elia sta bene, si vede ad occhio nudo, ma i suoi compagni lasciano che siano gli altri a fare ciò che non fanno loro.
Fernando GAVIRIA. 5. Mi ripeto, chiaramente, lui il velocista colombiano mi sembra che stia piuttosto bene, ma la squadra in questa occasione ci crede poco. Come vedete, non sono i soli.
Matteo FABBRO. 8. Grande lavoro del 26enne talentuoso corridore friulano della Bora (applausi anche il bimbo Aleotti, davvero bravo). Sullo strappo di Guarene fa quasi tutto lui, portandosi a spasso Buchmann e Sagan. Lavoro egregio, ma è giusto far lavorare così un corridore che sembra avere le doti e l’età per far ben altro?
Samuele ZOCCARATO. 7. Il 23enne padovano della Bardiani CSF Faizané entra nella seconda fuga di questo Giro (ieri Albanese, Marengo e Tagliani). Con lui Alexis Gougeard (AG2R Citroën), Simon Pellaud e Andrii Ponomar (Androni-Sidermec). Vincenzo Albanese e Samuele Rivi (EOLO-Kometa), Lars Van den Berg (Groupama-FDJ) e Taco Van der Hoorn (Intermarché-Wanty-Gobert). Andrij Ponomar è il cucciolo di questo Giro d’Italia, con appena 18 anni. Insomma, per lui Giovanni Ellena non usa la borraccia ma il biberon.
Vincenzo ALBANESE. 8. È chiaramente il “principe azzurro” del gruppo. Per il secondo giorno consecutivo va in fuga e si porta in albergo la maglia azzurra di miglior scalatore del Giro. Ieri il patron Luca Spada era in cima al Gpm per incitarlo, oggi probabilmente lo avrà chiamato su zoom per complimentarsi direttamente con il ragazzo campano e fiorentino d’adozione. La raccomandazione dal signor Eolo è sempre la stessa: «mi raccomando, resta in linea…». Nessun riferimento però alla linea internet: quella va.
Maglia ROSA. 90. Il ciclismo è da sempre sport di maglie, più che di trofei. La maglia si veste e si conquista, si perde e ci si attacca anche. Fa il suo esordio oggi novant’anni fa, ma sulle colonne della “Gazzetta” viene appena accennata la novità, il giorno prima, nel numero doppio della rosea del 9-10 maggio. Il giorno del trionfo di Learco Guerra, nemmeno un accenno in cronaca. Il giorno dopo, in occasione della seconda vittoria della “locomotiva umana” davanti a Battesini, Mara e Binda, quel giorno fa il suo esordio nel lessico del giornalismo sportivo la definizione “maglia rosa”, a intendere il primo in classifica. Fu Emilio Colombo, storico direttore della Gazzetta, ad apprezzare la semplicità di questo sinonimo e da un timido «Learco Guerra, detentore della maglia rosa», passa durante la cronaca a un più convinto «maglia rosa alla ruota». E tutti noi gli siamo andati dietro…