Jasper STUYVEN. 10. A 28 anni si porta a casa la sua prima Corsa Monumento, con un colpo da maestro, da “o la va o la spacca”: è andata! Nono successo in carriera (da juniores nel 2010 vinse la Parigi-Roubaix) per questo ottimo corridore che regala al Belgio la vittoria numero 22, al termine di una corsa bellissima, nella quale i Trek Segafredo corrono con grandissima lucidità e efficacia. Nibali (7) regista di un team che si muove ad occhi chiusi e li apre solo dopo il traguardo: non è un sogno.
LA SANREMO. 10. È una bella donna, affascinante come poche e ingannevoli come nessuna. Facile, ma non è per tutti, anche se poi molti ci provano. Incanta e stordisce, fa sognare e girare la testa, perché seducente e incantatrice. È una bella donna la Sanremo, che nonostante i suoi 112 anni conserva intatto il proprio fascino, carico di vita e vite. Sembra una tipa facile, perché ti accoglie con amore, per poi respingerti senza pietà. Devi saperci fare per conquistarla. Lo sa bene Mario Cipollini che l’ha amata come poche altre donne, ma è riuscito a portarsela a casa una sola volta. Lo sanno bene Saronni e Moser. Ma vallo a spiegare a gente come Moreno Argentin o a Peter Sagan, che con quella lì non hanno mai avuto fortuna, nonostante ci abbiano provato mille volte e in mille modi. Ci sono arrivati molto vicini, ma poi sono sempre finiti in bianco. È scorbutica, questa ricca signora di Riviera. Si fa conquistare subito solo quando le gira, quando le va, ma il più delle volte ti tira scemo, portandoti fino alla fine, fino allo sfinimento, prima di concedersi in un turbinio di emozioni che lasciano senza fiato. È l’esaltazione del sogno e del desiderio e come tutte le signore di un certo rango e di chiaro lignaggio, usa la solita tattica: in amor vince chi fugge. E lei scappa sempre, fino all’ultimo. Ecco perché tutti la amano: da sempre.
Stefano ALLOCCHIO. 9. I percorsi e i corridori. La Sanremo è quella che è, con la sua storia e il suo spartito: questa è e questa condiziona anche i “tre tenori” che non sono tanto condizionabili. All’ultima Tirreno i corridori hanno reso la corsa sublime perché c’erano grandi campioni, ma c’era anche un percorso che favoriva l’estro dei grandi atleti. Quindi, una volta di più, bravo Stefano Allocchio che questa Tirreno ha disegnato.
Caleb EWAN. 9. E che cosa gli puoi dire? Nulla. Proprio nulla. Se non che questa classica è così, carogna e bastarda fino in fondo. Ancora secondo, come quattro edizioni fa, al termine di una corsa sontuosa, dove non può rimproverarsi nulla. Proprio nulla.
Wout VAN AERT. 7,5. È un gigante, un corridore pazzesco, uno dei più osservati e attesi, perde solo l’attimo quando scatta Stuyven. Per il resto ennesimo piazzamento, in una corsa che sembra fatta per lui che va forte su tutti i terreni.
Peter SAGAN. 7. Nascosto come pochi in tutta la Tirreno, ignorato da tutti, ma alla fine, lì, in zona podio c’è ancora. Altro che finito…
Mathieu VAN DER POEL. 5,5. La sparata non l’ha fatta. Sempre indietro, sempre a recuperare posizioni: alla fine, si paga tutto. Sulla carta quello che ha fatto Stuyven avrebbe dovuto farlo lui, o almeno tutti noi ci aspettavamo qualcosa di simile, ma invece resta lì, attaccato con i migliori, ma in una corsa di 300 chilometri, anche lui diventa umano.
Michael MATTHEWS. 6. Era dato in salute, uno dei pochi uomini veloci in grado di giocarsela. Così è stato, ma l’impressione è che abbia subìto oltremodo la corsa.
Alex ARANBURU. 6. Il 25enne basco dell’Astana poteva essere una delle grandi sorprese. Arriva in zona sparo, ma non tutti i reattori si accendono.
Sonny COLBRELLI. 6,5. Non considerato, non evocato, non menzionato, resta nel vivo della corsa fino a via Roma dove va a giocarsi la volata con la nobiltà del ciclismo mondiale e porta a casa un ottavo posto: migliore degli italiani.
Soren KRAGH ANDERSEN. 6,5. Il danese della DSM fa un gran favore a Stuyven, il quale dovrebbe sperticarsi nei ringraziamenti.
Matteo TRENTIN. 5,5. È lì, ma alla fine gli manca qualcosa.
Greg VAN AVERMAET. 5,5. Sognava il colpaccio, dovrà dormirci su ancora un po’.
