Alessandro Fedeli è probabilmente uno degli atleti italiani più sottovalutati in gruppo. È un classe 1996, si appresta a cominciare il terzo anno con la maglia della Delko, e nei primi due anni da professionista ha già vinto tre gare: una tappa al Tour du Rwanda, all’esordio assoluto tra i pro, una al Giro di Croazia e una al Tour du Limousin quest’anno. Inoltre, nel 2020 si è fatto notare alla Bretagne-Classic, classica WorldTour, vinta da Michael Matthews e chiusa al quinto posto, dopo che proprio lui aveva portato via il drappello di sei corridori che è arrivato a giocarsi la gara. Il nativo di Negrar, Verona, è stato per ora inspiegabilmente ignorato dalle grandi squadre, motivo per cui la Delko non ha perso tempo e gli ha rinnovato il contratto fino al 2022.
Lo abbiamo raggiunto telefonicamente dal ritiro della sua squadra a La Garde, in Costa Azzurra.
Il 2020 è ormai alle spalle, pronto per ripartire?
«La scorsa stagione è stata molto buona, con una vittoria e il 5° posto in una classica WorldTour come la Bretagne-Classic. Sono cresciuto molto fisicamente, sento di migliorare mese dopo mese. Dopo il lockdown ho percepito un netto salto di qualità su quasi tutti gli aspetti. Mi sento quasi un'altra persona, in salita i valori che faccio adesso 8 mesi fa erano impensabili. Nel 2021 credo di poter essere competitivo come non mai».
La Delko, zitta zitta, è stata la terza miglior Professional lo scorso anno.
«Come squadra siamo cresciuti molto e credo che nel 2021 saremo ancora più forti. Siamo arrivati terzi nella classifica delle Professional, per un pelo non ci prendevamo l'invito automatico a tutte le classiche, e invece anche il prossimo anno ci toccherà guardarle da casa».
Poca speranza nell’ottenere delle wildcard?
«Siamo costantemente ignorati. L'anno scorso nel WorldTour ci hanno invitato solamente a Parigi-Nizza e Bretagne Classic. Nonostante ciò, siamo arrivati terzi nella classifica Professional, dimostrando una forza e compattezza che tante altre squadre, anche WorldTour, non hanno, raccogliendo punti in qualsiasi gara. Nelle corse WT guadagni punti anche se arrivi lontano dai primi, mentre noi ce li siamo conquistati tutti in corse minori arrivando davanti. Inutile girarci attorno, per una serie di motivi non c'è meritocrazia. Siamo forti, per quest'anno ancora di più, ma gli inviti, ad oggi, saranno ancora meno dell'anno scorso. Per cominciare non saremo alla Parigi-Nizza, che era storicamente la nostra corsa».
Come mai?
«Lì sono emersi problemi con gli sponsor, infatti quest'anno ci chiameremo solo Delko, con Nippo, la Provenza e Marsiglia che ci hanno lasciato. Inevitabile che non ci chiamassero per la Parigi-Nizza».
A proposito, l’addio di questi sponsor ha messo in difficoltà la squadra?
«No, assolutamente. Sono emerse voci spiacevoli di mancati pagamenti da parte del manager Philippe Lannes, che da quest'anno è General Manager e mai sponsor del team, ma posso confermare che non c'è nulla di vero. Non ci sta facendo mancare niente, non ci sono problemi economici, e l'atmosfera in squadra è formidabile. Questo ci tengo a dirlo».
Philippe Lannes è un personaggio molto discusso, soprattutto in Francia. Che rapporto hai con lui?
«Sì è stato molto discusso, per il semplice fatto che quando è entrato nel team ha voluto dare una ventata di aria fresca, rinnovando la struttura e mettendo in discussione persone che si ritenevano intoccabili. Comincerò il terzo anno in questa squadra e devo dire che da quando c'è Philippe Lanes tanti piccoli problemi che c'erano prima sono scomparsi. È super fiscale, non lascia nulla al caso, e fa bene ad esserlo».
Si dice sia parecchio severo…
«Sì, è molto molto severo. Ma se dai il 100% e ti impegni non ti fa mancare nulla e, anzi, ti tratta come un figlio. Io proprio non posso lamentarmi, mi sento a casa, e mi ha rinnovato il contratto fino al 2022. Se le circostanze fossero come quelle che alcuni vanno in giro a raccontare, non avrei firmato, e invece l'ho fatto molto volentieri. Diciamo che se sei un corridore a fine carriera, senza motivazioni, con lui hai vita breve...».
Hai scalato le gerarchie all’interno della squadra. Sei l’uomo di punta ora?
«Direi di sì, ormai sono uno dei capitani. Sono molto apprezzato in squadra e questo mi fa grande piacere. Nel limite del possibile posso scegliere le corse a cui partecipare, e sono comunque presente nelle corse più importanti per il team».
Quindi quali saranno i tuoi obiettivi principali?
«Il calendario francese sarà l'obiettivo numero uno, per la squadra e per me, sia perché gode di un certo prestigio sia perché le gare sono molto adatte alle mie caratteristiche. Quest'anno correremo solo in Europa, ogni gara a cui sarò presente proverò a vincere. Comincerò dal GP La Marseillaise, poi Tour de la Provence e Faun-Ardéche Classic. Voglio partire subito forte».
Hai sempre detto di voler provare ad eccellere sulle Ardenne, quanto ti pesa non poterle fare?
«Sono le corse dei miei sogni, ma anche se non è ancora ufficiale siamo abbastanza sicuri che non verremo invitati. Un vero peccato, perché mi piacerebbe cominciare a prendere confidenza con una corsa come l'Amstel Gold Race, sarebbe importante per crescere, e poi nelle corse di alto livello che ho corso quest’anno, Bretagne-Classic e Parigi-Tours, in una ho chiuso quinto e nell'altra ho forato a pochi chilometri dal traguardo, altrimenti finivo in Top 10. Lo stesso discorso vale per i Grandi Giri, mi dispiace molto non correrli, sarebbero molto utili per continuare a crescere, ma per i motivi già detti purtroppo non li faremo».
Ma non hai mai ricevuto offerte da team WorldTour?
«No, non ho avuto alcuna proposta. Con la Delko avevo rinnovato già ad inizio agosto, prima di vincere la tappa al Tour du Limousin, quindi credo e spero che il motivo per cui nessuna formazione WT si sia interessata sia quello. Anche i miei compagni erano un po' sorpresi che nessun team si fosse fatto avanti; alla fine son giovane e ho già vinto nei primi due anni da professionista. Però poco male, qui sto benissimo, ho imparato francese e spagnolo senza troppi problemi e mi capisco con tutta la squadra. Vincere con la maglia di una piccola squadra, per me, vale doppio; in gruppo devi farti largo con le tue forze perché nessuno ti regala niente, e questo mi galvanizza parecchio. Poi ovviamente in futuro mi piacerebbe fare il salto per mettermi alla prova in tutte le corse principali, ma per ora voglio dare tutto per la Delko».
(Foto: Zoé Soullard - Tour du Limousin)
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