Gianni Savio di Giri d’Italia ne ha fatti tanti. Per lui negli anni il ciclismo è cambiato e il manager torinese ha la consapevolezza che le squadre come la sua Androni Giocattoli-Sidermec non potranno salire sul podio finale della corsa rosa.
Avete un giovane ecuadoriano in squadra. Qualcuno ha detto che potrebbe essere il nuovo Egan Bernal, è così?
«Di corridori come Egan ne nascono uno ogni 20 anni, sono delle rarità, dei veri campioni. Il nostro Cepeda è uno scalatore puro, nelle prove a cronometro perde tanto. Potrà migliorare ma è il classico scalatore, lo si capisce guardandolo anche fisicamente, assomiglia a Ivan Sosa, un ottimo scalatore che è cresciuto insieme a noi e che oggi corre con la Ineos. Sarà un ottimo elemento per le tappe in salita».
Come è arrivato da voi questo ragazzo?
«Lo stesso procuratore di Egan me l’aveva indicato, insieme a Santiago Umba che ha fatto il Tour du Ruanda. Così abbiamo deciso di prenderlo lo scorso anno, è giovane e sta crescendo bene».
Con lui punterete a qualche tappa in particolare?
«Il ciclismo è uno sport affascinante perché imprevedibile, con lui tutte le tappe di montagna sono adatte. L’ideale sarebbe rivivere una tappa come quella del 2019, quando a San Giovanni Rotondo, Masnada vinse e Conti conquistò la maglia rosa».
Il ciclismo sta cambiando, nel World Tour si vedono sempre più giovani. Voi avete il corridore più giovane della corsa, il diciottenne Ponomar: in questo modo non si rischia di rovinare le categorie giovanili?
«Bisogna fare attenzione. Noi abbiamo due diciottenni nel nostro organico, Andrii Ponomar che abbiamo portato qui, ma anche Umba. Andrii, se uno lo guarda con attenzione, ha praticamente terminato il suo sviluppo fisico, è un uomo, è molto possente, poi certo deve ancora crescere dal punto di vista atletico. Mentre Umba ancora non ha completato la sua crescita, è un ragazzino, quindi sarebbe da sconsiderati portarlo ad una corsa di tre settimane, impegnativa come il Giro. Bisogna essere sempre molto critici nelle scelte e cercare di fare il bene di questi ragazzi».
Ieri siete andati in fuga con Tagliani: che Giro d’Italia sarà per voi?
«Bisogna dire che una squadra come la nostra non potrà ambire al podio finale. Il nostro è un budget modesto rispetto alle grandi squadre, abbiamo 2 milioni di euro, quando alcune World Tour superano i 40 milioni. Noi puntiamo alla vittoria di tappa e poi, come abbiamo fatto già ieri, ad entrare nelle fughe per onorare al massimo questa straordinaria corsa. Abbiamo buoni corridori, ma non siamo una World Tour».
Per quanto riguarda la classifica generale, cosa vi aspettate?
«Abbiamo Sepulveda che è un corridore di esperienza e Cepeda che potrebbe chiudere nella top ten. Purtroppo oggi c’è un divario troppo grande tra le Professional e le World Tour, i soldi fanno la vera differenza. Posso fare una scommessa con chiunque al riguardo: nessuna squadra che non appartenga al World Tour nei prossimi anni salirà sul podio finale del Giro d’Italia. Quindi abbiamo diretto le nostre ambizioni su quello che è più alla nostra portata, caccia alle tappe, fughe e traguardi volanti».
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