Muratori, imbianchini, falegnami. Piccola impresa edile. I tre – tre generazioni - spingono e tirano: avanti. Un carretto e una bici. Una scala, una cassa, un secchio, due latte, una borsa – sul tubo orizzontale della bici – con gli attrezzi. Al lavoro.
E’ una delle 31794 fotografie, di cui 28796 già digitalizzate e di cui 33 già visibili nella galleria dell’archivio dell’Acea, l’Azienda comunale energia e ambiente, che dal 1909, prima come Aem, poi come Agea, offre servizi di acqua e luce a Roma. Un patrimonio che comprende 454 registri di verbali, 136200 deliberazioni, 5mila planimetrie e 91 video, circa 4mila contenitori che occupano quasi due chilometri e mezzo, sotto la tutela e la vigilanza del ministero della Cultura e le elaborazioni della Bucap. Presto sarà aperto, a tutti, il museo digitale. Intanto: https://www.gruppo.acea.it/conoscere-acea/nostra-storia/archivio-storico.
La bici è acqua e luce, è energia, anche ciclistica. A Roma e dovunque. L’acqua da costeggiare, attraversare e, in antichi casi (Milano-Sanremo del 1946 – Renzo Zanazzi lo ricordava spesso -, i ponti bombardati e distrutti durante la guerra), guadare, piedi a mollo e bici a mano. L’acqua da bere, tra borracce e bottiglie, fontane e bar, pompe e abbeveratoi. L’acqua da sponsor, dalla San Pellegrino alla Lauretana e alla Sangemini.
In questi piccoli tesori in bianco e nero dell’Acea, fra turbine per generazione elettrica e chilometri di condotte cilindriche, maestranze di lavoratori ritratti all’imbocco di una galleria e colonie estive di ragazzini sorvegliati da suore, anche squadre di calcio, coppie di sciatori e tennisti e un gruppo di corridori – a occhio - dilettanti, caschetti di cuoio a strisce, d’estate, anni Cinquanta, forse primi Sessanta, la campagna romana, la strada sgombera, i cuori affrettati. Un tuffo, più che una corsa, nel nostro ieri.
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