Kasper ASGREEN. 10 e lode. Il 26enne danese della Elegant Quick-Step parte con i galloni di capitano in coabitazione con Alaphilippe. Parte anche con una missione: non perdere di vista Mathieu Van der Poel. Al favoritissimo, il danese non concede mai spazio. Gli va dietro, sempre e comunque. E alla fine dimostra di averne chiaramente di più. Volata senza storia, con la resa del campione dell’Olanda che ad un certo punto – a 50 metri dal traguardo - smette anche di pedalare e china la testa in segno di resa.
Mathieu VAN DER POEL. 8. Gli si può dire e dare di tutto: da 20 a 5. Lui corre per divertirsi e divertire, corre soprattutto per vincere e lo fa con sfacciata prepotenza. È impressionante quanto è potente, ma alla fine possiamo dire che è anche un tantinello sprecone? Non sa cosa significhi amministrarsi, gestire la corsa e le proprie energie. Lui annienta gli avversari, dal primo all’ultimo e difatti lo fa: da Alaphilippe a Van Aert. Peccato per lui che gli resti attaccato alla ruota Asgreen in giornata di grazia. Peccato che non sia il danese a batterlo, ma sia l’olandese stesso a finirsi con le sue mani, con le sue gambe: harakiri.
Greg VAN AVERMAET. 7. Fa ciò che può: comunque molto. Per la quarta volta (2 secondi e 2 terzi) finisce sul podio della Ronde, con determinazione e volontà. Non si dà mai per vinto e porta a casa un podio che vale.
Jasper STUYVEN. 7. Dopo la Sanremo, un quarto posto al Fiandre. Il belga della Trek Segafredo conferma il suo momento di grazia, con un piazzamento di assoluto prestigio.
Sep VANMARCKE. 6,5. Il belga della Israel è uomo che conosce queste strade, e alla fine arriva lì in scia, nei paraggi del podio.
Wout VAN AERT. 5. Era il grande favorito, anche lui alla vigilia si era lasciato andare a ottimi propositi. In corsa, però, non appare mai brillante. Già a 50 chilometri dal traguardo, sotto le trenate imposte da Van der Poel, il belga è in evidente difficoltà. Giornata di fatica, giornata no.
Julian ALAPHILIPPE. 5. Saltella in bicicletta come un grillo fino ad una trentina di chilometri dal traguardo, poi la sua pedalata si fa più lenta e pesante e da grillo si trasforma in rana.
Florian SENECHAL. 8,5. Il 27enne transalpino della Elegant svolge un lavoro pazzesco da uomo squadra e alla fine porta a casa anche un più che onorevole 8° posto.
Anthony TURGIS. 6,5. Corsa coraggiosa e generosa, le gambe ci sono, ma è sempre chiamato a rincorrere. Provare a curare un pochino meglio le posizioni di testa?
Christophe LAPORTE. 6,5. Il transalpino della Cofidis sta bene e lo fa vedere anche oggi con un lusinghiero 11° posto.
Peter SAGAN. 5,5. Non è al top, e lo si vede. Chiude 15°, per uno come lui è davvero poca cosa.
Thomas PIDCOCK. 5,5. Il ragazzino della Ineos fa esperienza e si muove molto bene fino alla fase clou della corsa, poi retrocede lentamente, va in riserva, ma ci sta.
Patrick LEFEVERE. 11. Trentaquattresima corsa Monumento conquistata in carriera con il suo gruppo di lupi, undicesima Ronde: che dire a uno così? A un manager che sa gestire in questo modo e in tutti questi anni generazioni e generazioni di corridori? Semplicemente imperiale. Il Belgio ha il suo re, ma lui è chiaramente un principe.
Stefan BISSEGGER. 7,5. Cronoman e pistard provetto, il 22enne svizzero (è nato il 13 settembre 1998) della EF Nippo alla sua seconda esperienza alla Ronde è uno dei grandi protagonisti di giornata. In fuga fin dal mattino con una serie di attaccanti (Jelle Wallays della Cofidis; Fabio Van den Bossche della Sport Vlaanderen; Mathijs Paaschens della Bingoal WB; Mathias Jorgensen della Movistar; Nico Denz del Team DSM e Hugo Houle della Astana Premier Tech). Il ragazzo elvetico ha gambe e talento. Prendere nota, please.
Greg VAN AVERMAET bis. 7. Corse a porte chiuse? C’è chi resta sull’uscio di casa e chi si ferma a fare visita parenti come il campione olimpico di Rio.
Otto VERGAERDE. 4. Il 26enne belga della Alpecin Fenix viene squalificato per comportamento scorretto dopo aver minacciato un corridore della Astana, il 21enne kazako Yevgeniy Fedorov, anche lui mandato a casa per “fallo” di reazione. Insomma, con le dirette integrali, non sfugge più nulla. Otto di nome, 4 per il comportamento.
Michael SCHÄR. 8. Il 34enne svizzero della AG2R Citröen viene anche lui punito e squalificato per lancio di borraccia fuori zona green. Ammazza la fiscalità! Mi auguro che i giudici non siano più realisti del re, in questo caso Filippo del Belgio. In ogni caso invito Gianni Bugno e l’associazione corridori a farsi sentire: questa è una regola idiota! L’8 per Schär? Perché lotto per lui!
Matteo TRENTIN. 17. Nel giorno di Pasqua si sperava che ci potesse essere anche per noi un accenno di resurrezione, invece siamo ancora in quaresima. Per il trentino della Uae la sfiga ci vede benissimo: fora nel finale quando è là con tutti i migliori. Che dire? Meglio che non dica. È Pasqua.
Gli ITALIANI. 9. Sono solo 9 gli italiani: Alberto Bettiol, Davide Ballerini, Jonathan Milan, Sonny Colbrelli, Edoardo Affini, Daniel Oss, Leonardo Basso, Matteo Trentin e Giacomo Nizzolo. Pochi, pochini, ma tutti grandi, proprio perché oggi erano al centro del mondo, nell’Olimpo del ciclismo che conta.
OUDENAARDE. 1. Sede d’arrivo, sede di gloria per chi arriva primo, dopo 254,3 chilometri, 19 muri e sette tratti di pavé. È una cittadina industriale di 30 mila abitanti che sorge sul fiume Schelda. Cosa ha di particolare? L’arrivo della Ronde. Vi sembra poco?