Julian ALAPHILIPPE. 6. Ci prova, per primo, sul Poggio come nelle ultime tre edizioni. Viene bloccato da Van Aert, ma poi è bloccato un po’ da tutti. Se il gruppetto di testa se la va a giocare con Stuyven e Kragh Andersen, il merito è del campione del mondo che si adopera per riportarli tutti sotto. Chi ha ottenuto il secondo e il terzo posto, dovrebbe ringraziarlo.
Giacomo NIZZOLO. 5,5. Non era al top, e la fine si è visto. Qualcosa gli mancava…
Christophe LAPORTE. 5,5. Era dato più in condizione di Elia Viviani, ma non è così.
Arnaud DEMARE. 5. Uno come lui ci sarebbe dovuto essere e invece non c’è.
Fernando GAVIRIA. 4. Salta subito sulla Cipressa.
Filippo GANNA. 7. Il suo lavoro sul Poggio lo fa più che egregiamente al pari di Thomas Pidcock (8,5, 15° arrivato, classe ’99, quinta gara da professionista dopo essere arrivato 5° a la Strade Bianche), ma è la tattica della Ineos (4) che convince davvero poco. Sacrificano due talenti di questo calibro per un Kwiatkowski (4) non pervenuto.
Andrii PONOMAR. 8. Il bimbo corre la sua prima corsa da professionista a soli 18 anni e chiude la sua Sanremo in 83° posizione a 3’ dal vincitore. Non male, per il cucciolo dell’Androni Giocattoli.
Andrea PERON. 100. Il 32enne della Novo Nordisk di Massimo Podenzana è il primo a muoversi e a dare il la alla fuga dopo una decina di chilometri. È lui a suonare la carica e a dare un senso alla sua partecipazione per promuovere anche il messaggio della sua squadra, primo team al mondo di ciclisti professionisti con il diabete, nell’anno in cui si celebra il centenario della scoperta dell’insulina. Se, infatti, cento anni fa, era quasi impensabile che un bambino sopravvivesse alla diagnosi di diabete tipo 1, grazie alla scoperta dell’insulina il diabete è diventato una condizione con cui poter convivere, un compagno di viaggio nel percorso della vita. La diagnosi di diabete tipo 1 ha spesso un impatto drammatico sulla famiglia, sconvolgendone la normalità. La Novo Nordisk, con le storie di atleti come Andrea Peron, non fa altro che confermare ciò che questa squadra vuole comunicare: con il diabete di tipo 1 non solo si può vivere bene, ma lo si può fare ad altissimo livello, inseguendo la gloria in una corsa in bicicletta.
Nicola CONCI. 8. Il ragazzo della Trek-Segafredo va via con Andrea Peron e altri temerari. Charles Planet (Team Novo Nordisk), Mattia Viel e Filippo Tagliani (Androni-Sidermec), Alessandro Tonelli (Bardiani-CSF-Faizanè), Taco Van der Hoorn (Intermarché-Wanty-Gobert) e Mathias Norsgaard (Movistar). Giornata con il vento in faccia, con Jumbo Visma, Deceuninck Quick Step e Alpecin Fenix che tengono sotto controllo. Il ragazzo della Trek Segafredo ha cuore orecchio, ci sa fare anche con la chitarra elettrica, tanto da essere uno dei più virtuosi in gruppo. Suona “Comfortably Numb” dei Pink Floyd, che lui considera con “Stairway to Heaven” dei Led Zeppelin l’assolo di chitarra più bello di sempre. L’assolo il 24enne trentino lo sogna anche in sella alla sua bicicletta. Noi siamo pronti ad ascoltarlo. Per dirla con Diodato: Nicola, “Fai rumore”.
Filippo TAGLIANI. 7,7. È l’ultimo a salire sul trenino di testa. Perde l’attimo, ma non demorde. Bravi, poi, i battistrada che lo aspettano. Un vagoncino in più fa sempre comodo.
Alessandro TONELLI. 7,5. Il ragazzo della Bardiani CSF Faizanè è alla terza fuga consecutiv aalla Milano-Sanremo, fa quello che può fino alla fine, ma che Sanremo. Per oltre 265 chilometri nella fuga degli otto, e poi nel finale prova anche ad andarsene da solo. Il 28enne bresciano riempie il cuore di Bruno e Roberto Reverberi, ma anche di Mirco Rossato, che ha sempre amato i corridori che osano, che ci provano, non dando mai nulla per scontato.
Tim DECLERCQ. 7,5. Il 34enne corridore della Deceuninck Quick-Step e il 37enne Paul Martens della Jumbo Visma sono tra quelli che più tirano nella fase di controllo e inseguimento della fuga degli otto. Un lavoro prezioso quanto oscuro, giusto da segnalare.