“Dialogo e trasparenza” è il claim scelto da Silvio Martinello per la sua discesa in campo che non è certo in salita perché dal “sentiment” che respiro attorno alla sua candidatura mi sembra molto ben posizionato per scattare tra poco più di venti giorni. “Dialogo e trasparenza” è la cifra distintiva scelta dall’oro di Atlanta ’96 per provare la scalata alla poltrona federale e devo dire, con assoluta franchezza, che lo sta facendo con grande senso di responsabilità e impegno, come del resto anche i suoi competitor; dalla Signora della Federazione Daniela Isetti a Cordiano Dagnoni e Fabio Perego, che si stanno davvero spendendo con grande generosità in questa bellissima e appassionante corsa.
Detto questo, mi preme tornare sulla questione Articolo 31 comma 3 che ha impedito a tanti ex corridori - come Gabriella Pregnolato - di candidarsi in quota atleti, tecnici o quant’altro, per ricoprire in seno alla Federciclismo una carica politica. Per la nostra Federazione, qualche milligrammo di caffeina è mortale. Mortale solo per i nostri atleti, oggi attempati. Devo dire che venerdì sera nella sua diretta sui canali social Silvio è stato esemplare: chiaro e lucido come sempre (se non dovesse diventare il numero uno del ciclismo italiano, la Rai dovrebbe destinarlo a ruoli ben più ambiziosi di semplice spalla tecnica o opinionista: ha tutto per fare il conduttore!). Ringrazio lui e il suo staff per aver affrontato all’inizio della trasmissione questo problema sollevato dal nostro sito citandoci con grande correttezza e per questo pubblicamente li ringrazio.
Chiarito questo, andiamo al punto: questo dannatissimo articolo 31 comma 3 va modificato, per non dire spazzato via. Se poi parliamo di fatti accaduti vent’anni fa, questioni di caffeina, depenalizzate nel 2000, capiamo bene che parliamo del nulla. Detto questo, però, mi sento in dovere di dire a Silvio, che nella sua diretta aveva come ospite l’ex campionessa lituana Diana Ziliute, la quale correrà al suo fianco in questa corsa Federale, che ci sono rimasto parecchio male per come Ziliute ha ricostruito i fatti. Se Silvio è stato chiaro e trasparente, lo stesso non posso dire di Diana.
Si è dimenticata di ricordare a tutti che in quel Tour del 1999 lei era compagna di squadra della Pregnolato. Si è dimenticata di sottolineare - come ha fatto Silvio Martinello a più riprese - che le due erano sulla stessa barca, sospettate entrambe di aver abusato di qualche caffè di troppo. Si è dimenticata - e questa è la sua vera colpa, molto più grave - di sottolineare che a Colonia, con tanto di caffè e moka, ci è andata con Gabriella Pregnolato. Quello che fece lei, lo fece Gabriella Pregnolato. Nella sua narrazione sembra che questo passaggio presso il laboratorio di Colonia accreditato dell’Uci lo abbia fatto da sola, per volere della sua federazione, quando invece lo fece per volere della sua società e di quel Maurizio Fabretto, il glorioso e tenace presidente del team. Successivamente la Federazione Lituana non ha potuto far altro che prendere atto del parere tecnico dei laboratori di Colonia dell’Uci, cosa che non fece la nostra Federazione nella persona di Giancarlo Ceruti, che impugnò quella sentenza come in quel periodo, era solito fare. Questo per il dialogo e la trasparenza.
P.S. Sempre per la chiarezza e la trasparenza, Gabriella Pregnolato - se fosse stata eletta come delegata dell’Emilia Romagna per la prossima assemblea nazionale – avrebbe destinato la propria preferenza a Cordiano Dagnoni. Ciò non toglie che Diana Ziluite avrebbe dovuto essere chiara, leale e cristallina, senza coglionare gli astanti con le sue ricostruzioni molto singolari (o al singolare, dato che ha parlato solo di lei), per una semplice e alta questione di principio, non badando - almeno per una volta - a queste squallide beghe di politica di terz’ordine. Sempre per la chiarezza e la trasparenza.
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