Mentre il ciclismo stenta a decollare, lo sci alpino sta vivendo il suo ultimo grande atto della stagione 2020/21: il Campionato del Mondo di Cortina. Vi chiederete giustamente voi, cosa c’entra #Cortina2021 col ciclismo? Non molto, in effetti, ma è l’occasione ideale per ricordare quanto il mondo della bicicletta e quello degli sci siano collegati e complementari. Forse perché il periodo agonistico del ciclismo va da febbraio ad ottobre e quello dello sci da ottobre a febbraio (pressappoco), così chi segue e pratica entrambi non ha bisogno di scegliere uno o l’altro.
Non è un caso, quindi, che tantissimi ciclisti professionisti siano anche esperti sciatori. C’è chi preferisce lo sci alpino e il brivido della velocità, e chi invece senza la fatica non riesce proprio a starci, così sceglie il fondo e quasi azzera il rischio di farsi male. Ma c’è anche chi unisce le due cose e allora opta per lo sci alpinismo, che mai come in questa stagione ha raggiunto il picco di praticanti, attratti dalle vagonate di neve caduta ma limitati dall’annata nefasta e la chiusura degli impianti.
Nelle interviste che la redazione di TuttoBiciWeb ha fatto questo inverno ai vari corridori, capitani o gregari che fossero, l’argomento sci è venuto fuori spesso e volentieri; sono veramente pochi gli atleti a non aver indossato gli sci almeno una volta nel periodo prestagionale. Anche perché molti vivono non distanti da aree ben attrezzate per gli amanti dello sport invernale. A questo punto qualcuno potrebbe cominciare a pensare di riorganizzare quella che fu la Cycling Ski Challenge, una vera e propria classica di sci tra le stelle del ciclismo, andata in scena per sei anni tra il 2005 e il 2010, sul Monte Civetta e sul Passo San Pellegrino. Al tempo avevano partecipato Mario Cipollini (foto copertina), Davide Cassani, Riccardo Magrini, Luca Guercilena, Alberto Volpi, Gilberto Simoni, Francesco Moser, Moreno Argentin e tanti altri, per un vero e proprio festival delle “due ruote sugli sci”.
Se lo riprendessero oggi, siamo sicuri che sarebbero molti i professionisti a volerci partecipare. Solo per citare alcuni dei quali siamo sicuri siano appassionati: Matteo Trentin (la moglie Claudia Morandini è una ex slalomista della Nazionale Italiana), Tadej Pogačar, i fratelli Bagioli, Andrea Pasqualon, Daniel Oss, Cesare Benedetti, Alexander Konychev, Iuri Filosi, e sicuramente tantissimi altri che adesso ci sfuggono oppure non hanno mai rivelato pubblicamente la loro passione. «Questo inverno non ho praticamente mai toccato la bicicletta - ci aveva spiegato Filosi -. Tra sci alpinismo e sci di fondo mi sono tenuto in forma alla grande, anzi, mi sento meglio di quando mi allenavo solo con la bici».
CONTAMINAZIONE
Tra le altre cose comincia ad esserci anche una certa contaminazione tra i due mondi. Il caso più celebre è quello di Primoz Roglic, che dal salto con gli sci è diventato uno dei corridori più forti da Grandi Giri, con due vittorie alla Vuelta a España e l’impressione che il meglio debba ancora venire. Ma la sinergia maggiore il ciclismo ce l’ha con lo sci di fondo, entrambe discipline di estrema durezza che mettono seriamente alla prova gambe e polmoni. Addirittura, qualcuno è passato dal praticare il fondo ai massimi livelli al ciclismo professionistico.
L’ultimo esempio è quello dello spagnolo Martí Vigo, che nel 2021 esordirà tra i professionisti con l’Androni-Sidermec dopo essere stato un olimpionico nello sci di fondo con la Spagna e aver corso solamente due gare in bicicletta. A scovarlo è stato Maurizio Fondriest, che lo allenerà insieme a Paolo Alberati: «Martí sa portare molto bene la bici, ha un’ottima coordinazione ed equilibrio che vengono dallo sci - ci aveva detto Fondriest -. Bisogna lavorare molto con lui, il suo primo anno in Androni dovrà essere una prova. Fisicamente ha ancora un po’ l’aspetto dello sciatore, ha una muscolatura molto sviluppata nella parte superiore. Un grande talento da svezzare».
Ma pensiamo anche al norvegese Johannes Høsflot Klæbo, che nel suo palmares conta tre ori olimpici e tre mondiali nel fondo e l’anno scorso ha firmato un contratto con la Uno-X Pro Team che lo legherà alla formazione Professional norvegese fino al 2025. In questo caso, però, c’è puzza di marketing: «Sono fiero e onorato di avere questa possibilità - scriveva Klæbo sul suo profilo Instagram - ma non inquietatevi, il mio sport resterà sempre lo sci di fondo. In realtà, grazie a questo accordo spero che possa nascere uno scambio reciproco di esperienze e che tanto io quanto i membri del team ciclistico possiamo diventare atleti migliori».
Infine, il poschiavino Matteo Badilatti, che dopo una buona carriera giovanile nel fondo se ne sta costruendo una altrettanto buona nel ciclismo, prima con la Israel Start-Up Nation e ora con la Groupama-FDJ. Il fondo rimane comunque il modo migliore per allenarsi durante l’inverno: «È una disciplina completa, che ti permette di trovare stabilità e fare sforzi dal punto di vista cardiaco e respiratorio molto intensi – ci diceva Badilatti -. Inoltre, solleciti la muscolatura che di solito non alleni. Sei all'aria aperta, in quota, ed è un ottimo modo per ricaricare le batterie anche dal punto di vista mentale». Insomma, ciclismo e sci, amici per la pelle.
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