È stato un inizio stagione con il turbo per Marta Cavalli che si è già tolta delle belle soddisfazioni, come la top ten alla Omloop e alle Strade Bianche e un sesto posto al termine di un Giro delle Fiandre super selettivo. Dopo tanti anni in Valcar, il nuovo ambiente della Fdj Nouvelle Aquitaine Futuroscope e l’approdo nel World Tour avrebbe potuto impensierire l’ex campionessa italiana che invece è rimasta entusiasta della scelta ed è ancora più motivata.
«Ormai non mi fermo un attimo, giusto il tempo di tornare a casa e fare la lavatrice, poi è già tempo di ripartire. Sono veramente entusiasta della mia scelta, sono proprio su di giri e non lo dico solo perché ho passato l’ultima ora ad infilare la mia bici da crono nella sacca prima di riuscirci!» ci dice un’allegra Marta Cavalli appena ci risponde al telefono. Sta preparando i bagagli per partire per il blocco delle Ardenne dove l’aspetta l’ennesima sfida.
Sei una delle ragazze italiane che sta andando più forte in queste prime gare. Te lo aspettavi?
«Sinceramente sono sorpresa anch'io, credevo di risentire molto del cambio squadra e invece è stato totalmente il contrario. Ero l’unica nuova del gruppo, in più era la mia prima volta in un team straniero, ma le compagne mi hanno fatto sentire subito a casa. Il buon piazzamento alla Omloop è stato fondamentale, mi ha dato morale per credere nelle mie possibilità e mi ha fatto capire che non devo più nascondermi. Ho un po’ di rammarico per il Fiandre, soprattutto negli ultimi 150 metri dove tutti si aspettavano che riuscissi a raggiungere il podio. È un risultato che non rispecchia tutto il grande lavoro che c’è dietro, con la squadra abbiamo cercato di infiammare la corsa per sconvolgere i piani delle altre, arrivata al traguardo non ne avevo davvero più. In questo inizio anno stiamo tenendo delle medie di gara incredibili, d’altronde dopo la pausa covid c’era d’aspettarselo. Tutte vivono ogni giornata come se fosse un mondiale».
Cosa è cambiato rispetto all’anno scorso?
«Praticamente quasi tutto, ho un nuovo preparatore che ha modificato la tipologia di allenamento. Ho introdotto dei lavori specifici in salita e ne ho abbandonati altri, ora procedo a lunghi blocchi di lavoro seguiti da blocchi di riposo. Ero un po’ spaventata da tutta questa metodologia che non avevo mai seguito, ma mi sono trovata subito bene, mi hanno dato la carica di adrenalina che mi serviva, ora mi presento ad ogni corsa con una forza nuova, esco in allenamento con il sorriso pronta a dare il massimo anche lì».
Ora su cosa state lavorando?
«il giorno dopo il Giro delle Fiandre Cecilie Ludwig ed io siamo state allo Stab Velodrome di Roubaix per testare dei materiali e studiare delle posizioni più aereodinamiche. Il grande obiettivo del team è migliorare a cronometro in vista dei grandi giri, come il Giro Rosa. Oramai le corse contro il tempo, sia individuali che di squadra, sono sempre più fondamentali, se non siamo forti in quell'esercizio partiamo svantaggiate»
Deve aver fatto in certo effetto allenarsi davanti al vecchio velodromo di Roubaix…
«È stato piuttosto strano, quasi surreale. Se fosse stato tutto normale una settimana dopo lo avrei percorso in gara realizzando un piccolo sogno e invece niente da fare, corsa rimandata per l’ennesima volta, tra l’altro ad ottobre. Ormai è una maledizione, speriamo almeno che in quell’occasione non faccia troppo freddo».
Ad inizio stagione avevi detto che in squadra Cecilie sarebbe stata la capitana, ma queste prime gare sembrano aver dimostrato che non c’è una gerarchia…
«Al Fiandre Cecilie ha fatto un grandissimo lavoro per me in quanto dall’ammiraglia ci avevano detto che la volata sarebbe stata per me. In realtà alla fine in squadra non c’è una vera e propria gerarchia, l’idea è di andare tutta il massimo ed esserci l’una per le altre. Alle Ardenene saremo tutte per lei, io lavorerò da gregario, ma se dovesse esserci una situazione a me favorevole proverò a dire la mia».
Qual è la tua corsa preferita nel trittico delle Ardenne e qual è quella che ti preoccupa di più?
«La mia preferita è senza ombra di dubbio la Liegi, è la corsa del cuore, ma per il momento non è ancora adatta me, sono migliorata in salita, ma sono ancora carente allo sprint, diciamo che è un work in progress. La corsa più insidiosa è la Freccia Vallone, dovremo spendere davvero tanto per portare Cecile ai piedi nel muro nella posizione migliore. L’avversaria più pericolosa è senza dubbio Annemiek Van Vleuten che ha una gamba da paura e alla Freccia del Brabante ha fatto allenamento in vista dell’Amstel. Mi aspetto di fare a spallate con la solita SdWorx ma anche con la Trek Segafredo di Elisa Longo Borghini e la Jumbo Visma di Marianne Vos che vorranno sicuramente rifarsi dopo il Fiandre. Poi c’è l’incognita Newiadoma, sui muri non l’ho vista benissimo, ma non è da sottovalutare».
Mancano meno di 100 giorni ai Giochi Olimpici. Ci pensi mai?
«Per il momento non ci penso troppo e preferisco rimanere con la testa su queste corse. Però devo dire che è uno dei miei due grandi obiettivi della stagione, il primo è far bene durante le classiche del nord, se mi faccio vedere e sono in forma poi le mie chance di avere un posto aumentano».
Da quest’anno le classiche del nord, oltre che per il loro consueto fascino, stanno salendo alla ribalta per le nuove regole uci. Come stai vivendo questa situazione?
«Male, come tutti del resto. È un vero problema perché ormai certe posizioni in bici e certi gesti sono degli automatismi che abbiamo sempre fatto. Nelle fasi più accese di gara, soprattutto se si tratta di una gara importante come una classica, l’agitazione è tanta, e pensare che certe cose non si possono fare è una distrazione in più ed non è bello essere squalificati per una sciocchezza. A mio avviso con questa regola delle zone verdi c’è il rischio di inquinare ancora di più, sia nelle gare delle donne che degli uomini, ho visto che in quelle aree, per paura di non averne più, tutti fanno le pulizie delle proprie tasche togliendo di tutto e di più, manca solo che si tolgano anche la maglia».
Intanto però in Belgio sembrano aver risolto il problema delle transenne…
«In Belgio è come se fossero sempre un passo avanti, hanno messo delle strutture gialle che sembrano dei gonfiabili di plastica che coprono che i piedini delle transenne. Sono una bella trovata e poi fanno un certo effetto, sembra di trovarsi in un rettilineo di formula uno, e diciamocelo, affrontare una volata così è tutta un’altra cosa».
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